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Un inferno chiamato treno. Moto e auto (ancora) preziosi alleati?

Milano, stazione Centrale paralizzata: il 7 agosto è stato un incubo

Moto - News: Un inferno chiamato treno. Moto e auto (ancora) preziosi alleati?

I paralleli occorre farli eccome. Serve una specie di pubblicità comparativa, preziosa per capire cosa conviene e cosa no. Ecco un esempio: la Stazione Centrale di Milano. La mattina del 7 agosto 2014 saranno in migliaia a non dimenticarla mai più: pendolari e vacanzieri, che da mesi aspettano di rilassarsi un po’, alle prese con un incubo. La circolazione ferroviaria, infatti, è rimasta sospesa per quaranta minuti, dalle 10.50 alle 11,30, in entrata e in uscita dalla stazione. Il motivo? Non è dato saperlo: un generico "problema tecnico". Occhio: bloccati sia i treni ad alta velocità sia quelli regionali.


La rabbia degli sfortunati


Come tanti Fantozzi in attesa di partire, sono iniziate le proteste sui social network, con tweet durissimi. Quando tutto era in tilt i treni dell’alta velocità sono stati fatti arrivare alla stazione milanese di Lambrate e hanno registrato fino a un’ora di ritardo. Gli altri treni, a partire dai regionali, sono arrivati fino alle stazione milanesi limitrofe. Alcuni convogli che erano a poca distanza dalla stazione centrale di Milano sono stati fermati sui binari. Col caldo e con l’umidità alle stelle che hanno messo a durissima prova i poveri passeggeri. Per chi ha perso l’aereo o la coincidenza con un altro treno, è sta un’odissea doppia.


Che cosa ci raccontano


Continuano a dirci di usare i mezzi pubblici per gli spostamenti quotidiani, e di muoverci per le località di villeggiatura senza utilizzare moto e auto. Ma poi, alla prova dei fatti, un centauro se la gode con un bel viaggio in moto; mentre sono sempre dietro l'angolo i disagi per chi prende altri mezzi, almeno nel nostro Paese. Ammettiamolo, almeno in parte,  l’Italia non è pronta a dichiarare che i mezzi privati sono meno utili rispetto al passato: moto e auto erano e restano preziosi alleati. Perché una giornata di lavoro non sia una tortura, e perché una vacanza non diventi un “lavoro forzato”.

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