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MotoGP, Open vs Factory: i motivi della scelta

Vantaggi e svantaggi dei due regolamenti. E Ducati cambia il volto del campionato


La Open non è solo la novità di questo campionato, ma il prototipo di come dovrà diventare la MotoGP secondo la Dorna. Una formula meno legata ai diktat degli ingegneri, con restrizioni diverse – soprattutto all’elettronica – e allo stesso tempo più libertà. Non si tratta di una copia delle CRT, nate solo per avere qualche moto in più sullo schieramento, ma di un primo passo verso una classe regina diversa da quella attuale.

La Open è stata ‘venduta’ come la soluzione per i team privati, ma la scelta di Ducati di schierarsi con questo regolamento mostra che le cose stanno diversamente. Innanzitutto, sembra che le Case giapponesi abbiano preso sotto gamba la novità, permettendole vantaggi che potrebbero ritorcersi contro e, forse, adeguarsi in breve tempo.

LE DIFFERENZE - In cosa si differenzia la Factory dalla Open? Il regolamento (sintetizzato nella tabella a fianco) innanzitutto concede quattro litri di carburante in più alle seconde. Un vantaggio che si traduce soprattutto nella possibilità di avere un’erogazione più morbida alla prima apertura del gas. Poi permette di usare nel corso della stagione 12 motori invece di 5, ma cosa più importante di svilupparli come si vuole, mentre per le Factory ogni modifica sostanziale è vietata. Poi c’è la questione gomme, per le Open Bridgestone mette a disposizione una gomma super soft, non proprio uno pneumatico da qualifica ma quasi, il cui bonus sul giro sarebbe (dicono i piloti Factory) di più di mezzo secondo.

La limitazione più grande è data dall’elettronica. Magneti Marelli è fornitore unico di entrambe le categorie ma le Open devono usare un software fornito da Dorna, mentre le Factory possono continuare a svilupparlo internamente come meglio credono. Per le Open si parla quindi di un software base, che però può essere sviluppato anche dai team, con l’obbligo di passare il vaglio dell’organizzatore e poi metterlo a disposizione di tutti. Altro vantaggio per le Open è quello dei test, ne possono fare quanti (limitatamente ai 120 pneumatici messi a disposizione da Bridgestone) e dove vogliono (a patto di non andare a girare un un circuito a meno di 15 giorni dal GP). Gli ‘ufficiali’ hanno invece solo 5 giorni a disposizione su un solo circuito scelto come base.

PERCHE’ LA FACTORY – Scegliere di schierarsi con una Factory è una cosa ‘da ingegneri giapponesi’. Quelli per cui lo sviluppo (sembra) essere ancora più importante della vittoria. Consumi limitati e motori calmierati fanno spingere sull’acceleratore della ricerca, con l’obiettivo di trasportare le esperienze della pista sulla produzione. Lo stesso vale per l’elettronica che possono gestire come meglio credono. Quest’ultimo è forse l’unico loro vantaggio, potere disporre di strategie molto elaborate capaci di fare la differenza in ottica gara. Le elettronica degli ufficiali infatti consente di cambiare startegie nel corso del GP, adattandosi di fatto al consumo delle gomme.

Nicky HaydenPERCHE’ LA OPEN – Per i privati la Open è l’opzione migliore, non fosse altro per quella gomma morbida che un po’ di gloria in qualifica la regalerà di certo. Anche un’elettronica meno sofisticata permette di competere senza bisogno degli squadroni di informatici dei team ufficiali. Poi ci sono i 4 litri di benzina in più, che in alcuni circuiti potrebbero fare la differenza.

E’ però anche la scelta migliore per una Casa come la Ducati, che deve ancora crescere. In questo caso benzina e gomma interessano meno, di più la possibilità di intervenire sul motore e quella di fare provare le evoluzioni direttamente ai piloti. L’elettronica, come detto, è poi modificabile a patto di renderla a disposizione di tutto. E a Borgo Panigale l’hanno già fatto.

QUANTO MI COSTI? – Che la Open sia una classe economica è una bugia dalle gambe corte. In verità, con la grande libertà regolamentare che offre potrebbe diventare ben costosa. Un piccolo neo, ma è utopia pensare a una classe regina low cost, operazione mai riuscita. Del resto, la regola del contingentamento dei motori (voluta dai giapponesi) ha fatto levitare i costi di sviluppo. Resta il fatto che con un’azienda come Ducati che investirà nella nuova categoria, gli avversari per mantenere il ritmo dovranno mettere mano al portafogli.

In fin dei conti la Open non è mai stata una cosa per ‘privati’ nella mente di chi l’ha pensata.

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