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MotoGP, A Sepang Marquez cannibale, Rossi rinato

CHI SALE E CHI SCENDE. Lorenzo fuori forma, Pedrosa indecifrabile. Ducati rialza la testa

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Tre giorni per togliersi di dosso il torpore dell’inverno, per salire sulle nuove moto e anche per lanciare i primi messaggi agli avversari. Sepang è stato tutto questo e anche di più. Tra conferme, sorprese e qualche delusione, la Malesia ha offerto più di uno spunto e qualche punto fermo. Niente di definitivo, perché i primi test sono stati solo un assaggio, per quanto prelibato, di una stagione che non partirà prima della fine di marzo.

Quattro è sempre il numero della MotoGP, quello dei piloti scesi sotto il muro dei due minuti, ma con qualche novità che scombina temporaneamente le carte. Poi ci sono stati acuti e stecche fra le Open e un raggio di sole fra le nuvole della Ducati. Abbastanza per tirare le prime somme.

Marc MarquezMARQUEZ, IL CANNIBALE – Arrivare primo per il piccolo diavolo è un vizio a cui non vuole rinunciare. Dicono che riconfermarsi campione è più difficile, ma lui sembra non saperlo. Come se non bastassero i riscontri cronometrici, Marc confida candidamente di non essere neanche al limite. Il resto è una lezione di guida condita da pretattica, come quando dice di non volere fare nessun attacco al tempo e il giorno dopo improvvisa una qualifica. Sceglie il momento migliore per la simulazione gara, ma il cronologico è da infarto, per chi pensa di poterlo battere. È il numero uno e non solo per il numero (non) scritto sulla carena.

ROSSI, LA RINASCITA – Ci si chiede come trovi ancora le motivazioni al 19° anno di vita agonistica e dopo aver vinto tutto. Come un teenager ha scelto di rimettersi in gioco e la puntata su Galbusera fa già riscuotere il primo premio. Ancora abbastanza umile per imparare dagli avversari come si guidano le MotoGP sporgendosi dalla moto. Piccoli dettagli, che però hanno cambiato il risultato finale di un'equazione prima sbilenza. Non si illude della temporanea supremazia nel team Yamaha, ma il sorriso mostra che non gli dispiace per niente. Il cammino è imboccato, ora bisogna arrivare alla fine.

ESPARGARO, L’ACUTO – Sulla bontà moto non si discute, ma forse in tanti avevano sottovalutato il polso del pilota. Aleix è sempre stato uno ‘da sabato’ e sul giro secco ha fatto faville. Il passo è un’altra cosa e lì Espargaró ha sofferto. Colpa anche di un’elettronica per forza di cose ancora un po’ grezza. La coppia però ha fatto riflettere sulla bontà del progetto Open quando interpretato al ‘limite’ del regolamento. Nulla di sbagliato, sia chiaro. Rimane solo da chiedersi se Edwards (1”7 più lento) guidi la stessa moto.

Andrea DoviziosoDUCATI, BUONA LA PRIMA – Se continua così, prima di fine stagione si stamperanno i santini con l’effige di Dall’Igna. La prima Desmosedici nata – parzialmente – sotto il suo comando finalmente sembra una moto e i piloti si divertono perfino a guidarla. Il gap non è chiuso e la Ducati non ancora rivoluzionata, ma dopo tre anni di purgatorio le preghiere sembrano essere state ascoltare. I sorrisi dei piloti in questo momento sono la cosa più importante e il gruppo sembra compatto. Un sospiro di sollievo, quando ormai il precipizio sembrava a un passo.

BRADL, IL MIGLIORE DEGLI ‘ALTRI’ – Non è riuscito a mettere la ciliegina del giro sotto i due minuti, ma la torta sottostante sembra ben lievitata. Stefan è stato costantemente nelle posizioni che contano (primo giorno a parte) e vicinissimo o addirittura davanti a Pedrosa. La corona fra i piloti satellite spetta a lui. L’anno scorso ha fatto un podio, lecito aspettarsi qualcosa di più in questa stagione.

Jorge LorenzoLORENZO, FUORI FORMA – I compiti delle vacanze li ha mangiati il cane. Jorge, di solito esempio di perfezione per ogni dettaglio, è sembrato un po’ provato dalle vacanze. Lui stesso ha ammesso di avere iniziato ad allenarsi tardi e il caldo della Malesia non l’ha perdonato. Fuori forma e con una Yamaha che ancora non lo soddisfa a pieno ha comunque stampato il terzo tempo assoluto. Guai a sottovalutarlo, se quando ha problemi è così, immaginatevi quando li avrà risolti.

PEDROSA, INDECIFRABILE – Dani anche nelle prove libere di un GP a volte non guarda troppo al cronometro per poi essere una sicurezza in gara. I risultati di questi test devono essere presi con le pinze, ma lo scorso anno aveva dominato in tutti e tre i giorni e fra i primi è l’unico ad avere girato più lento di dodici mesi fa. Lui non gli ha dato troppa importanza, fra due settimane potrà dimostrarlo.

OPEN, ANCORA IN RITARDO – La RCV1000R potrà anche rappresentare il vero spirito della Open, ma questo non la fa andare più veloce. Nakamoto assicura che la differenza con le ufficiali è di un secondo, il cronometro parla di quasi due. Il risparmio ha un suo prezzo e la Open di Tokyo per ora sembra la cugina lenta della moto campione del mondo. Lo sguardo di Hayden nel box valeva più di mille parole. Sarebbe ingenuo però pensare che la Honda non corra ai ripari, in HRC non mancano tutti i pezzi per farla volare. Bisogna vedere quando li tireranno fuori dagli scatoloni. Sempre meglio, comunque, delle ex CRT PBM e Avintia.

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