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Val Trebbia e Passo Penice con la Tiger 800 XC

Colline piacentine in odor di mar ligure, un must per i centauri della zona e non solo!

Moto - News: Val Trebbia e Passo Penice con la Tiger 800 XC

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Per tutti i motociclisti milanesi o di passaggio nella zona, smanettoni e non, il giro in Val Trebbia, che collega le colline piacentine con il mar ligure, è da considerarsi un classico intramontabile. Questo infatti è un giro che si presta a molte tipologie di moto e bikers, e noi vogliamo raccontarvi la nostra personale interpretazione. Per l’occasione, siamo risaliti in sella alla Tiger 800 XC Limited Edition, che Triumph ci ha messo a disposizione per un long test. Una moto versatile e quindi ideale per apprezzare tutti gli aspetti del viaggio, dai panorami alle soste culturali, e che non mancherà di darci delle belle soddisfazioni nell’affrontarele curve dal tratto più stretto della Val Trebbia. Il percorso come detto propone più variabili, e anche la lunghezza può andare da un minimo di 200 km totali per andare e tornare da Bobbio a oltre 350 km se si intende arrivare fino al mare. In ogni caso, è una gita che si affronta sempre tranquillamente in giornata.


L'andata, tra castelli e panorami mozzafiato


Partendo da Milano, in molti preferiscono prendere l’autostrada A1 fino all’uscita di Piacenza Sud, per risparmiare qualche minuto e dirigersi subito in direzione Bobbio. Noi preferiamo di gran lunga evitare l’autostrada, sia perché il risparmio di tempo è davvero relativo, sia perché il nostro percorso ci consente delle soste interessanti, pur rimanendo rapido e scorrevole. Si esce dunque da Milano tramite la via Ripamonti e rapidamente si imbocca la SS412 della Valtidone in direzione Sud. E’ una strada ampia e poco trafficata nel weekend, che attraversa la bassa milanese, la provincia di Pavia e quella di Piacenza. Peccato per le condizioni dell’asfalto messe in ginocchio in vari punti dalle precipitazioni dell’inverno, tuttavia la percorriamo fino a Borgonovo Val Tidone che si trova già in provincia di Piacenza, dopo aver superato le località di Landriano, Villanterio e Castel San Giovanni, e aver superato il ponte sul fiume Po’.
A Borgonovo Val Tidone è valsa la pena fare una breve sosta per ammirare almeno dall’esterno l’importante Castello, fortificazione fondata nel 1196 dal Comune di Piacenza per difendere i suoi confini occidentali, dotato di rocca, torri e cinta muraria con scarpata e ingressi fortificati.
A Borgonovo lasciamo la SS412, che avremmo dovuto mantenere se avessimo voluto raggiungere direttamente il Passo del Penice, e imbocchiamo la SP 11 per poi svoltare a destra dopo 10 Km in direzione Gragnano Trebbiense e prendere la SP40 dopo altri 5 Km in località Tuna, che ci porterà fino alla Val Trebbia.
Impossibile non fermarsi a Rivalta Trebbia per visionare il relativo Castello risalente all’anno 1025, eretto per controllare l'accesso alla Val Trebbia e la cittadella medioevale che lo circonda.
Il Borgo di Rivalta, oltre che dal castello, è composto anche da dongione d’ingresso, dalla Chiesa di San Martino e dal parco settecentesco con alberi secolari. All’interno del borgo, sempre molto ben curato, si trovano anche edifici destinati ad abitazioni, botteghe, bar e ristoranti.
Superata Rivalta si può scegliere tra due accessi alla SS45 della Val Trebbia, noi scegliamo il primo che si trova all’altezza della bella cittadina di Rivergaro, ma volendo è possibile proseguire sulla SP40 fino a raggiungere Travo, attraverso un percorso ricco di curve che attraversa un bosco, forse più divertente ma a nostro parere anche un po’ pericoloso a causa delle non buone condizioni dell’asfalto, ricco di avvallamenti e spesso sporco di terriccio e ghiaia. La nostra soluzione ci permette invece di godere fin da subito delle curve ampie che caratterizzano questa prima parte della Val Trebbia, da affrontare in appoggio in terza o quarta marcia, traffico permettendo.
Dopo circa 20 minuti di sano divertimento motociclistico senza affanno, si raggiunge la città di Bobbio, il centro principale della Valle, che vale sempre la pena di una sosta turistica o culinaria. Nel nostro caso sono circa le 10.30 di mattina, e ci limitiamo ad una pausa in uno dei bar/ristoranti presenti nel piazzale di ingresso del paese, meta di sosta di tanti motociclisti che da qui partono per affrontare il percorso lungo il fiume, piuttosto che la salita al passo del Penice. Il centro storico, il cui primo nucleo è sorto nel IV secolo, ha mantenuto intatte le caratteristiche del borgo medievale e merita una visita. Molto importante per la storia del territorio è l’Abbazia di San Colombano fondata nel 614, che nell'alto medioevo ebbe un ruolo politico, religioso e culturale molto significativo. Simbolo della cittadina è inoltre il Ponte Gobbo (o Ponte del Diavolo), un ponte in pietra di origine romana, che attraversa il fiume Trebbia con 11 arcate irregolari.
Da Bobbio ripartiamo in direzione sud, dove parte un percorso che in 43,5 Km ci porterà alla nostra meta per il pranzo, in località Due Ponti. Per chi ha la vocazione prettamente turistica, si incontrano diversi scorci mozzafiato che permettono di ammirare prima dall’alto e poi da più in basso la valle e il fiume Trebbia, caratterizzato da acqua verde cristallina, da spiagge degne di località marittime ben più rinomate, che vengono invase nel weekend da turisti alla ricerca di refrigerio o intenti a fare un bel pic-nic. Ma a chi è più interessato alla guida, che ai paesaggi, rimarranno impresse soprattutto le curve. Tante, tante curve. Uno dei più bei lunghi tratti di misto stretto presenti nel nord Italia. Il tutto inserito come detto in un bel contesto paesaggistico, con condizioni dell’asfalto forse non eccelse ma sufficienti per divertirsi in sicurezza e un livello di traffico normalmente abbastanza contenuto, anche se la domenica è consigliabile porre maggiore attenzione per la presenza di ciclisti e soprattutto di motociclisti smanettoni che facilmente confondono il percorso per una pista. Ma se affrontata nel modo corretto, senza esagerare e senza superare i propri limiti, è una strada che da davvero delle grandi soddisfazioni a prescindere dalla tipologia di moto utilizzata, dalle supersportive alle turistiche.


Pranzo a Due Ponti 


I piccoli paesi che si attraversano offrono quasi tutti la possibilità di mangiare, sono tanti i bar e ristoranti che hanno i motociclisti come primari clienti. Ma il nostro percorso di andata finisce proprio in località Due Ponti a Fontanigarda (GE), dove si trova lAlbergo Ristorante Due Ponti, che abbiamo avuto modo di apprezzare in passato e che ormai è diventato per noi tappa fissa.
La struttura si affaccia direttamente sulla strada, dove è possibile mangiare anche all’aperto. Ma è all’interno e ancora di più nel giardino posteriore che saprà stupirvi. L’interno è decisamente accogliente, grazie all’arredamento molto curato, dove il legno la fa da padrone, e al camino all’interno del quale una griglia cuoce a vista la carne che vi sarà servita. Il giardino invece, o meglio dire il parco, è molto ampio, curatissimo, e si affaccia sul fiume. La location ideale per rilassarsi dopo pranzo, almeno che non sia occupata dato che viene utilizzata anche per banchetti e feste di matrimonio.
Il menù che vi verrà offerto parte dall’antipasto misto con salumi piacentini, formaggi e confetture, nonché ottima fagiolata e altri prodotti tipici. I primi sono tutti fatti in casa, da sottolineare i ravioli di magro o gli eccellenti pansotti in salsa di noci. Ma oseremmo dire che la specialità della casa è data dalla carne alla griglia, veramente di ottima qualità, da assaggiare nel tagliere misto. Non mancano dolci fatti in casa e un’ampia selezioni di vini, su cui però glissiamo dovendoci rimettere presto in sella. 


Il ritorno e il Passo Penice


Abbiamo già anticipato che affrontare da Milano in giornata la Val Trebbia implica una serie di scelte nel decidere l’itinerario. Noi questa volta scegliamo di non scendere fino al mare, preferiamo invece ritornare a Bobbio, per riaffrontare ancora una volta queste fantastiche curve in senso contrario e per non rinunciare alla salita al passo del Penice. Da Bobbio infatti si prende la SP461 che nel tratto che porta al passo posto a 1.149 m rappresenta un’altra di quelle strade tutte curve, dove si susseguono frenate, pieghe e accelerazioni da togliere il fiato. Il monte Penice è dotato anche di impianti sciistici per i mesi invernali, mentre il piazzale in cima al passo nei weekend è sempre colmo di ciclisti e soprattutto motociclisti lombardi, emiliani, liguri e tanti altri che arrivano da più lontano. Tradizionalmente, quando in primavera escono i nuovi modelli di moto, è questo uno dei posti più semplici dove poterli ammirare finalmente su strada dopo averli osservati in anteprima nelle fiere invernali.
Qui è possibile bere o mangiare qualcosa nella locanda Lo Scarpone, mentre per chi vuole, è possibile visitare il Santuario di Santa Maria in Monte Penice posto sulla vetta a 1460 m e raggiungibile anche in moto tramite una stradina di circa 4 km.
Giunta l’ora del ritorno, riprendiamo la SP461 in direzione Varzi affrontando ancora una bella successione di curve in discesa, anche se le condizioni del manto stradale su questo versante non sono delle migliori e invitano a maggiore prudenza. Da Varzi, ormai in pianura la provinciale prosegue fino a raggiungere Voghera attraverso un percorso meno divertente, ma tutto sommato anche meno faticoso, cosa apprezzabile visto che abbiamo alle spalle già tante ore di guida.
Da Voghera, seguendo le indicazioni per Pavia si percorrono la SP10 e la SP1, per poi imboccare le tangenziale di Pavia e percorrerla tutta seguendo le indicazioni per Milano. Sarà infine la strada statale 35 dei Giovi a portarci a Milano attraversando Binasco e infine Rozzano. Alla termine del giro, il contachilometri parziale segna 312 Km.


Tiger XC: versatilità e divertimento


Ormai è qualche mese che in redazione utilizziamo l’enduro stradale inglese, e questo bel giro non ha fatto altro che ribadire le caratteristiche e le lodi che abbiamo già espresso nel recente passato, in occasione della gita al Passo San Marco.
Su un percorso che ha previsto brevi tratti cittadini, ampie statali più o meno trafficate, e strade di montagna che spaziavano dal misto veloce al misto molto lento, la prima caratteristica della moto a mettersi in luce è proprio la versatilità. Il motore è dolce e potente allo stesso tempo, rilassante quando c’è da viaggiare a velocità costante, poco faticoso nel traffico, e sempre presente quando c’è da fare sul serio in salita o tra una curva e l’altra per non farsi passare da moto teoricamente più veloci.
Nei tratti più guidati, si apprezza un comportamento della ciclistica sicuro ed omogeneo. Sui forum abbiamo letto ogni tanto di sospensioni di scarsa qualità, ma a nostro parere, l’equipaggiamento della 800 XC permette un ritmo piuttosto allegro, anche in due, dentro i limiti imposti dalla tipologia di moto e dalle misure del pneumatico anteriore, con buona sicurezza ed estrema facilità. Se si esagera col gas in uscita dalle curve strette si verifica un po’ di sottosterzo, ma è facilmente controllabile utilizzando un pizzico di freno posteriore e disegnando delle traiettorie un po’ conservative.
La potenza frenante è buona, ma non eccezionale. L’ABS vigila su eventuali bloccaggi, e risulta a volte fin troppo invasivo con il freno posteriore. Tuttavia, anche in questo caso, riteniamo l’impianto adeguato alla tipologia di utilizzo a cui è destinata la Tiger, che non è certo quello pistaiolo.
Una altra nota positiva per il comfort di marcia. E’ un po’ che non ci capitava di andare in val Trebbia con un enduro stradale, ed infatti è tanto che non tornavamo a casa così rilassati e poco affaticati. Oltre alla buona abitabilità e alla comodità del posto di guida, a vantaggio della XC 800 va anche la sensazione di leggerezza data dal peso di per se non eccessivo, e dal cerchio anteriore da 21” che calza uno pneumatico 90/90. Buoni riscontri anche in merito al consumo, che si è attestato poco al di sotto dei 20 km/l.

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