Nel mondo delle corse, da qualche anno si parla spesso di come la Spagna abbia battuto l'Italia nel suo punto forte: il vivaio. Dopo generazioni ricche di nomi di campioni (da Ubbiali ad Agostini agli albori, passando per Lucchinelli e Cadalora negli anni '80, culminando con Capirossi, Biaggi e Rossi a cavallo del secolo) il Bel Paese ora stenta a trovare nuovi piloti in grado di far sventolare il tricolore sul podio. L'assioma vale per il motomondiale ma, a ben vedere, lo stesso non si può dire della SBK. In particolare dei campionati Stock, dove gli "azzurrini" viaggiano col vento in poppa.
Partendo dalla 1000, il titolo verrà quasi sicuramente assegnato questo fine settimana, incoronando per la seconda volta consecutiva il transalpino Sylvain Barrier su BMW. Restano tuttavia le buone prestazioni di Niccolò Canepa (unico teoricamente ancora in lizza per il mondiale) ed Eddi La Marra, che insieme hanno raccolto otto podi ed una vittoria (il ferentino ad Assen) sotto l'egida del team Barni Racing Ducati. Ha evidenziato buone potenzialità anche Lorenzo Savadori, due volte sul podio (vincitore a Monza) e sesto in campionato. È in questo campionato, peraltro, che si sono formati alcuni volti noti in classe regina come Michel Fabrizio, Ayrton Badovini, e Davide Giugliano.
Insomma, i potenziali "ricambi" per la SBK di domani non mancano. Il valore propedeutico delle classi minori sembra infatti maggiore tra le derivate di serie che nel mondo dei prototipi. Basti pensare alle prestazioni incoraggianti di Canepa in SBK, prima a Donington poi a Laguna Seca.
La 600 poi è stata fin qui terra di conquista per gli italiani: sei vittorie su otto gare disputate, con Morbidelli (2), Nocco (2), Gammarino (1) e Morrentino (1) sugli scudi. Tre di loro sono ancora in lotta per il titolo, con Morbidelli in testa alla classifica con sei punti di vantaggio su Gamarino, e tutto si deciderà probabilmente a Jerez.
In fin dei conti, la Stock ci consegna un bottino forse non ricco come nell'età dell'oro del motociclismo italiano ma di tutto rispetto, specialmente se confrontato all'unico podio ottenuto fin qui dai nostri tra Moto3 e Moto2. La giovane Italia a due ruote forse non cammina ancora saldamente sulle sue gambe, ma continua a crescere. Bisogna solo saper guardarsi intorno.