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SBK, Battà spiega: dalla Jaguar alla Bimota

"Avevo già deciso per le quattro ruote. Quando ho saputo dello stop ho ripreso i contatti con Bimota"

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Jean Francois Battà è fra i migliori manager del motociclismo. Sua grande passione. Nessuna sorpresa, dunque, che dopo essersi fatto tentare dalle quattro ruote abbia tirato fuori dal cappello il contratto quinquennale con Bimota aggiungendo, pochi giorni dopo, l'intenzione di schierare addirittura due moto nel mondiale Superbike che scatterà il 23 febbraio a Phillip Island, in Australia.

Ma come è andata veramente? Come si è mosso il manager belga?

Ce lo ha raccontato lui stesso.

"Avevo ormai deciso di far correre due Jaguar nell'erede del campionato Superstar, creatura di Maurizio Flammini, gestito da Daniele Audetto. Era un progetto interessante perché ogni squadra avrebbe ricevuto 400.000 Euro. C'erano otto case presenti ed il campionato era internazionale. Gli sponsor erano interessati e dopo due conferenze stampa, una a Londra e la seconda a Milano eravamo pronti a partire".

Cosa è successo poi?

"Ci sono stati dei problemi nell'organizzazione ed il 23 dicembre Flammini mi ha avvertito che la serie, quest'anno, avrebbe corso in Italia, in attesa di ripartire nel 2015. Non tutte le squadre avevano avuto il tempo necessario per organizzarsi. La mia era pronta: avevo con me meccanici e tecnici ex Autodelta, Lancia e Mercedes. Per fortuna ho saputo in tempo del ritardo: il giorno successivo, infatti, avrei comperato le Jaguar! Sono stato costretto ad avvertire tutti che il progetto era in stand by. Mi è dispiaciuto, ovviamente, ma non è stata colpa mia".

E' stato allora che sei partito con il progetto di riserva, la Bimota?

"Diciamo di sì. In realtà c'era stato un contatto precedente, ma non così avanzato. A quel punto mi sono gettato corpo ed anima nella nuova avventura. Bimota ha una grande immagine sportiva, così siamo riusciti a trovare l'accordo".

Che però ora deve passare dalle forche caudine dell'omologazione della FIM.

"Sì, certo. Innanzitutto una cosa: non saremo comunque presenti in Australia. Non c'è tempo. Se tutto andrà bene potremmo essere in pista alla seconda o alla terza gara, ad Aragon o ad Assen a fine Aprile".

Questo è l'unico problema?

"No. Ho chiesto una deroga al numero minimo di moto da omologare. Per l'apertura del mondiale non avremmo il numero minimo di esemplari da omologare. C'è anche da capire che per una realtà piccola come la Bimota costruire 125 moto, così, e tenerle ferme significherebbe investire un sacco di soldi che starebbero fermi in un piazzale. Contiamo però di costruire 300 esemplari entro la fine del 2014".

"Su quali basi hai chiesto la deroga alla FIM?

"La Bimota è una piccola casa, non avrebbe senso che riuscisse a costruire lo stesso numero di esemplari di Honda o Yamaha. Del resto credo che nello 2013 la Suzuki ne abbia fatte mille. E l'Aprilia quante RSV-4 ha venduto? Non credo che si avvicini a questa cifra".

Ovviamente l'impegno di Bimota sarebbe confermato nel tempo.

"Certo. Abbiamo anche una idea di produrre un certo numero di moto pronto corsa ad un prezzo competitivo. In questo senso il motore BMW è una sicurezza. Ma di questo parleremo più avanti".

Con 24 partenti la Dorna in realtà non ha bisogno di riempire la griglia.

"Vero, ma spero che tengano conto del passato di Bimota".

Quand'è che uno concreto come te sbarcherà in MotoGP?

"Quest'anno faremo correre una Bimota nel campionato spagnolo di Moto2. Diamo tempo al tempo".

 

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