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SBK, Rolling chassis: meno costi, meno sicurezza?

Il nuovo format mediatico domenicale restringe i tempi per intervenire sulla moto. Allerta EVO

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Il nuovo format mediatico della Superbike, che di fatto debutterà domenica ad Aragon, prevede un'ora e 35 minuti tra la fine del WUP e l'inizio di gara 1, e circa due ore tra le due manche (imprevisti esclusi). Un programma serrato, voluto principalmente per evitare concomitanze con altri sport motoristici e massimizzare l'audience, ma che procura qualche grattacapo alle squadre visto il regime vigente di moto unica con la seconda (presente sottoforma del cosiddetto "rolling chassis", in altre parole, smontata).

Se l'imperativo di non cadere la domenica dovesse venire disatteso, i team ufficiali (dotati di ricambi e meccanici in abbondanza) non dovrebbero avere problemi. Lo stesso, però, non si può dire per la EVO. Ecco cosa ne pensano alcuni dei diretti interessati.

"Noi dobbiamo montare il rolling chassis senza motore, scarichi, airbox e corpi farfallati (vedi foto, nda) – ha detto Dino Acocella, direttore tecnico e sportivo del team BMW Motorrad ItaliaOttimisticamente, ci serve un'ora e mezza per montare la seconda moto. Siamo al limite tra gara 1 e gara 2, ma dovremmo farcela se non ci sono intoppi ed i meccanici stanno attenti".

A questo proposito, è lecito domandarsi se non possano sorgere problemi di sicurezza.

"Potrebbe essere un problema per la sicurezza, perché a lavorare in fretta si possono fare sbagli – ha aggiunto Acocella – Per minimizzare il tempo necessario, abbiamo molti ricambi pre-montati, come il blocco del manubrio e piastra di sterzo, che è un pezzo unico. Per i freni adottiamo un sistema di sganciamento rapido dei cavi, sia davanti che dietro. In ogni caso, di solito si fa più in fretta a riparare la moto la caduta. È imperativo non cadere, soprattutto nel WUP".

Discorso, tecnicamente, leggermente diverso per il team Althea, che schiera Niccolò Canepa sulla unica Panigale EVO.

"Lo chassis della Panigale è costituito dal motore, teniamo solo quello, con lo scarico ed il radiatore montati – ha dichiarato Moreno Coppola, coordinatore della squadra – Il telaio anteriore ed il telaietto posteriore sono smontati ma pre-assemblati. Stesso discorso per il forcellone, con mozzo ruota e cuscinetti già montati".

Secondo Coppola, eventuali rischi sono legati soprattutto il numero di ricambi a disposizione dei singoli team.

"I team ufficiali hanno una seconda moto funzionante ma smontata, di fatto hanno una moto di vantaggio rispetto a noi, che abbiamo solo i ricambi. In tutto, ci vogliono un paio d'ore a preparare la seconda moto. Siamo al limite. Potrebbe diventare un problema per la sicurezza, l'errore può capitare a tutti quando si va molto di fretta".

Opinione che trova conferma da parte di Guim Roda, team manager di Kawasaki Provec, che oltre a Sykes e Baz ha in pista David Salom sulla ZX-10R in configurazione EVO.

"Per noi non ci sono problemi perché abbiamo molti ricambi. Più che altro è una questione di tempo, ma un'ora e mezza dovrebbe essere sufficiente. Il telaio, forcellone ed il sistema di cavi a sganciamento rapido sono già montati. Abbiamo tre meccanici che lavorano sulla EVO, ma il technical manager ed il parts manager possono venire un aiuto come backup".

La ragione dietro all'adozione del rolling chassis risiede formalmente nella riduzione dei costi, che però non avviene automaticamente.

"Per noi i costi sono essenzialmente uguali, perché abbiamo dai due ai quattro ricambi per ogni pezzo – ha aggiunto Roda – Per altri team potrebbe essere un problema, soprattutto per chi porta di fatto una moto sola e pochi ricambi. L'importante è che la moto in pista sia sempre la 'stessa'".

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