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Nella giungla delle zone a traffico limitato

Spesso sono fonte di guadagno per i comuni: il ministero ha fatto un censimento

Moto - News: Nella giungla delle zone a traffico limitato

Sono addirittura 230 i comuni che hanno attivato i vigili elettronici a tutela degli accessi alle zone a traffico limitato: lo ha detto il ministero dei Trasporti, che ha voluto fare un censimento. Ma che alla fine s’è arreso: non esiste una contabilità esatta degli enti locali con ztl che tra l'altro differiscono sensibilmente tra loro per regolamentazione oraria ed eccezioni (parere numero 880/2015). Infatti, il codice della strada consente ai comuni di creare le ztl, ma di recente c’è stato un fiorire assurdo di tutte queste zone, anche perché spesso non accessibili alle moto.


C’è il problema multe seriali


Alla base di tutto, esiste il guaio delle multe seriali. Con le ztl, un guidatore in buona fede che entra senza permesso riceverà poi a casa una stangata di minimo 90 euro, con le spese di notifica fortissime. Passano circa 90 giorni (se va bene…) tra infrazione e notifica, e in quel lasso di tempo lo stesso conducente potrebbe fare altre violazioni identiche. Sempre in buona fede. Un business colossale per i comuni, che non si sognano nemmeno di fermare subito il trasgressore, non migliorando così la sicurezza stradale, ma solo incassando denaro.


Caos italiano


La disciplina delle zone a traffico limitato varia da comune a comune sulla base delle diverse esigenze logistiche e di trasporto locale. Per questo motivo in alcune realtà l'accesso è limitato durante l'intero arco della giornata mentre in altre località anche solo per poche ore al giorno. In ogni caso i comuni che hanno installato impianti di telecontrollo sono circa 230, previa specifica richiesta ministeriale. Non tutti i comuni prevedono poi una tariffazione per l'accesso e la stessa deve essere richiamata anche nel piano urbano del traffico obbligatorio per gli enti con più di 30 mila abitanti. In buona sostanza meglio verificare volta per volta che tipo di divieto insiste per non incorrere in sanzioni, conclude il ministero.


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