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MotoGP, Sepang: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Niente pioggia, ci pensa Marquez a raffreddare i bollenti spiriti. Rossi Peter Pan, Lorenzo arranca.

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La pioggia non è arrivata per la gara in Malesia, così ci ha pensato Marquez a bagnare tutti con lo champagne. Per il campionissimo un mese e mezzo senza vincere era un’astinenza insopportabile e ha subito sistemato le cose. Ci ha pensato Valentino Rossi a mettergli un po’ di pepe sulla coda, mentre Lorenzo alzava bandiera bianca e Pedrosa faceva un’accurata analisi della ghiaia nelle vie di fuga.

Intanto, in Moto2 Tito Rabat vedeva ripagati tutti i suoi sforzi e in Moto3 si scatenava l’inferno. Miller è uno che preferisce darle piuttosto che prenderle e MiniMarquez ha imparato la lezione. A Valencia il secondo, decisivo, round.

Valentino RossiIL BELLO – Dopo vent’anni di gare, si sarebbe meritato una pensione dorata. Invece eccolo ancora lì, con 35 anni e 36° di temperatura a cercare di capire come battere il ragazzino Marquez. Valentino Rossi è la moderna favola di un Peter Pan motociclista, ma più che la magia contano talento e preparazione. Dopo nove mondiali riesce ancora a stupire. Scusate se è poco.

IL BRUTTO – A volte ritornano, i fantasmi dell’affidabilità che hanno guastato le gare di Crutchlow e Dovizioso. La Ducati ha fatto passi da gigante durante la stagione ma a Sepang è inciampata sulle proprie stringhe. Non serve un esorcista – nonostante Halloween alle porte – ma solo analizzare quello che è capitato. Intanto Hernandez ha messo in cassaforte il miglior risultato da quando guida la rossa e Barberà è stato il primo pilota Open al traguardo. Piuttosto che niente, è meglio piuttosto.

Jack Miller e Alex MarquezIL CATTIVO – Se non ci avesse provato lo avremmo criticato, lo ha fatto ma qualche tirata di orecchie l’ha comunque ricevuta. Jack Miller ha usato il cervello per adoperare la forza. Alex Marquez si è lamentato, la Direzione Gara lo ha assolto. L’australiano ha giocato al limite del regolamento, ma senza mai sorpassarlo. Per vincere il titolo non poteva fare altro. Cattivo sì, ma con giudizio.

Fumosa invece la dinamica dell’incidente tra Marquez e Iannone. Non ci sono immagini e bisogna fidarsi di quello che dice Marc, che si è preso tutta la colpa. Gliel’ha tolta la Direzione Gara, che non si capisce mai quale metro di giudizio usi. Dev’essere uno di quelli allungabili a piacere, perché Andrea e Bradl per la stessa azione erano stati punIti.

LA DELUSIONE – A febbraio nei test di Sepang, Jorge Lorenzo aveva mostrato una forma fisica non proprio impeccabile. A ottobre, nel GP, la situazione è migliorata ma non di molto. Incredibile che un pilota attento e preparato come il maiorchino sbagli allenamento e arrivi al traguardo bianco come uno straccio. A volte, il talento non basta.

LA CONFERMA – Non è il più talentuoso e nemmeno il più spettacolare, però Tito Rabat si è meritato comunque il titolo in Moto2. Una torre costruita giorno dopo giorno, con fatica e sacrifici. C’è un però, perché non tutti possono permettersi di usare Almeria come campo di allenamento a proprio piacere. Niente di irregolare o che possa essere una colpa per lui, il prossimo anno se la vedrà con Alex Marquez, amico e compagno di squadra.

L’ERRORE – Lui non ha capito come ha fatto, e neppure noi. Due cadute in una manciata di giri per uno come Dani Pedrosa sono un’eventualità più unica che rara. Nelle ultime gare il fantino non ne azzecca una e il secondo posto nel Mondiale è ormai solo una chimera.

Pol EspargaróLA SORPRESA – Il premio fine settimana nero lo ha vinto, sbaragliando tutti i concorrenti, Pol Espargaró. Non gli è bastato rompersi un piede per una perdita d’olio invisibile, con tanto di barbecue finale. Nel warm up ha anche rischiato un incontro ravvicinato del terzo tipo con un'auto che gli ha tagliato la strada mentre tornava ai box. In gara lo spagnolo ha stretto i denti e tirato fuori quegli attributi che distinguono i veri piloti. Bene così.

IL SORPASSO – La Moto3 fa scuola sempre e comunque, con Miller, Marquez e Rins che hanno sfogato in pista i loro ormoni adolescenziali. Però poi serve anche esperienza e Vazquez glielo ha insegnato a suo modo.

LA CURIOSITA’ – Rimaniamo sul buon Efren, due vittorie stagionali, il quarto posto in campionato e a piedi per il prossimo anno. La rincorsa ai giovani talenti è sacrosanta, ma anche i ‘vecchietti’ possono dire la loro e meritare una possibilità.

IO L’AVEVO DETTO –In gara posso battermi ad armi pari con le Honda, Valentino mi sembra distante”. Lorenzo non ha sbagliato solo allenamento ma anche il pronostico.

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