Ormai l’appellativo di MiniMarquez gli sta stretto, perché Alex è stato Maxi a Valencia in una gara complicata e con tanti imprevisti. Il risultato è stata una vittoria epocale, perché mai due fratelli si erano laureati campioni del mondo, figurarsi nella stessa stagione. Se poi si aggiunge il titolo di Rabat, terzo ‘fratello acquisito’, il quadro è completo. Il più giovane dei Marquez è raggiante, “c’era qualcuno che pensava che fossi qui solo perché ero fratello di Marc, ma io ho sempre cercato di tenermi in disparte e di lavorare duramente. Tante persone hanno creduto in me e oggi ho vinto”, dice.
Due fratelli campioni, è un risultato storico.
“Era il sogno più difficile e importante da realizzare e ci sono riuscito, sono felicissimo. Questa è una giornata speciale, Valencia era il miglior GP possibile per farlo ed è stato tutto perfetto, come nelle migliori fantasie. Honda, la squadra, la mia famiglia, Marc, i tifosi, tutti mi hanno aiutato molto”.
Raccontaci la tua gara.
“La mia strategia è stata quella di stare sempre nelle prime posizioni e dietro a Miller. Ci sono riuscito all’inizio ma poi ci sono stati dei contatti, la situazione è cambiata. Quando Jack è fuggito per riprendere Vinales e vincere le cose si sono messe bene per me. Però avevo Kent alle spalle e ho fatto l’ultimo giro al limite. Devo anche ringraziare Rins per il suo aiuto in gara”.
Qual è stata l’emozione tagliando al traguardo?
“Ero molto concentrato, ci ho messo qualche secondo a rendermi conto di avere vinto il titolo, poi ho visto la mia squadra sul muretto. È stato bellissimo, soprattutto quando ho visto una decina di tifosi vestiti da pistolero per festeggiarmi. È il soprannome che mi hanno dato gli amici e i meccanici”.
Avevi parlato molto di questa gara con Marc?
“A volte dovevo mandarlo a dormir, lui ne avrebbe parlato per tutta la notte negli scorsi giorni (ride). Scherzi a parte, Marc mi ha aiutato tanto, mi ha trasmesso la sua fiducia e mi ha dato anche molti consigli, come anche Alzamora”.
Vi allenate spesso insieme, è questo il segreto?
“Forse è che quando lo facciamo ci divertiamo, ci confrontiamo fra noi. Poi Marc mi ha insegnato a dare sempre il 100% e a cercare di migliorarsi continuamente. Bisogna essere ambiziosi”.
Pensi già che fra qualche anno potreste essere avversari in MotoGP?
“Faccio fatica, io lo vedo come un fratello. Io non voglio però pensare al futuro in questo momento, a cosa accadrà. Voglio solo godermi questo titolo”.
Però la Honda MotoGP la proverai.
“Era stata una promessa di Nakamoto nell’inverno, aveva detto a me e a Rins che se uno dei due avesse vinto il titolo avrebbe fatto questo test. E’ senza dubbio un regalo speciale”.
Avere puntato sulla Honda è stata una scommessa vincente.
“Quando Alzamora mi ha parlato di questa possibilità lo scorso anno, sapendo attraverso Marc come lavora la Honda, ho subito detto di sì. La moto è stata competitiva dall’inizio della stagione ma poi ha continuato a migliorare, piccoli dettagli che hanno fatto la differenza. Nelle ultime gare volava, questo mi ha aiutato anche oggi perché mi ha permesso di essere più calmo”.
Quali sono stati i momenti chiave della stagione?
“Il punto di svolta è forse stata la vittoria di Barcellona, ma il Gran Premio più bello è stato Motegi, dove ho gestito una situazione molto difficile. Il peggiore, invece, sicuramente Austin: sono caduto a due curve dalla fine”.
Adesso ti aspetta la Moto2 e Rabat come compagno di squadra.
“Tito è contento di correre con me, vedremo cosa succederà. Da mercoledì a venerdì sarò a Jerez per provare la nuova moto, devo stare tranquillo perché sono molto eccitato”.
E questa sera?
“Una grande festa, sono in tanti quelli che mi hanno aiutato in questo fine settimana. I miei tifosi mi hanno spinto molto”.