E' già da qualche anno che considero i viaggi la parte peggiore del mio lavoro. Quando sono nei circuiti invece mi sento a casa. La sala stampa è il mio studio, il paddock il soggiorno, dove so sempre dove trovare un buon caffè ed altrettanto buone quattro chiacchiere.
Se poi queste parole dette diventano una intervista o una notizia, tanto meglio, ma non è veramente né necessario né indispensabile.
La maggior parte dei casi, anzi, sono fumo nell'aria ma non per questo sono meno utili. Servono a capire e se l'amico è nel contempo anche un informatore di cui ti fidi, sono uno strumento importante per poter poi scrivere in seguito.
Perché non è sempre vero che il giornalista è quello che dopo, sapeva tutto prima.
Così scrive Paolo Scalera nel suo ultimo blog 'Odio viaggiare ma sono costretto a farlo perché il paddock si sposta ed io amo scrivere di moto'.
Le considerazioni di un giornalista che segue il motomondiale, lo ha visto cambiare e nonostante molte cose ora non gli piacciono non riesce ancora a farne a meno.
Scritto su di una panchina dell'aeroporto di Narita senza sapere se il tifone Vongfong gli consentirà di prendere l'aereo per Melbourne e raggiungere Phillip Island domani.