Gigi Dall’Igna è arrivato a Sepang con molti occhi puntati su di lui. La responsabilità è grande, riportare la Ducati a essere una moto competitiva dopo tre anni in cui ha fatto parlare di sé solo in negativo. I piloti nei box hanno trovato una nuova moto, la GP14, non una rivoluzione ma un’evoluzione della Desmosedici nata quando l’ingegnere veneto non era ancora arrivato, ma a cui ha potuto dare qualche suo tocco. I riscontri, del cronometro e dei piloti, sono stati positivi. “Posso essere abbastanza contento di questi giorni – commenta Dall’Igna – Il clima è positivo e questo è importante perché dovevo riuscire a invertire la spirale negativa che c’era. Servirà anche per motivare piloti e tecnici che lavorano sullo sviluppo”.
Missione compiuta?
“I tempi che i piloti hanno realizzato ci dicono che stiamo andando nella direzione giusta. Un passo avanti lo abbiamo certamente fatto. Mi aspetto adesso delle reazioni positive da chi lavora al progetto nei prossimi giorni. Ora servono testa e nervi saldi”.
Come procederà il lavoro?
“Abbiamo tanti dati da analizzare, lo faremo approfonditamente in azienda perché in pista non c’è tempo giocoforza. Sarà un lavoro importante che ci darà indicazioni per i prossimi test. Un programma lo abbiamo già, ma le priorità sono da definire”.
C’è il tempo materiale per realizzare componenti nuove prima di Sepang 2?
“Mi aspetto di sì, almeno per alcune cose. Del materiale verrà realizzato per il prossimo test, altro per Phillip Island e altro ancora per il Qatar. Non posso essere più preciso prima dell’analisi dei dati raccolti”.
La GP14 sembra funzionare.
“Ha risolto una parte dei problemi che aveva la GP13. Una moto è fatta di tante parti e quindi ci sono tanti problemi, non uno solo come a volte si pensa. Bisogna lavorare su ognuno di questi. Per esempio, Iannone si è lamentato ancora della staccata, Dovizioso delle vibrazioni”.
Dov’è cambiata la moto rispetto allo scorso anno?
“Ha più possibilità di regolazioni e in questo senso c’è ancora margine per provare nuove soluzioni”.
Sembra che vi siate concentrati soprattutto sulla ciclistica nell’inverno.
“Prevalentemente abbiamo lavorato sul telaio, ma anche il motore è stata oggetto di aggiornamenti. Devo portare a casa ogni decimo che trovo, quando si corre a questo livello i dettagli sono fondamentali”.
Sorpreso delle prestazioni della Yamaha Open?
“Aleix è un bel pilota, ma questo io lo sapevo già avendolo avuto per due anni. Non basta avere una buona moto, bisogna saperla guidare. Non per niente i piloti guadagnano più di noi tecnici (ride)”.
È interessante però avere un parametro di riferimento nella Open.
“Non l’ho guardata dal punto di vista tecnico, avevo tanto lavoro da fare nei box”.
Senza dubbio ha un regolamento più permissivo per chi deve sviluppare una moto.
“L’ho sempre detto che il regolamento Factory è estremamente restrittivo per noi perché ci impedisce di fare delle cose importanti”.
Quindi la decisione sarà correre nella Open?
“Stiamo valutando la soluzione migliore e abbiamo tempo fino al 28 febbraio per decidere e lo faremo in base al programma di sviluppo che imposteremo”.
I piloti saranno coinvolti?
“Loro si fidano dei tecnici, quindi è giusto che la decisione venga presa da noi, ma certamente prima li ascolteremo”.
Sarebbe una mossa anche diretta al futuro, nel 2017 Espeleta vuole una MotoGP tutta Open?
“Prima di pensare al 2017, devo concentrarmi sula 2014, sul 2015 e sul 2016 (ride)”.
Passare alla Open non potrebbe essere preso come uno sgarbo dalle Case giapponesi?
“Qualunque sarà la nostra decisione, sarà tecnica e non politica. Non ho motivi per fare alcunché contro Honda e Yamaha e penso che non interpreteranno la scelta così”.