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MotoGP, I Top e i Flop 2013: Marc Marquez

Il 20enne spagnolo ha riscritto ogni record. Riuscirà a migliorare ancora?

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"Harder, better, faster, stronger", ripete come un mantra la canzone dei Daft Punk. Quattro parole adatte a riassumere lo stile di Marc Marquez in MotoGP. L'esordiente 20enne, indicato da molti alla vigilia come il futuro delle due ruote, ha fatto di più, trasformandosi in un presente indiscusso.

Dagli innumerevoli record riscritti al calibro degli avversari piegati sul suo cammino, passando per le polemiche per la sua condotta in pista, l'impresa del titolo centrato al primo tentativo è già stata consegnata agli annali. Ma il ragazzo con la faccia da angelo ed il ghigno da diavolo ha appena cominciato.

IL TOP – Che Marquez fosse un attento studioso dell'arte della velocità era evidente, ma la sua curva di apprendimento ha raggiunto inclinazioni vertiginose. Il catalano ha riscritto virtualmente ogni record di precocità, spesso e volentieri trasformando le nozioni apprese in severe lezioni per i suoi avversari.

Elenchiamo alcuni dei traguardi raggiunti sul lungo cammino verso il titolo (per la lista completa, cliccate QUI): Marquez è diventato il più giovane campione di sempre in MotoGP, riscrivendo sul cammino anche i record anagrafici di prima vittoria (20 anni e 63 giorni) e pole position nella top-class. Inoltre, anche i sei GP vinti, le nove pole position e i 334 punti totali rappresentano un record per un esordiente.

L'espressione "bambino prodigio" non rende però giustizia al giovane campione. Con due mondiali già in carniere, Marquez si presentava al debutto in MotoGP come la punta di diamante di una nuova generazione di piloti. Il suo talento, in altre parole, non era mai stato messo in discussione. Semmai, lo scetticismo circondava la sua esperienza, sia in termini di messa a punto che di gestione tattica della gara. Ed è proprio sotto questo aspetto che lo spagnolo si è rivelato sorprendentemente più maturo dei propri rivali teoricamente più stagionati.

Marquez è caduto in 15 occasioni, ma solo una volta in gara. Soprattutto, l'esordiente non ha pagato pressoché alcun dazio fisico (oltre ad una lussazione alla spalla). Lorenzo, per contro, ha assaggiato l'asfalto solo tre volte, ma in due di queste ha riportato una frattura della clavicola. Discorso simile per Pedrosa, che ha pagato a carissimo prezzo una disattenzione in prova al Sachsenring. Non può trattarsi solo di fortuna (anche se all'ingresso della San Donato pare si siano intravisti angeli custodi con il numero 93 sulle ali): al ragazzo piace correre sul filo, ma con la lucidità di sapere quanto e soprattutto quando osare.

L'ennesima dimostrazione è stata offerta proprio alla gara di chiusura. Con il titolo in palio ed un Lorenzo in stato di grazia, il giovane più volte ostinato e testardo ha saputo mettere da parte l'orgoglio, evitando ogni parvenza di bagarre per portare a casa il titolo che, forse, non era poi così scontato. Il resto è storia, con diversi punti esclamativi (ad esempio Austin, Laguna Seca, e Silverstone) ed un solo grande interrogativo: riuscirà a migliorare ancora?

IL FLOP – Alla luce del risultato finale, ciascuna delle (poche) sbavature di Marquez appare un peccato veniale, dettato dalla giovane età. Certo, la svista di Phillip Island (con la grave complicità del suo entourage) avrebbe potuto trasformarsi in materiale di perenne scherno, ma per sua fortuna è stata rapidamente oscurata dal titolo conquistato. Lo stesso vale per i diversi contatti finiti sotto investigazione, poi rivelatisi ininfluenti (anche se alle indagini, in Direzione Gara, è spesso parso incaricato l'ispettore Clouseau piuttosto che il tenente Colombo). In pista, quando conta, il pilota di Cervera ha sbagliato poco o niente.

Semmai, il rischio di licenziare Bruno Leoni, Giulio Nava, Filippo Brunetti e Christian Gabarrini, tecnici di fama rinomata, già campioni al fianco di Casey Stoner (con il quale hanno vinto due titoli mondiali), ha fatto storcere il naso. In fondo, un po' (per tirare al ribasso) del merito dell'impresa è anche loro, ed allontanarli per fare spazio al proprio gruppo "storico" appare rischioso quanto ingrato.

Tuttavia, cambiando prospettiva, è anche l'ennesima dimostrazione del carisma di Marquez. Un pilota che, a dispetto della data di nascita, ha una visione ben chiara del proprio percorso, all'interno della quale rispetta tutti ma non teme nessuno. Il neo-campione della MotoGP ha cambiato il vento e lo status quo in classe regina, imponendosi in pista come nei box e nell'arena mediatica. Scusate se è poco.

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