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MotoGP, Ducati, un'attesa lunga quattro anni

Dal 2010 la Rossa senza vittorie, i progressi nell'ultima stagione, le speranze per la nuova GP 15

Ducati, un'attesa lunga quattro anni

Quattro anni sono passati e la speranza – ma anche l’obiettivo – è che non segua il quinto. Da tanto la Ducati non assapora il gusto di una vittoria in MotoGP, da quella ‘era Stoner’ che pesa ancora come un macigno nel passato della Rossa, oltre ad alimentare le discussione da bar ad ogni latitudine. Nel frattempo, in quel di Borgo Panigale sono successe molte cose, l’addio di Preziosi, l’interregno di Gobmeier e l’arrivo di Dall’Igna.

Una rifondazione, che ha incominciato a dare qualche risultato anche se non quelli che tutti (direzione, ingegneri, sponsor, piloti, tifosi) attendono. Il 2015 sarà una stagione cruciale, quella del nuovo progetto e in cui le scuse staranno a zero. È infatti vero che la Desmosedici non è poi cambiata molto negli ultimi anni. La GP 14.2, l’ultima evoluzione, è ancora la figlia del progetto di Preziosi quando abbandonò il telaio in monoscocca in carbonio per passare al più ‘scontato’ doppio trave in alluminio. Neanche le rivali giapponesi si sono rivoluzionate negli ultimi tempi, ma lì la base era ed è vincente.

Dall’Igna, nel suo primo anno, ha deciso di capire bene la situazione, lavorare su quello che aveva, per poi pensare alla nuova moto e partire dal foglio bianco. Decisione saggia che ha portato ad alcuni risultati, ma logicamente così facendo non si potevano aspettare miracoli.

Nonostante tutto, il 2014 di Andrea Dovizioso è stato il miglior anno dal 2010. Il forlivese ha chiuso il campionato con 187 punti e il 5° posto finale, una buona prestazione, facilitata anche dal fatto che i piloti dei team satelliti Honda e Yamaha non hanno particolarmente brillato.

Il Dovi ha comunque portato sul podio la D16 due volte, di cui una in condizioni di asciutto, a cui va aggiunto un terzo posto di Crutchlow. Tre podi la Ducati non li vedeva dal 2010 e sono la dimostrazione che un progresso c’è stato. Come confermano anche i distacchi a fine gara che si sono costantemente ridotti.

Le cose sono andate ancora meglio in qualifica, con Dovizioso cinque volte in prima fila e una in pole position (altro avvenimento che mancava da quattro anni). In questo caso, però, non si può non ricordare come la Desmosedici fosse avvantaggiata dal regolamento e dalla gomma morbida in dotazione a lei e alle Open. Non per nulla anche Crutchlow – autore di un inizio di stagione disastroso – è partito una volta in prima fila e Iannone ben 5.

Piccoli passi avanti che sono serviti a capire che la strada presa è quella giusta e a dare morale dopo tante delusioni. Ora il cammino è a metà strada e servirà salire lo scalino più alto. La GP15 dovrà segnare un nuovo corso e contemporaneamente essere capace di adattarsi ai cambi regolamentari che arriveranno nel 2016 (gomme Michelin ed elettronica unificata).

Un progetto non da poco e infatti con i test a Jerez della scorsa settimana si è scelto di lavorare in pista fino all’ultimo giorno consentito dai regolamenti. Ora tocca agli ingegneri, due mesi in cui disegnare il futuro. Sarà Sepang, a inizio febbraio, a dire se gli sforzi verranno ripagati.

Il conto alla rovescia è iniziato.

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