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Moto3, Ferrari: siamo la Nazionale delle moto

Il Direttore Sportivo del Team Italia: "sono il fuochista della squadra. Il judo per insegnare a cadere"

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Siamo due ‘vecchietti’ con un bel po’ di esperienza, Carlo Pernat descrive con ironia se stesso e Virginio Ferrari, le due ‘punte’ manageriali del Team Italia. La squadra della Federazione Italiana nel mondiale Moto3 al suo terzo anno cambia molto. Nuovi i piloti, Matteo Ferrari e Andrea Locatelli, e la moto, la Mahindra, oltre ai due dirigenti.

Ho trovato un ambiente bellissimo – continua il manager genovese alla Scuola dello Sport del Coni, dove le squadre di Moto3 e Superstock si sono riunite oggi – In questa stagione nella classe cadetta ci saranno 7 piloti italiani contro 6 spagnoli, è un segno che si è lavorato bene e dovremo continuare su questa strada. Il nostro obiettivo non sarà vincere il titolo, ma fare crescere i piloti per poi ‘passarli’ ai team di riferimento, quello di Valentino per esempio con cui parleremo, come già successo con Fenati e Bagnaia. Comunque penso che Andrea e Matteo abbiano tutte le possibilità per finire il campionato nei primi dieci”.

Virginio FerrariSe Pernat seguirà la squadra dal punto di vista della comunicazione, a Ferrari sarà affidato il ruolo di Direttore Sportivo. Vicecampione del mondo in 500 nel 1979, e iridato con Bimota nella Formula TT nel 1987, Virginio ha ricoperto il ruolo di team manager negli anni ’90 in Cagiva nella 500 e poi in Superbike con Ducati.

Virginio, qual è la prima impressione?

Assolutamente ottima. È la seconda volta che ci riuniamo qui al Coni e mi aspettavo di trovarmi di fronte ragazzi preparati dal punto di vista atletico, ma sono riusciti comunque a stupirmi. Stiamo incominciando a conoscerci e a famigliarizzare, continueremo fra poco in pista”.

I tuoi piloti avranno una preparazione speciale, si parla del judo?

Ho praticato questo sport fin da ragazzo e non mi sono mai rotto la clavicola, uno degli infortuni più frequenti non solo per i piloti ma per tutti i motociclisti. Penso che questa disciplina influenzi positivamente il modo di cadere e la prima cosa di cui mi sono preoccupato è l’incolumità dei piloti. Il judo insegna ad avere dimestichezza ed elasticità in caso di caduta. La dinamica quando lo si fa a più di 200 o 250 chilometri all’ora è diversa, ma il corpo impara certi automatismi che possono rivelarsi utili. Penso sia una strada che può dare risultati”.

Come si crescono le nuove generazioni?

I nostri piloti hanno già raggiunto risultati in ambito nazionale e sono stati scelti per entrare in un contesto diverso, quello della ‘Nazionale del motociclismo’, come la definisco. Questo deve responsabilizzarli. Io mi definisco il fuochista di questo ‘treno’, come si metteva il combustibile nella caldaia così voglio mettere nella loro testa tutto quello che ho imparato in 40 anni nei circuiti di tutto il mondo. Sarebbe un peccato buttare al vento un simile bagaglio di esperienza”.

Virginio FerrariE’ questo l’obiettivo del Team Italia?

Penso che questa sia una novità, perché la Federazione ha creato una catena sotto forma di scuola che prima non esisteva. Accadeva questo travaso di esperienza nei singoli team, ma non c'è mai stata una struttura come questa. Io insegnerò a loro e, in futuro, potranno fare lo stesso con altri piloti”.

E qual è il tuo obiettivo?

Userò una frase semplice da dire, ma il cui concetto è difficile da raggiungere: voglio che i piloti riescano a arrivare ai propri limiti. Non è facile farlo, perché spesso non si sa neppure quali siano. È capitato anche a me nel corso della vita. A volte sono riuscito a fare cose che non pensavo fossero possibili, magari dopo qualche episodio affrontato in maniera un po’ incosciente, nel senso positivo del termine. Dopo averlo fatto mi sono chiesto come fosse possibile e questa domanda fa parte di un percorso introspettivo. Bisogna essere anche un po’ psicologi di se stessi, perché quando fissi ‘l’asticella’, come si dice, solitamente lo fai confrontandoti con gli altri, ma ce n’è anche un’altra, invisibile, che devi stabilire tu stesso”.

Quando vedremo i piloti sulla Mahindra?

Per ora abbiamo deciso di attenerci al programma dei tre test collettivi in Spagna, a Valencia a Jerez. Strada facendo valuteremo le esigenze dei piloti e decideremo”.

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