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MotoGP, Marquez: non vinco solo ma con la squadra

Marc fa il punto del suo 2013: "non esiste amicizia con i rivali, ma sono loro a renderti grande"

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Il 2013 sta per finire e in MotoGP è stato l’anno di Marc Marquez, che è passato dal debutto alla consacrazione in meno di 12 mesi. Sfrontato e veloce, il piccolo diavolo di Cervera ha modificato equilibri consolidati e portato una ventata di aria fresca nel paddock, con un contorno di record interminabile. In attesa di rivederlo all’opera a febbraio a Sepang, il sito spagnolo XL Semanal lo ha intervistato sull’anno appena concluso.

In tanti vorrebbero sapere quale sia il sorriso del suo successo e il più giovane campione del mondo della classe regina sembra avere le idee chiare: “molto dipende da come sei stato educato e mi hanno insegnato che bisogna essere grati a chi ti aiuta – spiega – Bisogna ascoltare tutti e poi scegliere. Sono ancora circondato dalle stesse persone con cui ho debuttato nel mondiale sei anni fa: Emilio Alzamora, la mia famiglia, mio fratello, gli stessi tecnici, telemetrista e meccanici. Si sono aggiunte altre persone, ma il nucleo centrale rimane lo stesso. Sanno che i miei successi sono anche loro”.

E i successi nel 2013 non sono mancati, “prima mi conoscevano solo i miei tifosi, adesso il mondo intero. Soprattutto i bambini – riflette Marc sulla crescita della sua popolarità – Devo essere più attento a quello che dico e un po’ mi pesa. Ma sono ancora me stesso, quando non lo sei si vede. Poi non si può piacere a tutti”. Soprattutto agli altri piloti, in special modo quando li batti. “Non penso sia possibile essere amici con i propri rivali diretti – continua Marquez – Tra i piloti sono amico solo con Tito Rabat, con cui mi alleno spesso, ma corre in un’altra classe. Poi mi trovo bene con Bautista e Simon, ma non ho una rivalità diretta con loro”.

Dani Pedrosa, Marc Marquez, Jorge LorenzoDalla lista sono – logicamente – esclusi Lorenzo e Pedrosa. “Con Jorge la rivalità è cresciuta con l’avanzare della stagione – ricorda il pilota di Cervera – e ci siamo parlati sempre meno. Alla fine del campionato invece la situazione è diventata più rilassata, abbiamo discusso di alcune cose. Sarà così fino all’inizio della prossima stagione.  Con Dani, invece, dopo la gara di Aragon abbiamo passato alcune settimane senza parlarci, poi alla festa di fine campionato ci siamo trovati a ballare insieme, è un buon compagno di squadra e ci rispettiamo molto”.

Molti nemici, molta gloria? “Non diventi grande solo vincendo, sono gli altri che ti fanno grande”, la risposta dello spagnolo che ha dimostrato di sapere reggere anche nel miglior modo alla pressione. “Passo tutta la stagione con un livello determinato di tensione, non vado mai né sopra né sotto – spiega – Riesco a dormire sempre benissimo dopo un errore, più che dopo una vittoria. I miei meccanici si stupiscono, so che dovrebbe essere il contrario”, scherza.

Di sogni irrealizzati sembra non avere, “faccio tutti gli sport che mi piacciono – afferma – corse in auto, mountain bike, motocross. Gioco a calcio con gli amici o ai videogiochi. Se non avessi fatto il pilota, sarei stato un meccanico. A scuola avevo buoni voti, ma poi si sono abbassati dovendo correre”.

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