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SBK, Qatar: il Bello, il Brutto, e il Cattivo

Guintoli trova la sua oasi nel deserto e fa doppietta, Sykes lotta ma resta a bocca asciutta

Chi pensava che Sylvain Guintoli fosse semplicemente un ottimo gregario capace di qualche sporadica impresa (magari favorita dall’amata pioggia), si è dovuto ricredere. Il deserto crea spesso miraggi ma quanto visto ieri notte in Qatar è tutto vero. Il francese su Aprilia ha sfrecciato sulla patina di sabbia in sella al suo cavallo cromato come un moderno eroe de Le Mille e Una Notte, sbaragliando la concorrenza con una doppietta che ha cancellato anche ogni polemica riguardante i giochi di squadra. Un indomito Tom Sykes gli ha ceduto suo malgrado lo scettro conquistato lo scorso anno, dandogli pieno credito per l’impresa compiuta ed additando di lesa maestà l’ormai ex “paggio” Loris Baz, ribelle senza peli sulla lingua. È invece rimasto a bocca asciutta Marco Melandri, passato da probabile ago della bilancia del campionato ad ombra sbiadita di sé stesso e scavalcato in classifica da Jonathan Rea, che lascia Honda al termine della sua migliore stagione in sette anni di convivenza.

IL BELLO – Come già successo in Moto2, quest’anno il mondiale SBK va al pilota della porta accanto. Guintoli non è una superstar, ma incarna l’esempio di chi lavora duro ed in silenzio. La costanza resta il suo marchio di fabbrica (sempre a punti in 24 manche disputate), ma alla fine ha una sola vittoria in meno del suo compagno di squadra (5, un record personale). Segno che, a 32 anni, si può ancora crescere. Un trionfo di dedizione, ed un bell’esempio per aspiranti campioni.

IL BRUTTO – Le gare motociclistiche in Qatar non hanno come principale obiettivo la vendita dei biglietti per il pubblico, ma a tutto c’è un limite. Il numero di spettatori alla “prima” notturna della SBK a Losail difficilmente ha superato quello di una rassegna di cinema muto (non ce ne vogliano Charlie Chaplin & co.). E dire che lo spettacolo offerto è stato senza dubbio avvincente. La sensazione è che gli organizzatori investano sempre meno sulle derivate di serie. La promozione in loco è quasi totalmente assente, così come i vertici di Dorna. Ci risulta che la visita di ieri del CEO Carmelo Ezpeleta fosse la prima (e l’ultima) del 2014. Meno male che non ci sono stati ‘misunderstanding’ sui destinatari dei vari trofei.

IL CATTIVO – Sykes e Baz, dopo Gara Uno, hanno gettato la maschera. I due non sono mai stati amici, ma l’incidente di Sepang è culminato in una lite nel box in seguito alla quale si è creato un silenzio degno della guerra fredda. Ieri, in compenso, entrambi hanno speso diverse parole al fiele nei confronti l’uno dell’altro. Lo spilungone francese lascerà comunque il suo posto a Rea, con il quale Sykes si è scambiato frecciate in più di un’occasione. Una manna per lo spettacolo, ed una possibile fonte di insonnia per il team manager Guim Roda.

LA DELUSIONE – Reduce da tre vittorie (che potevano essere tranquillamente quattro) tra Jerez e Magny Cours, Marco Melandri sembrava destinato a giocare un ruolo da protagonista a Losail e decidere le sorti del campionato piloti con eventuali giochi di squadra. Mai della partita, il ravennate ha chiuso la stagione con un ottavo ed un quarto posto, relegato nell’ombra dalla doppietta del (teoricamente) meno quotato compagno di squadra. Le aspettative di inizio stagione erano ben diverse, ma è inutile piangere sul latte versato. La testa è già alla sfida MotoGP con la ART aggiornata (da provare tra pochi giorni a Valencia). Forse anche per questo “Macio” è apparso così remissivo.

LA CONFERMA – Rea getta il cuore oltre l’ostacolo, sempre. Alla sua ultima gara con Honda dopo sette anni di avventure nel mondiale, il nordirlandese ha attaccato dall’inizio alla fine in entrambe le manche, ingaggiando duelli serrati con Aprilia e Kawasaki nonostante un moto meno quotata. Per mettere la ciligiena sulla torta (pilota e squadra si lasciano col sorriso), Rea ha anche conquistato la terza posizione in classifica, il suo miglior risultato a fine anno. Riuscirà ad adattarsi alla ZX-10R? Presto le prime risposte.

L’ERRORE – Pochissime le sbavature in pista, ma la caduta di Eugene Laverty in Gara Due non era certo il finale ideale dell’avventura dell’irlandese in Superbike. Dopo la clamorosa vittoria all’esordio a Phillip Island, la stagione del pilota di Toomebridge è stata costellata di problemi tecnici che ne hanno evidenziato, se non altro, una pazienza certosina. Forse era davvero ora di cambiare aria, anche per esorcizzare la sfortuna.

LA SORPRESA – In negativo, la situazione contrattuale di Niccolò Canepa. Il genovese, vice-campione della Stock1000 nel 2013 e vice-campione EVO quest’anno aveva praticamente chiuso un accordo con il team Ten Kate per fare la Supersport, ma cambiamenti dell’ultim ora nel budget lo hanno lasciato con il proverbiale cerino in mano. La classica doccia fredda che purtroppo tanti piloti di talento sono costretti ad affrontare prima o poi nella carriera. C’è comunque quel posto libero da collaudatore in Ducati. Piuttosto che niente…è meglio piuttosto. Anche David Salom, campione EVO, non è che se la passi comunque molto meglio...

IL SORPASSO – Il più importante, quello di Guintoli a Sykes alla prima staccata del quinto giro in Gara Due. Il più cattivo, quello di Sykes a Baz alla partenza della seconda manche. I più spettacolari, quelli tra Giugliano e Davies. C’è l’imbarazzo della scelta.

LA CURIOSITÀ – Il gas naturale, non il petrolio, è la più grande ricchezza del Qatar, che vanta il reddito pro-capite più alto al mondo (145,894$). Come poi venga distribuito sulla popolazione, come sempre, è un altro discorso.

IO L’AVEVO DETTO – “Spero che i giochi di squadra non siano necessari”, sentenziò Tom Sykes alla vigilia. Che avesse già intuito la futura insubordinazione del compagno?


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