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MotoGP, Redding: Stoner, un maestro di vita

"Lo ammiro per come ha vissuto le corse, ma in pista non voglio imitare nessuno"

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Il tatuaggio più recente, ultimo di una serie aperta, simboleggia sull'avambraccio sinistro un vecchio orologio da taschino. "Nella vita ed in pista, è sempre una corsa contro il tempo", motteggia Scott Redding, pilota taciturno e dalla mole intimidatoria, a metà tra filosofia e nostalgia.

Il nuovo acquisto del team Gresini e futuro esordiente in MotoGP con la Honda RCV1000R è un talento cristallino e precoce (rimane il più giovane ad aver vinto una gara in 125, a 15 anni e 170 giorni) e, forse per questo, nonostante i suoi 21 anni, palesa la calma del pilota esperto. Nonostante i lampi di classe pura, Redding rimane però un diamante grezzo, una scommessa fortemente voluta e accettata da Fausto Gresini, che con lui comincia a fare sul serio sul fronte Open, dopo due anni anonimi in CRT.

"Il mio primo obiettivo è chiaramente quello di essere il più veloce della categoria, per mettermi in mostra e guadagnarmi una moto ufficiale – ha confessato Redding – Già fare questo sarà difficile, perché gente come Aleix Espargaró e Nicky Hayden sono rivali duri. Stare con le MotoGP ufficiali? Forse nel giorno ed al momento opportuno, ma la vedo dura. Ma Honda per prima non sarebbe contenta se battessi uno dei suoi piloti sulla RC213V…"

A complicare ulteriormente il debutto, Redding è stato limitato nei primi test post-campionato dagli strascichi dell'infortunio al polso rimediato in Australia. La sua "vera" prima prova sarà dunque quella in programma a Sepang la prossima settimana.

"Non so davvero cosa aspettarmi, ma sono molto motivato e desideroso di tornare a guidare al massimo dopo l'infortunio. Durante l'inverno mi sono allenato duramente, facendo cross 4/5 volte a settimana. Ho ripreso forza, ma mi manca ancora la flessibilità ottimale".

Redding "stona" rispetto alla maggior parte dei suoi avversari. A partire dalla statura e dal peso (78 chili di muscoli, anche se cerca di "perdere un paio di chili in più, perché la stazza penalizza troppo in sella"), passando per il taglio di capelli e l'abbigliamento poco appariscente, il britannico ha le maniere del cosiddetto "outcast", l'emarginato.

"Forse, rispetto agli altri piloti della mia generazione, sono all'antica – dice, quasi a giustificarsi – Come stile di guida sono come tanti altri, mentre ho una mentalità un po' particolare. Al di là delle corse, non mi piace prendere la vita troppo sul serio. Guido ancora il mio motorhome insieme ad un amico, se ci sono kartodromi sulla strada ci fermiamo a fare un giro, e lontano dai GP mi piace stare in casa, cucinare, fare una vita normale".

Una locuzione emerge spesso nelle parole di Redding: "do it myself", fare le cose da solo, senza l'aiuto di nessuno. Forse è questo a distinguere il pilota di Gresini da molti dei suoi (fin troppo coccolati) coetanei, conferendogli un'aria di riservatezza ai limiti della freddezza.

"Credo che, nella vita, bisogni guadagnarsi ogni traguardo. Per questo non parlo molto con gli altri piloti. Per esempio, quest'anno saremo cinque inglesi in MotoGP, ma non ho chiesto consigli a nessuno. Credo sia un vantaggio, in ottica futura, imparare da solo. Voglio dire, non sono scontroso con nessuno, ma nemmeno passo del tempo libero con i miei rivali. Sarebbe come se un pugile andasse a cena con un altro prima di scazzottarsi".

In questo netto rifiuto di mischiare lavoro e tempo libero, moto e vita privata, Redding ricorda lontanamente Casey Stoner.

"Non l'ho mai conosciuto oltre alle classiche presentazioni, non ho mai avuto idoli tra i piloti perché voglio batterli tutti, ma di lui ammiro soprattutto una cosa: come vedeva le corse. Sentiva che c'era dell'altro, e appena si è stufato ha smesso e cambiato vita. Piacerebbe anche a me fare così, sinceramente non mi vedo nel motomondiale a 35 anni, ma prima di ritirarmi devo vincere un titolo".

Le osservazioni di Redding non rappresentano però una critica.

"Mi piace quello che faccio, ma soprattutto mi piace stare su una moto, qualsiasi tipo di moto, ogni giorno. Le corse sono la mia passione, ma anche un lavoro. Farlo al massimo implica dei sacrifici costanti, che non puoi fare per sempre".

A questo punto, l'apparentemente ascetico pilota ha confessato, con una risata a denti stretti, che qualche strappo alle regole sa darlo anche lui.

"Sotto Natale ho festeggiato un po' troppo, ma ora sono in piena forma".

Ne avrà bisogno, perché la MotoGP è, come dice lui stesso, "un gioco diverso".

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