Tra pochi giorni si ricomincia e sarà ancora una volta tutti contro Marquez. A Brno il campione del mondo ha dimostrato due cose: la prima, di essere umano e potere sbagliare, la seconda, di sapere perdere. Nessuna delle due alla vigilia dell’ultimo GP sembrava scontata. Un conto è dichiarare di pensare sempre all’eventualità di una sconfitta o di ripromettersi di essere calmo quando accadrà, tutt’altro è riuscirci. Marc in questo non ha fallito.
UNA BELLISSIMA SCONFITTA - Niente caschi che volavano nel box o risposte monosillabiche alla stampa. Tagliato il traguardo, il piccolo diavolo ha fatto il punto della situazione con i suoi tecnici, poi si è preso tutte le responsabilità. Anche quelle che non aveva. “Non volevo incolpare nessuno, prima di avere le idee chiare su quello che era successo”, ha dichiarato il lunedì successivo alla gara. Quando ha scoperto che la gomma posteriore non aveva funzionato come doveva.
Ma neanche in quel momento ha addossato tutte le responsabilità alla Bridgestone. “Quel quarto posto è stato il risultato di un insieme di cose”. Un sorriso, il record della pista nei test con la moto 2015 e tutto era passato. Per questo motivo, la sua sconfitta è stata la dimostrazione di forza più grande che abbia dato in tutta la stagione.
Facile dire con 77 punti di vantaggio in classifica se lo può permettere, ma perdere non piace a nessuno. Figurarsi al serial winner numero 93. Sarà anche vero che ora non sente più “quella pressione che i giornalisti mi mettevano addosso chiedendomi continuamente se potevo vincere tutte le gare”, ma questo non significa che non proverà a portarsi a casa le rimanenti. “Forse a Silverstone farà di tutto per stracciarci”, rifletteva fra l’ironico e il preoccupato Rossi.
LA HONDA NON PERDE UN COLPO – Già, perché anche nella giornata storta di Marquez il dominio della Honda non è stato scalfito. Pedrosa si è dimostrato una seconda guida perfetta, capace di brillare quando il compagno di squadra è stato in ombra. E, a ben guardare la classifica, in un universo parallelo in cui il piccolo diavolo non esistesse, ci sarebbe comunque una RC213V davanti a tutti.
Anche se i suoi piloti lo hanno chiesto più volte a gran voce, Yamaha non ha ancora fatto quel cambio di marcia che sarebbe stato necessario. La M1 è migliorata, ma non abbastanza. Se si aggiunge il fatto che la Honda è guidata da un certo Marquez, si capisce il perché batterla sia così difficile. Rossi si è avvicinato rispetto alla scorsa stagione, Lorenzo è in crescita nelle ultime gare, ma nessuno dei due è stato capace a piazzare il colpo del KO.
SILVERSTONE SORRIDE A LORENZO, NON A ROSSI – Silverstone potrebbe essere una buona occasione per farlo. Soprattutto per Lorenzo. Dal 2010, da quando si corre sul circuito del Northamptonshire, Jorge ha vinto tre volte, facendone un suo piccolo regno. Quelle curve invece Valentino non le ha mai digerite, non salendo mai sul podio.
Una doppia prova per gli uomini in blu, per dimostrare che anche se il campionato è ormai perduto le vittorie di tappa sono ancora alla loro portata. Non sarà semplice, perché i fatti hanno dimostrato che l’accoppiata Marquez-Honda può vincere ovunque. Ma non è abitudine dei suoi avversari arrendersi prima di averci provato.