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SBK, Rea: Sykes? Ognuno per sé, ma con rispetto

"La competizione è positiva e naturale. Siamo entrambi veloci ma con stili e caratteri diversi"

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Il passaggio di Jonathan Rea da Honda a Kawasaki ha molto probabilmente rappresentato la notizia più importante del mercato piloti di quest’anno in Superbike. Il nordirlandese ha compiuto il proprio “cursus honorum” con Honda, vincendo 15 gare in sei anni in classe regina. Gli addetti ai lavori lo hanno spesso indicato come uno dei piloti più sottovalutati del paddock, citando soprattutto la sua capacità di portare la CBR laddove i suoi compagni di squadra non riuscivano. Reduce dal suo miglior risultato a fine anno (terzo con quattro vittorie e 334 punti in totale), Rea ha però deciso di cambiare casacca e tentare l’assalto al titolo altrove.

Dopo due test, ad Aragon e Jerez, con moto e squadra nuove (ha ereditato l’equipe che seguiva Loris Baz), Rea (finalmente libero di rilasciare dichiarazioni) ha definito le prime impressioni molto positive. Certo, si tratta di un cambiamento radicale, specialmente per quanto riguarda il funzionamento della moto. Sapevo che la Kawasaki era ad alto livello, entrambi i piloti sono stati molto competitivi quest’anno. Il nuovo regolamento, con più parti stock del motore, ha rallentato un po’ la performance, ma è una bella novità essere in un team ufficiale, e siamo tutti molto concentrati sullo sviluppo”.

Avendo corso nel mondiale esclusivamente con Honda, il 27enne ha rapidamente identificato i punti di forza e le debolezze della ZX-10R.

“La moto è facile e intuitiva da guidare, e la stabilità in frenata è incredibile. Anche il pacchetto elettronico è molto ‘user friendly’. Ci resta da lavorare sulla simulazione gara, perché fino a qui ho solo lavorato per mettermi a mio agio sulla moto, facendo sempre uscite abbastanza brevi. Avevamo molte parti da provare prima della pausa, quindi nessuno si è concentrato sulla performance pura”.

In molti danno Kawasaki per favorita nella corsa al titolo piloti, ma fare coppia con Sykes, per Rea, può rappresentare una medaglia a due facce. Innanzitutto, nei box Ten Kate era indiscutibilmente lui il padrone di casa. Soprattutto, si sa, la rivalità interna tra due “pesi massimi” può trasformarsi in un’arma a doppio taglio: da un lato, entrambi si spingono al limite, dall’altro la tensione agonistica può superare il livello di guardia.

“Ho avuto un’ottima impressione del mio garage – ha subito smorzato Rea – Dalla mia parte c’è una bella atmosfera. Pere (Riba) capisce cosa serve alla moto per andare forte e non ci sono problemi di comunicazione. Siamo entrambi partiti con una mentalità aperta, perché il mio stile è diverso da quello di Baz, ed anche il feedback sulla moto”.

Resta però il vecchio adagio delle corse, che identifica nel proprio compagno di squadra il primo degli avversari.

“Non ho mai vissuto un’atmosfera così – ha raccontato Rea – È chiaro che sia io che Sykes abbiamo i nostri obiettivi e siamo indipendenti. Le rispettive squadre lavorano così, c’è competizione ma è una cosa positiva e comunque è naturale che sia così. Siamo entrambi piloti veloci ma con stili e caratteri diversi. Ognuno lavora sul proprio assetto. In passato si è  parlato molto a vanvera di copiare gli assetti e condividere i dati. Non voglio che un altro pilota si senta minacciato da questo, sono una persona matura”.

Resta però il fatto che Rea e Sykes hanno diverse esigenze dal punto di vista dello sviluppo.

“La moto è stata sviluppata intorno a Tom, ma i nostri stili sono abbastanza diversi – ha ammesso Rea – Lui la guida ‘stop and go’, ma con le nuove regole e meno potenza non è l’opzione migliore secondo me. Io preferisco essere più fluido e concentrarmi sulla percorrenza di curva. Ma entrambi lavoriamo nella stessa direzione, per migliorare la moto in generale”.

Dal canto suo, Rea non si pone obiettivi specifici.

“Si tratterà innanzitutto di adattarsi e vedere come va gara dopo gara. È ancora presto per parlare dei miei obiettivi, voglio migliorare come pilota e conoscere più a fondo la moto. Diciamo che voglio lottare al vertice ogni fine settimana, poi si vedrà”.

Viste le premesse, viene da domandarsi se, dopo la querelle via Twitter tra Sykes e Baz a fine campionato, Kawasaki non abbia deciso di implementare delle policy specifiche per l’uso dei social.

“No (ride), , ma capisco fin troppo bene quanto successo in Qatar. Le circostanze erano molto particolari. Il livello di rispetto tra me e Tom è sufficiente per evitare che accada una cosa simile”.

Intanto Kawasaki ha diffuso un video dei primi test. Per vederlo, basta cliccare qui sotto:


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