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EICMA: La moto, la velocità, il trionfo del sogno

Milano segna la rinascita della velocità pura: Yamaha R1, Aprilia RSV-4 RR, Ducati 1299, senza dimenticare Honda

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Come Icaro che volò troppo in alto per cercare di raggiungere il sole? Probabilmente no, ma è indubbio come il giocattolo sia sempre più serio e difficile da maneggiare. E per questo, anche dannatamente eccitante.

Milano svela le nuove Superbike stradali: dopo anni dettati dal razionale concetto di moto utile e accessibile, il Centenario ha regalato quanto di più istintivo e puro un appassionato voglia vedere e sognare.

Perchè è evidente che se da un lato il concetto di potenza, di velocità, di prestazione sia un qualcosa figlio della notte dei tempi motoristici, il Salone di Milano, la vetrina più prestigiosa del panorama europeo, ha svelato le carte delle case schierate, che lanciano delle moto da prestazioni sempre più vicine al mondo delle competizioni. Mai come oggi l'accezione "superbike con targa e fanali" è quanto di più assimilabile alla realtà.

Eccitante certo, ma anche elitario.

Le Supersportive arrivano ad un livello di potenza e prestazione il cui limite diviene sempre più irraggiungibile per un appassionato medio, e l'avvento dell'elettronica ha esasperato e declinato in varie sfaccettature il concetto di prestazione. La nuova Yamaha R1, l'Aprilia RSV-4 RR, la Ducati 1299 Panigale sono tutte moto che saranno commercializzate ad un prezzo sufficentemente abbordabile ma che offrono una tecnologia degna di una Motogp.

E non si venga a parlare di esagerazione e di concetti iperbolici quelli espressi finora, quando oramai possiamo impostare curva per curva il livello di ogni parametro di erogazione, potenza e mappatura senza l'ausilio di un ingegnere di pista. La verità è che si potrebbe tranquillamente tirar fuori la fin troppo abusata quota dei duecento cavalli di potenza massima per esaltarsi - o riflettere - ma difficilmente l'utente medio potrà avvertire la differenza tra 195 e 202 cavalli, tanto per fare dei numeri.

Ecco quindi come l'avvento di Controlli di trazione sempre più raffinati, di settaggi elettronici sempre più influenti siano elementi di sicurezza da un lato, ma anche prestazionali dall'altro.

Per chi ne fa un utilizzo amatoriale servono per portare a casa la pelle, per chi cerca il tempo, bisognerà andare a lavorare su quel delta prestazionale il cui filo da trapezista nella differenza tra caduta e successo sia sempre più sottile. Perchè spalancare con la moto che ratta ti farà rimanere in piedi, ma di certo non ti fa fare il crono. Chi è veloce rimarrà comunque veloce, chi vuole girare in pista per passione potrà farlo con più sicurezza. E questo, ad oggi, non è questione da poco.

La fusione tra quella che era una moto da corsa ed una moto supersportiva venduta al pubblico quindi è arrivata a compimento, ed è ovvio arrivare ad una commericializzazione di versioni speciali, di serie limitate, e comunque di numeri di produzione tutto sommato limitati dopo l'anabolizzante periodo in cui le sportive erano le regine del mercato.

Le case hanno reagito in maniera intelligente ed evidentemente in maniera più responsabile. Le Supersportive non sono moto per tutti, e negli ultimi anni forse si era un pò perduto questo fondamentale punto nodale.

Una supersportiva è una moto elitaria messa al servizio del mondo, e ad oggi questo cammino sembra sempre più percepito. Dunque non deve stupire se si parla di una R1 che perde leggermente i suoi tratti salienti, avvicinandosi a quelli della YZR-M1, o di una BMW S1000RR di serie sempre più vicina a quelle che abbiamo messo alla prova in quel di Jerez, o di una Aprilia che ha settaggi da Motogp, senza dimenticare la 1299 Panigale, che continua a mostrare il proprio animo estremo, alzando l'asticella, come a bramare sempre più quel limite estremo.

Per non parlare della nuova RC213V-S che sarà prodotta in maneira esclusiva in 150 esemplari ma che sarà praticamente la copia della moto che quest'anno è stata portata in pista da un Redding o da un Nicky Hayden. Fantascienza: elitarismo puro impensabile solo pochi anni fa.

Ma non è nemmeno un caso se gli appassionati, davanti a questa invasione tanto attesa di mezzi così maestosi, abbiano ripreso a sognare, fantasticare, bramare questi prodotti in maniera percepita. Oggi, l'offerta permette a tutti di poter utilizzare questi cavalli di razza grazie alla tecnologia, ma solo in pochi sapranno domarli fino in fondo.

E, alla fin fine, è ciò che segretamente l'uomo desidera: quel senso di grandezza elitaria del proprio mezzo con cui potersi rapportare. Le supersportive non sono moto per tutti. Per fortuna aggiungiamo noi, altrimenti perderebbero quel loro alone che i greci chiamavano "mythos".

Ben vengano, come ha mostrato il Salone di Milano, le crossover sempre più evolute per viaggiare con potenza, sicurezza, piacere di guida e capienza, come mostrato da KTM con la 1290 o la 1050 Adventure, come la BMW con la XR o come la Ducati con Multistrada, senza dimenticare la MT-09 Tracer o la Crossrunner; ben vengano anche le moto che gridano alla libertà come la Scrambler, o che vogliono curve e tornanti da affrontare come la Stradale.

Ben venga l'evoluzione dello stile, la ricercatezza, i gusti e le passioni che la moto regala in ogni sua versione.

L'importante però, è che le supersportive abbiano ripreso il loro posto nell'olimpo delle due ruote, in grado di farci passare notti insonni nell'attesa di metterle alla prova e poter volare sempre più vicini al Sole.

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