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Volevo fare il pilota: quel giorno con Bayliss

Storie e aneddoti di prove in pista: a Yas Marina con il campione Ducati

Moto - News: Volevo fare il pilota: quel giorno con Bayliss

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Prologo: per chi fa della passione il proprio lavoro, poter arrivare solo a sfiorare i propri beniamini è una fortuna che capita rare volte. Chi è motociclista, fin da bambino, ha sempre cullato quel sogno-desiderio di potersi confrontare in pista con il proprio idolo. Magari, anche con velleità bellicose dopo aver visto una battaglia all'ultimo sangue in televisione. "Bayliss? Eh, se ci fossi stato io a Imola...al computer ho fatto il record del circuito, figuriamoci...". Voli pindarici di un ragazzino, razionalizzati quando l'età della ragione arriva a suo compimento. Lì. davanti ad una scrivania, si realizza quanto si è stati fortunati a poter diventare dei tester.

Quell'animo da pilota, quel piccolo diavolo che culla dentro di te e ti solletica l'orecchio dicendoti "alla prima occasione.." rimane però sempre ben presente..almeno fin quando non ti ritrovi davanti alla realtà nuda e cruda...

IL REGALO DI BAYLISS A YAS MARINA - Febbraio 2012: da Borgo Panigale arriva l'invito per la presentazione della sua arma definitiva, la 1199 Panigale. Sede dell'evento, lo Yas Marina Circuit. Lì, ad attendere un manipolo di giornalisti più o meno veloci c'è lui, sua maesta Bayliss con il suo sorriso, la sua gentilezza, ed i suoi modi italo-australiani.

Troy è un classico "compagnone", un ragazzo di 40 anni che si diverte a ridere e scherzare con chiunque, durante la cena davanti ad un bicchiere di Rosso nostrano così come in corsia box. Un entusiasmo che trasmette anche quando è in sella. Intendiamoci: Troy oramai non corre più dal lontano 2008, e questi eventi per lui rappresentano un momento quasi ludico. E' indubbio però che un pilota, anche se ritiratosi, rimane pur sempre un pilota, ed il desiderio di andare forte gli rimane immutato.

Emozionato come un bambino, mi infilo casco, guanti e parto per una sessione in pista. Mi concentro sulla prova, cercando di girare sempre meglio, con traiettorie sempre più pulite ed efficaci. Yas Marina è un circuito atipico, con molte staccate a moto dritta, ma anche con dei tratti veramente interessanti.

La prima parte del tracciato offre un curvone sinistra-destra da affrontare in quarta piena intorno ai 150-160 km/h. Nella mente iniziano a scorrere le sensazioni da raccontare nell'articolo: "la moto, oltre a rivelarsi molto agile nei cambi di direzione, è stabile e tiene la traiettoria perfettamente, senza alcuna esitazione. Subito dopo, una chicane veloce sinistra-destra in leggera discesa risulta essere il primo banco di prova. La Panigale non delude, con una precisione ed una velocità di discesa da pensare di guidare un 600cc. Si arriva alla corda con una facilità disarmante. Son queste le sensazioni che ti portano ad osare sempre di più".

Sensazioni recepite: pensiamo adesso a divertirci sempre di più. Dopo alcuni turni mi sento in splendida forma: conosco oramai decentemente la pista, riesco a spalancare presto il gas e frenare tardi. D'un tratto mi trovo davanti, sul rettilineo principale del circuito, un casco ed una tuta familiari: è proprio Troy che "passeggia" e mi attende!

Avete presente quella luce sinistra che risplende nel vostro occhio? Quella sensazione che, in maniera del tutto irrazionale, vi fa pensare "Ok, questa è la mia occasione"? Si esatto, proprio quella. "Non sarò Colin Edwards va bene, però voglio dare il meglio di me stesso": entro in curva pinzatissimo, spalanco presto - sia benedetto il traction control - e lascio scorrere la Panigale a velocità impensabili fino al giro precedente. Pennello traiettorie alla perfezione, mi chiudo il più possibile lungo il rettilineo da oltre un chilometro. Entro nella zona mista di Yas Marina, curva veloce sulla destra che chiude, con l'Hotel ed i suoi balconi terribilmente vicini. Fa nulla: imposto la novanta gradi sulla destra, poi subito la sinistra sotto il ponte....e lui mi infila!

Non contento, in tutta disinvoltura, esce dalla curva, in accelerazione si gira, mi guarda, mi da un cenno d'intesa e parte con una derapata a ruota fumante lunga un centinaio di metri buoni. Con gli occhi ancora sgranati (e con quella luce "stranamente" spenta) provo a tenergli - inutilmente - la coda per qualche curva, cercando di carpire le sue traiettorie. Mentre vedevo inesorabilmente il mio idolo sparire all'orizzonte, un mantra riecheggiava nella mia testa: "Prima regola del tester: portare a casa moto e pellaccia". Tradotto in termini più consoni: non fare l'idiota, che a ritrovarsi nelle vie di fuga ci vuol poco.

Lo ammetto: è stato un momento di rara bellezza: poter assistere ad un saggio di bravura di uno dei tuoi idoli, e non vederlo più fino al rientro in pit-lane dove ad accoglierti c'è proprio lui che, con quel suo sorriso australiano ti dice "That was a present for you, guy".

Prossima puntata: in sella alla MV F3 800 con Marco Lucchinelli. Voi? Avete mai avuto esperienze in sella, in compagnia dei vostri beniamini? Scriveteci sulla nostra pagina Facebook

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