La Storia narra di come nel lontano 1921, più precisamente il 15 Marzo, il cavaliere Emanuele Vittorio Parodi, il figlio Giorgio e l'amico di questi, Carlo Guzzi, fondarono in quel di Genova la società Anonima MotoGuzzi, con la produzione a Mandello Tonzanico.
I tre soci avevano scelto quale logo l'aquila. Come il Cavallino di Francesco Baracca, così l'aquila era il simbolo dei piloti dell'aviazione Navale della Regia Marina durante la prima guerra mondiale, rappresentato da Giovanni Ravelli, pilota caduto in missione.
Animale fiero, veloce e diretto, l'aquila ha caratterizzato lo storico marchio lungo gli anni, nonostante le vicessitudini della storia recente che ne hanno decretato il passaggio sotto le effigi del Gruppo Piaggio.
DAL PASSATO AL PRESENTE - Elementi caratteristici questi che continuano a riversarsi sulle moto di Mandello, non ultimo la Moto Guzzi V7 II. Tra le colline toscane, sperduti nella natura, tre esemplari attendono di esser messi alla prova.
Stone, Special e Racer, declinazioni di questa seconda generazione presentata durante l'ultimo Salone di Colonia e successivamente ad Eicma. Seconda già, perchè la prima versione, nonostante la bontà del progetto, aveva dei difetti, delle mancanze: la posizione in sella era comoda, ma le pedane erano leggermente troppo alte, mancava l'ABS ed il cambio era poco convincente con i cinque rapporti un pò lunghi.
Dall'alto della mia maturità di novello trentenne, mi infilo giacca stile vintage, guanti, mi allaccio il casco e sono pronto a salire in sella alla V7 II: Stone e Special, poco importa: i colori e qualche dettaglio le distinguono. Perchè il cuore è lo stesso, così come per la Racer, sorella dall'animo corsaiolo ma dai sapori antichi.
La cura per i dettagli ed i particolari è di prima qualità: finiture, bulloneria varia, e piccoli vezzi sono tutti estremamente curati. Forse le spie hanno un aspetto leggermente 'cheap', ma sono ben chiare da leggere e da notare, sopratutto quando ci si trova alla guida. Certo, sentire e toccare in rilievo il nome del proprio esemplare è una bella esperienza: altro che adesivi! I cerchi poi, abbinati agli pneumatici Pirelli Scorpion sono un tocco vintage (e funzionale nel caso delle calzature) veramente di classe.
IN SELLA ALL'AQUILA - La accendo: quel vibrare, sentire l'albero motore che smuove la moto, non so voi, ma è libidine d'altri tempi. Borbotta mansueta ma è un piacere sentire la potenza tra le gambe. Quarantotto sono i cavalli, ma la coppia è di 60 Nm: le premesse per un mezzo fluido ed efficace tra i tornanti ci son tutte. La posizione in sella ora è praticamente perfetta: lo spostamento del motore (10 mm in basso, e inclinato di 4 gradi verso l'asse anteriore), oltre che per questioni di baricento, permettono un posizionamento delle gambe migliori. Si sta comodi, anche grazie alle pedane più basse di 25mm. Anche la sella ora si abbassa, toccando quota 790 mm.
Frizione in mano: ora ci siamo! E' decisamente più morbida rispetto al passato, e questo non può che far piacere visti i 200 km che ci attendono.
Eccoci dunque al primo appuntamento: e come ogni volta, come davanti ad una bella ragazza, sono le prime sensazioni, i primi momenti che ti faranno capire se la giornata andrà bene o meno. Si, indubbiamente più si percorrono chilometri, più passano le ore e più la si può capire (una moto). Il carattere però, l'istinto e l'anima lo percepisci fin da subito. Facile o difficile, confidente o diffidente, dopo i primi momenti di assestamento, lo devi capire.
E per la V7 II, le sensazioni - giuste - sono arrivate subito. Ti parla chiaro, e ti mette subito davanti alla realtà: non ha grandi numeri, ma li ha giusti. E sopratutto, mostra il suo lato di classe fin da subito. Qua si tratta di qualità non di quantità. Mi prende per mano immediatamente. Il telaio, lo senti subito, è figlio di Noale.
Preciso, diretto, veloce: la V7 II ha una distribuzione dei pesi ottima. In questo è racchiuso il segreto di un'andatura fluida, costante e veloce già dai primi chilometri.
Non gli devi tirare il collo per farla andare, anzi. Le marce si snocciolano con una velocità ed una facilità davvero buona: la rapportatura ora è più azzeccata, gli innesti più rapidi ad inserire. Nel misto medio-veloce delle colline senesi è un piacere farla danzare.
Danzare si, perchè se provate a tirare la marcia rimarrete strozzati, ma è pura poesia sentire il motore che tira brioso ma senza strappi tra i 2500 ed i 5500 giri. Quello è il cielo dell'aquila, tra i 70 ed i 120 km/h, senza pensar troppo a staccare, frenare, riaccelerare. No, niente di tutto ciò.
Anche perchè le dotazioni sono buone, ma ovviamente non ci troviamo ad avere un impianto frenante da staccata assassina.
LA RACER CONQUISTA - Equilibrata, facile, parer mio raggiunge la sua sublimazione dinamica con la Racer. E' vero, la Stone e la Special sono le originali, classiche, con la guida pulita e piacevole, busto eretto e via per le strade a godersi il panorama. Ma la più sportiva delle tre ha quel quid in più che non sai spiegarti. Si chiama sintonia.
La posizione di guida è più caricata sull'anteriore, che se da un lato sacrifica un minimo la comodità dei polsi, dall'altro protegge di più dall'aria. Mi sento quasi catapultato indietro nel tempo: sarà per quella cintura di cuoio fissata al serbatoio, per le tabelle portanumero, o per quel cromato praticamente dappertutto, ma questa moto è proprio figlia del suo nome: Racer. Mancavano solo gli occhialini al posto della visiera!
Affronto un tratto che si rivela un vero e proprio toboga, ed è bellissima la capacità con cui questa V7 II mi permette di prendere il ritmo senza alcuno sforzo, entrando anche con i freni in mano e sfruttando subito la coppia in uscita.
Ecco, mi diverte senza fronzoli, senza timori, anche perchè in caso di pericolo ci sono l'ABS ed il controllo di Trazione fluido e morbido nell'intervento quelle poche volte che la strada si stava rivelando leggermente traditrice per lo sporco e le sconnessioni.
Poco importa comunque perchè l'equilibrio e le doti ciclistiche di questa moto si rivelano immediate, le sento subito. La forcella anteriore ha un primo affondo più deciso, salvo poi rallentare la sua compressione alle medie andature, anche se il ritorno, per via dell'escursione non lunghissima, si faceva sentire, trasmettendo abbastanza il colpo sulle braccia: nulla di esasperante sia chiaro.
Anche il posteriore è migliorato rispetto alla progenitrice, considerando come il perno forcellone sia stato spostato più in basso, facendo lavorare meglio anche gli ammortizzatori che hanno un angolo diverso. Il bello della Racer? La possibilità di regolare i due Bitubo WM01 sia nel precarico molla che in estensione e compressione, tramite il pomello a scatti.
CONCLUSIONI - Nel complesso la moto ciclisticamente aveva una taratura azzeccata, soprattutto per le andature e per la guida richiesta: non stiamo parlando di velocità da maxi-naked sportiva, ma non è questa la sua vocazione: come un'aquila è filante e diretta a scendere in piega, maestosa nella sua pura semplicità.
Insomma, l'aquila si è evoluta e non poco. La posizione di guida è migliorata, ed anche nella Racer, dove si è più protesi in avanti, la fatica non si avverte più di tanto.
Quello che secondo me è stato il vero punto chiave è sicuramente la realizzazione di una moto con un baricentro azzeccato, una distribuzione dei pesi che rende la moto equilibrata al massimo ma al contempo estremamente comunicativa, oltre ad un cambio morbido e veloce che, grazie anche alla sesta marcia, offre anche spunti di guida più versatile e minori consumi.
744cc e 48 cavalli sono praticamente perfetti se a questi si affianca anche una coppia di 60 Nm, per una moto del genere. I prezzi? Identici alle sorelle di prima generazione: 8.470 euro per la Stone, 8.870 euro per la Special e 10.220 euro per la Racer.
La Moto Guzzi V7 II a conti fatti è un deciso passo avanti rispetto al passato. Migliorata sensibilmente, non è una moto dai grandi numeri, e non desidera esserlo. E' la compagna di chi vede le due ruote come esempio di libertà e di guida pura tra le curve, senza strappi, strattoni, esagerazioni. Perchè il lignaggio, il valore, talvolta, non si misurano in cavalli, potenze e dotazioni assolute.
Nella sua pacatezza, per usare le parole del Sommo, l'esemplare di Mandello del Lario "...sovra gli altri com'aquila vola".
Abbiamo messo alla prova le nuove Moto Guzzi V7 II con il seguente materiale tecnico Dainese:
L’AX-8 Evo Naked è un casco stradale dall'aspetto aggressivo adatto a una vasta gamma di motocilette che comprende le moderne Streetfighter, le Supermoto ma anche le Naked entry level. Si rivolge ad una nuova generazione di road riders dalla forte personalità, alla costante ricerca di un look distintivo e di emozioni forti. Linee tese e moderne, peso contenuto, grande aerazione sono caratteristiche che lo rendono adatto anche ai motociclisti più evoluti. La calotta in fibra tricomposita vetro-aramidica-carbonio garantisce sicurezza e leggerezza (1500 g nella taglia M, versione ECE 2205). La finestra visiera di grandi dimensioni offre una visuale ampia anche nelle condizioni più difficili. La visiera è antigraffio e antifog. Il CX da primato (0,55) ne fa un casco ideale per moto poco protettive aerodinamicamente. La calotta esterna è in 3 taglie con stratificazione SSL (Fibra di vetro, aramidica, Carbonio). L’interno offre la ventilazione IVS (Integrated Ventilation System) con ampie canalizzazioni ricavate direttamente nella calotta per un flusso d’aria più efficace all’interno del casco e migliori prestazioni aerodinamiche, e sulla calotta ci sono 3 prese d’aria anteriori e 2 estrattori posteriori. In più una presa aria sulla mentoniera con posizione aperto/chiuso facilmente removibile e sostituibile senza attrezzi e intercambiabile con quella dell’AX-8 EVO. La visiera è in policarbonato antigraffio ed antifog, e il meccanismo ha la possibilità di personalizzazione apertura. Interni completamente removibili e lavabili, cinturino con regolazione a doppia D. 8 taglie (fino alla XXXL).
Il borbottio dei cilindri al minimo, le luci che si riflettono sul serbatoio lucido e sulla cromatura degli scarichi, l’odore dell’olio bruciato. Il fascino del mondo degli anni ’60 e’70 è celebrato in questo giubbotto dalla grande personalità e dai dettagli curati, che prende il nome dall’archivio Dainese, dal quale trae ispirazione.
Archivio Pelle è confezionato in pelle bovina tinta in capo per donargli un look vissuto e vintage, che maschera soluzioni tecniche moderne come le protezioni morbide Pro-Shape e la predisposizione per il paraschiena. I richiami alle leggende del motociclismo che lo caratterizzano, rendono questo giubbotto un must buy per tutti gli amanti della storia del motociclismo.
Anima racing e aggressività caratterizzano questo guanto corto in pelle bovina, pensato per aggredire l’asfalto in sella alla propria moto godendo di un’ergonomia e protezione di alto livello, grazie agli inserti brevettati Microelastic ed all’ergonomia studiata per la guida sportiva.
Dotato di inserti compositi in fibra di carbonio sulle nocche, sulle dita e costruzione del mignolo rinforzata con inserti in TPU, Carbon Cover ST è la scelta dell’utente sport tourer più esigente. Palmo in pelle di capra, costruzione con un pannello unico di pelle a protezione delle cuciture sul taglio della mano, cinturino antiscalzamento e foratura sul lato interno delle dita completano questo guanto disponibile anche in versione Lady.
Protettori compositi removibili certificati secondo la norma EN 1621.1/97, Pro-Shape: protettori morbidi certificati secondo la norma EN 1621.1/97 sui fianchi, Tessuto poliammide alta tenacità, Regolazione ampiezza fianchi, Cerniera su fondo gamba, Cerniera aggancio giubbino-pantalone, Protettori ginocchia regolabili in altezza, Temperature adjustment, Membrana di marca D-Dry® impermeabile e traspirante, Tessuto esterno con trattamento idrorepellente, Membrana laminata con tessuto esterno, Fodera termica removibile, Inserti rifrangenti, 2 tasche esterne anteriori
Viaggiare, attraversando valli e monti, città e campagne, fino al mare ed oltre. La moto come mezzo per scoprire il mondo e lasciarsi la quotidianità alle spalle. Long Range è studiato per i moto-turisti attenti a sostanza e qualità.
Dotato di inserti in nylon sui malleoli e inserto in TPU sulla tibia, questo stivale impermeabile in pelle bovina presenta una chiusura laterale con zip e velcro dalla facile apertura. L’ergonomia della tomaia e l’utilizzo di inserti in tessuto elastico facilitano il movimento del piede durante la guida e una volta scesi di sella, per consentire un comfort adeguato anche dopo molte ore di utilizzo.