"È un poema […] una qualità della luce, un tono, un'abitudine, una nostalgia, un sogno", scriveva John Steinbeck di Vicolo Cannery (Cannery Row) a Monterey, e lo stesso si potrebbe dire per il "cavatappi" (corkscrew) di Laguna Seca, che dalla cittadina più volte teatro dei racconti dello scrittore americano dista una manciata di miglia. Uno dei luoghi più iconici delle corse su due ruote, spettacolare tanto per chi lo affronta che per chi lo osserva.
Per raggiungerlo bisogna arrampicarsi sulla cima di una collina irta e polverosa, in una sorta di pellegrinaggio profano verso il tempio del sorpasso. Il vento si fa più intenso mano a mano che la scalata prosegue, portando sabbia sui vestiti ed alle orecchie il dolce rumore dei motori che scendono per un istante di giri prima dello scoppio gioioso, quando i piloti si inclinano verso destra per ridiscendere. Zanardi ne ha fatto un manifesto su quattro ruote, Rossi (e Marquez) su due, ma la leggendaria "esse" in discesa con staccata cieca dopo un rapido scollinamento è poetica anche a motori spenti.
Il "cavatappi" è l'apice, letterale e figurato, del motociclismo romantico che pervade Laguna Seca, una pista modellata dall'ambiente circostante (il fondale di un lago prosciugato, da qui il nome), e non viceversa come (troppo?) spesso accade nei tracciati di più recente costruzione. Sulla cima, tra le fronde dei pochi alberi, gli astanti ammirano in religioso silenzio il passaggio dei piloti. Più simile ad un rito islamico (ad eccezione dei chioschi di birra abbarbicati sulla collina), con i fedeli che manifestano il proprio credo in modo solitario, piuttosto che ad una messa cristiana di massa. Lo spettatore abituale osserva raccolto, e tra un giro e l'altro regna una quiete in netto contrasto con l'atmosfera di una corsa.
Per chi la vede per la prima volta, Laguna Seca ha l'effetto di una macchina del tempo, che riporta all'età dell'oro delle due ruote. Non box, ma tende ospitano i team AMA. Quelli della SBK sono comunque alloggiati in una struttura spartana rispetto alle controparti di altre piste, ed i piloti, al posto dei motorhome, si riposano in container arredati adiacenti ai box. Persino la sala stampa, pur mantenendo tutte le funzionalità del caso, è racchiusa in un tendone. Qui il "circus" torna alle origini, senza trucchi o fronzoli. Solo domatori, alle prese con leoni da 200 e rotti cavalli. Uno spettacolo da non perdere.