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MotoGP, Motegi: il Bello, il Brutto e il Cattivo

In un GP dove è mancato solo Godzilla, Lorenzo e Marquez preparano Valencia


Basta un elicottero per tenere ferme un ottantina di moto. Se in Australia si pensava di avere toccato il fondo, in Giappone si è cominciato a scavare. Il meteo dà una mano e l’organizzazione ci mette del suo, tutto per mandare in scena il Gran Premio più corto della storia. Due turni di prove e poi la gara, come in minimoto, si scherza, ma da ridere c’è ben poco. Nel caos di Motegi, l’unico a guadagnarci è Pol Espargaró, il primo campione del mondo della stagione. In Moto3 vince chi rimane in piedi. La MotoGP è l’apoteosi di Lorenzo, con Marquez che non rinuncia a una caduta ma poi non sbaglia in gara. Sostanzioso antipasto e a Valencia arriverà a portata principale.

IL BELLO – E’ stata una gara per palati fini, senza sorpassi ma con una tensione che accompagnato ogni singola curva. Jorge Lorenzo ha mostrato come la perfezioni non sia solo un ideale, Marc Marquez che l’aggettivo debuttante per lui non ha valore. I due si esaltano nel confronto, la loro luce oscura tutti gli altri. Non sono mai arrivati al confronto diretto, ma hanno incantato ugualmente. Per la sfida finale, non ci potrebbe essere ring migliore di Valencia. Fuori i secondi.

IL BRUTTO – Madlin gli ha dato della ‘femminuccia’, di solito si parlava di lui come un ‘mammone’, Ben Spies rimane uno dei più grandi talenti che non sono riusciti a sbocciare in MotoGP. A Laguna Seca si era presentato sorridente e fiducioso, a Indianapolis il sogno si è interrotto. In Australia è arrivata la notizia del ritiro. Non porterà più la bandiera a stelle e strisce sui circuiti di tutto il mondo. Un grande peccato, non solo per gli americani.

IL CATTIVO – L’attesa per Godzilla nel paddock è stata spasmodica, ma il mostro verde deve avere sbagliato strada. Sarebbe stato il degno completamento di un GP iniziato all’ombra tossica di Fukushima, rinfrescato da un tifone e scosso da un terremoto. A parte il bellissimo museo Honda, nessuno capisce bene il motivo in cui si debba andare a correre a Motegi, circuito così sperduto che pure gli ospedali sono un optional se non si raggiungono via area. Di farne a meno non se ne parla, speriamo che almeno si prendano provvedimenti per tappare le sempre più grandi falle.

Dani PedrosaLA DELUSIONE – A Motegi è stata solo la matematica a dare il giudizio finale sulla stagione di Dani Pedrosa. Partito come punta della Honda, il catalano si è ritrovato gregario di un debuttante. Di lui si dice che sia velocissimo (vero) e capace di vincere solo quando non serve a nulla (altrettanto vero). È anni che combatte ad armi pari con i migliori, ma il finale è sempre lo stesso. A Motegi si aspettava almeno un acuto, ma si è sentita un'altra stecca. Meglio pensare al prossimo anno.

LA SORPRESA – In Moto3 è successo di tutto e di più. Anche studiando a tavolino tutte le combinazioni per arrivare all’ultimo GP con tre sfidanti così vicini, non si sarebbe riusciti a fare di meglio. Tutti in 5 punti, come dire che chi vincerà a Valencia si porterà a casa il piatto completo. Cadute, scontri, sorpassi, tutto il meglio della classe cadetta in 40 minuti di gara. I tifosi ringraziano.

LA CONFERMA – Era partito in Qatar da predestinato, a un certo punto le previsioni sembravano essere completamente sbagliate, poi il destino ci ha messo una pezza. La vittoria finale di Pol Espargaró forse non ha entusiasmato, perché conquistata in assenza dei due avversati diretti. Rimane il fatto che lo spagnolo se l’è meritata e non si può fargli una colpa se la fortuna un po’ lo ha aiutato.

Valentino RossiL’ERRORE – Errare è umano, perseverare valentiniano. Rossi ha commesso lo stesso sbaglio per due giri consecutivi alla stessa curva. La prima volta gli è andata bene, la seconda peggio. Per sua stessa ammissione, il podio non sarebbe comunque arrivato. Niente di peggio che vedere l’obiettivo a un passo e non riuscire mai ad afferrarlo. L’ultima occasione fra una decina di giorni, o poco più.

IL SORPASSO – Per un Marquez sconfitto ce n’è un altro vittorioso. Si chiama Alex ed è la dimostrazione che il DNA non è un’opinione. Mini Marquez e maxi gara,  senza obiettivi mondiali si prende la soddisfazione della prima vittoria. A Valencia sarà lui l’ago della bilancia per il titolo?

LA CURIOSITA’ – Gran lavoro della Direzione Gara dopo il GP, con punti che fioccano sulle licenze. Uno a Isaac Viñales che centra Salom, due a Jack Miller che si fa largo a spallate, uno a Cudlin al quale le bandiere blu ricordano solo il colore dell’oceano.

IO L’AVEVO DETTO – Il paddock compatto “Motegi è una pista Honda”, e non solo per il certificato di proprietà. Lorenzo non era d’accordo.

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