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MotoGP, Test Valencia: chi sale e chi scende

Marquez non perde il vizio. Soprese Espargaró e Smith, dubbi per Rossi e Ducati

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L’ultima bandiera a scacchi è sventolata sul rettilineo di Valencia ieri sera. I piloti sono rientrati ai box dopo il primo assaggio di 2014, si sono tolti tuta e casco e preparati alle meritate vacanze. I tre giorni di test hanno però dato già un quadro chiaro di quale sia la situazione per il prossimo anno. Se Honda e Yamaha dovranno solo affinare le proprie MotoGP, Ducati ha avuto un’ulteriore conferma che la aspetterà un lungo inverno. La pausa servirà anche a Rossi per fare mente locale sui problemi, perché potrebbero non essere solo i ‘soliti’ tre a dargli qualche grattacapo nella prossima stagione. Le Case giapponesi hanno fatto scendere in pista le loro Open, a Iwata il primo round.

Il primo giorno si prende il meritato riposo dalle fatiche mondiali, negli altri due fa sapere che il numero 1 non gli piace solamente sulla carena. Marc Marquez ha ripreso da dove aveva interrotto, sfiorando il record nell’ultima giornata, complice anche una pista in perfette condizioni. La Honda era già una (quasi) perfetta macchina da guerra e la 2014 non tradisce le aspettative. L’obiettivo è quello di migliorare la velocità a centro curva e ci stanno riuscendo. Yamaha deve correre ai ripari.

Anche nei test l’unico ad avvicinare Marquez è stato Lorenzo. La coppia di spagnoli si è battuta per tutto il campionato, ma se la prima battaglia il maiorchino l’ha persa, la guerra continuerà anche il prossimo anno. A Iwata stanno lavorando per metterlo nelle migliori condizioni, Jorge non si è tirato indietro neanche nell’unica giornata di prove divisa con il rivale. Il miglior saluto, prima dell’inverno.

Pol EspargaroLa famiglia si è riunita e i due fratelli Espargaró non hanno deluso. Pol è salito per la prima volta su una MotoGP e dopo appena tre giorni si è permesso il lusso di stare vicino a piloti ben più esperti. Guidare un mille non è un gioco da ragazzi, ma la M1 si dimostra amichevole e Polyccio un pilota dal polso pensante. Un più per l’assenza di cadute. Neanche Aleix ha scherzato sulla Yamaha Open. La moto è ancora da sistemare (sia nell’elettronica che nelle sovrastrutture) ma la base è buona e il primo round contro la Honda vinto.

Sorpresa della tre giorni è Bradley Smith. Il pilota più criticato all’arrivo in MotoGP si preso una piccola rivincita, permettendosi di fare meglio anche di Lorenzo. L’inglese nella sua stagione di esordio è cresciuto e questo ultimo test è stata la ciliegina sulla torna. Il letargo per lui sarà più dolce.

Valentino RossiTutti gli occhi erano puntati sul box e su Silvano Galbusera, il successore di Burgess. Impossibile aspettarsi rivoluzioni in due giorni, ma le parole di Valentino Rossi dopo essersi tolto la tuta per l’ultima volta quest’anno non lasciano tranquilli. “Ho faticato e non so il perché”, il riassunto. L’obiettivo era raggiungere i primi tre, il problema è che bisogna anche guardarsi le spalle dai nuovi arrivi e dalla crescita degli altri giovani. Il 2013 si congeda con più dubbi che certezze, il 2014 dovrà iniziare sotto un’altra stella.

Ai tre decimi di differenza fra MotoGP e Production Racer di cui parlava Nakamoto nessuno ci credeva, ma la RCV1000R è sembrata essere più in ritardo sullo sviluppo del previsto. Nicky Hayden, quello che dovrebbe essere sulla carta il suo migliore interprete, è parso più opaco di quanto era lecito aspettarsi e il tempi lo hanno confermato. Difficile che Honda si accontenti e l’inverno è lungo, per ora la moto è rimandata a Sepang.

Andrea DoviziosoLa distanza tra il Giappone e l’Italia l’ha spiegata Crutchlow in poche parole: “mi hanno chiesto di fare una curva come fossi sulla M1, è quella in cui sono caduto”. La bestia rossa ha svelato la sua faccia all’inglese e il ritratto che ne ha fatto è identico a quello di tutti i suoi predecessori. I test sono stati importanti soprattutto per Gigi Dall’Igna, chiamato a domare la riottosa cavalcatura. Non servono miracoli per la Ducati, ma programmi chiari e scelte azzeccate. Il curriculum dell’ingegnere dice che la sfida è alla sua portata.

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