Harleysti, una comunità di appassionati di moto vestiti di pelle e toppe, con i capelli lunghi, brutti, sporchi, rumorosi e cattivi. Questo è l'immaginario collettivo, reso tale da quella piccola percentuale di delinquenti americani (Hell's Angels e affini) e dai film che li disegnano quasi sempre in questo modo, ma in Italia le cose vanno diversamente e la caratteristica più importante dei gruppi di appassionati di moto custom è senza dubbio l'identità e la capacità di "fare gruppo", anche per aiutare qualcuno.
Non si scherza con gli Harleysti!
Così, capita che la tranquilla città di Guidonia venga animata da un raduno di bikers locali che fra moto, stand e locali aperti hanno attirato l'attenzione di un bimbo che ha voluto a tutti i costi partecipare all'evento, accompagnato dal padre e dalla sua Ducati Desmosedici giocattolo. Fra le moto vere, quelle di ferro, la moto del piccolo ha subito attirato l'attenzione dei motociclisti che non ci hanno messo tanto a fare amicizia con papà e figlio.
All'interno del locale "H24" c'erano anche delle persone sospette, di etnia Rom, ma non gli è stata data molta importanza, almeno fin quando non ci si è accorti che il gruppetto era sparito e si era portato via la moto del piccolo, come testimoniato da alcune persone che hanno assistito al furto.
Sia il papà che i motociclisti si sono subito mobilitati per cercare di recuperare la piccola Ducati e con una buona memoria e degli indizi sull'auto usata per il furto, sono stati fatti degli appostamenti. I centauri hanno individuato ladri e motina senza troppa fatica, così hanno avvicinato le persone sospette e hanno intavolato una discussione.
Un piccolo gesto che dimostra quanto è bello essere in un gruppo affiatato
Il papà Bruno, commenta al magazine locale tiburno.tv quel che è successo: “All’inizio negavano ogni addebito, ma Massimo è stato grande e ha saputo convincerli che dei testimoni li avevano visti portar via la moto e che tutto si poteva risolvere in maniera pacifica. Loro insistevano a negare e Massimo gli ha chiarito che se avessero restituito il giocattolo non sarebbe accaduto nulla, anche se avevano commesso un’azione spregevole come far piangere un bambino". I delinquenti, accerchiati dai motociclisti, si sono sentiti minacciati ma hanno continuato a opporre resistenza fin quando una donna si è palesata con la Ducatina in mano e l'ha restituita al proprietario.
Una storia di bontà e di speranza nel genere umano che fa piacere leggere, oltre che l'ennesima dimostrazione che la capacità di "essere un gruppo" dei motociclisti può portare a gesti bellissimi. L'unione fa la forza