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Moto2, Rabat: Marquez mi ha aiutato a crescere

"Mi sono allenato tanto, ma non mi è mai pesato. Resto in Moto2 per essere più pronto quando andrò in MotoGP"

Tito Rabat non incarna lo stereotipo del fenomeno, baciato dagli Dei delle due ruote, ma forse rappresenta un esempio di maggior valore per i giovani aspiranti piloti. Lo spagnolo ha impiegato otto stagioni nel motomondiale prima di vincere una gara ma ha continuato a lavorare duramente e, una volta salito sul gradino più alto, ci ha preso gusto. Il titolo iridato è arrivato l’anno successivo, una stagione memorabile, vissuta all’insegna della costanza. Nessun ritiro, sette vittorie ed altri sei podi; un mix equilibrato di rischio e tattica.

Sei sembrato in grado di controllare la gara oggi…

“Sono partito bene ma era difficile tenere il mio passo delle prove perché faceva molto caldo. Quando dopo metà gara mi hanno sorpassato, ho pensato semplicemente di controllare la corsa. In ogni caso, c’è stato un errore alla curva 5, ma non ne ho approfittato perché il posteriore scivolava molto ed ho preferito pensare al titolo”.

Quarantuno punti erano un buon margine, comunque.

“A inizio statione mi sono sempre giocato tutto, ma dopo Aragon il mio atteggiamento è cambiato. Non lo potevo controllare, ma ho iniziato a pensare al rischio di perdere punti. Non mi piace troppo questo modo di correre, ma serve a vincere un mondiale. A Valencia sarà più interessante, perché non avrò più pressione”.

È un giorno speciale per te.

“Sì, perché ho lavorato duro per vincere questo titolo. A casa, con la squadra. Ringrazio tutti e dedico questo titolo alla mia mamma, che mi dà tanta forza ogni giorno”.

Sei riuscito a contenere la rimonta di Kallio…

“Dopo l’Argentina, Kallio mi ha tolto punti a Jerez e Le Mans. Dopo ho reagito, per esempio a Brno. Anche a Silverstone, che forse è stata la migliore gara della mia vita. Poi anche a Misano. Ma ad Aragon ho sentito la pressione. Allora ho cominciato a pensare ai punti, perché ho fatto qualche errore in qualifica ed in gara, rischiando un po’ troppo”.

Hai la reputazione di un pilota che lavora sodo.

“Mi piace allenarmi, lo faccio spesso con i fratelli Marquez, ma anche al ranch di Valentino mi sono divertito. Non mi pesa, perché mi aiuta a raggiungere i miei obiettivi”.

La strada verso il tuo primo titolo è stata lunga…Quanto è stato difficile vincerlo?

“Non ho mai avuto incidenti gravi nella mia carriera, anche se una volta a Barcellona ho rotto la clavicola, ma niente di eclatante. Il problema è stato che all’inizio non avevo un corpo abbastanza forte per vincere, e dopo mi è mancata una moto competitiva. Dopo il passaggio in Moto2 le cose sono cambiate. La moto è più adatta alla mia corporatura, e anche mentalmente sono cambiato, ho iniziato a credere di poter vincere delle gare”.

Tu e i fratelli Marquez venite chiamati il trio di Rufea. Potreste chiudere l’anno tutti e tre con un titolo mondiale…

“La mia parte l’ho fatta (ride). Ora non voglio giudicare la situazione di Alex, perché è difficile, ma sicuramente si giocherà la vittoria a Valencia”.

[A questo punto è Marquez a prendere il microfono per fargli una domanda, con la solita voglia di scherzare] Riusciremo a tenere unito il trio o sei salito ad un alto livello e non parlerai più con me?

“Spero di sì, vediamo una volta atterrati a Barcellona (ride). Scherzi a parte, il nostro rapporto mi ha aiutato a crescere. Non riesco ad esprimermi a parole, ma devo ringraziare Marc”.

Cosa hai imparato da Marquez allenandoti a Rufea?

“Marc è incredibile perché ti aiuta sempre. Le moto con cui ci alleniamo sono uguali, non ha segreti per me, e mi spinge a correre sempre più forte. Facciamo entrambi quello che amiamo, è da qui che arrivano i risultati”.

Rimarrai in Moto2 per difendere il titolo. Hai idee su come migliorare ancora?

“Voglio andare in MotoGP, ma ho ancora molto da imparare prima di farlo. Ho un’ottima squadra, la migliore in cui abbia mai corso, e devo ancora migliorare. Per esempio sul bagnato, o nella gestione di gara quando sono in testa, o nelle partenze. Dopodiché, arriverò in MotoGP più pronto”.





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