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MotoGP, Rossi-M1: tutti i segreti del 4° posto

A Valentino manca ancora la costanza. Problema anche di consumi e dei vantaggi della Honda

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Valentino ci aveva scherzato su nel 2004: passato alla Yamaha arrivò al GP di Italia dopo due quarti posti consecutivi. Per la gara di casa presentò una livrea speciale del casco con una colorazione che simulava il legno e una medaglia dello stesso materiale disegnata sulla testa, simbolo appunto della posizione ai piedi del podio. In questa stagione il numero 4 sta ritornando, e più di quanto si aspettasse. In totale i quarti posti sono stati 6 su tredici gare, gli ultimi quattro consecutivi. Una maledizione, tanto che dopo l’ennesimo piazzamento anche nella gara di kart a favore della Fondazione Simoncelli, il mercoledì prima del GP, lo stesso Dottore ha detto con il sorriso, “anche lì sono arrivato quarto”.

Sorriso di circostanza, perché non c’è niente di peggio che essere il primo degli ultimi. Il quarto posto di Misano è però stato diverso dagli altri, perché in questa occasione Rossi si è dimostrato veloce. Sul giro secco in gara ha pagato appena 52 millesimi da Lorenzo e 137 da Marquez, mentre è stato 35 millesimi più rapido di Pedrosa, che gli è arrivato davanti. La prestazione singola è al livello dei migliori, manca la costanza.

IL TORDUCTOR, QUESTO CONOSCIUTO - I punti di forza della Honda si conoscono e sono più volte stati sottolineati dal Dottore: “sono migliori in frenata e chiudono meglio la curva, Marc e Dani guidano con uno stile tipo supermotard”. La M1 recupera con la velocità in percorrenza, ma gli hondisti entrano più stretti e anche la loro traiettoria è più vicina all’interno. “Ce ne siamo accorti – ha commentato Jeremy Burgess in un articolo pubblicato da Motor Sport Magazine Si inseriscono meglio in curva. Hanno qualche piccolo trucco più di noi, come il modo con cui misurano la coppia”.

Il tecnico australiano si riferisce al torductor, si tratta di un sensore montato sull’alberino del cambio che misura coppia e potenza del motore attraverso le variazioni magnetiche con un margine di errore intorno al 1%. Questo significa avere dati molto precisi da inviare alla centralina per la gestione di freno motore e di tutti gli altri parametri. Più precisione, che permette di ottenere migliore fluidità e regolazioni ottimali anche di tutti i sistemi elettronici per il controllo dell’erogazione.

Sarebbe questo il segreto di Honda che, raggiunta da poco sul cambio seamless, dimostra di avere altri assi nella manica.

Valentino Rossi e Cal CrutchlowPIU’ PESI, PIU’ CONSUMI - I problemi di Valentino non sono solo legati alla sua moto, ma anche al suo peso. A differenza delle altri classi, in MotoGP non esiste un limite di peso che comprenda moto e pilota e per Rossi i guai arrivano dai consumi. “Siamo sempre al limite per quanto riguarda il carburante” ha confermato Burgess. Lo stesso Valentino ha spiegato più volte come debba tagliare la potenza nei giri finali e, ciò nonostante, sia in Qatar che a Silverstone, la sua M1 è rimasta a secco nel giro di onore.

Un problema anche per Cal Crutchlow che, in una nostra intervista, si è dimostrato preoccupato per Motegi: “sia io sia Valentino dovremo tagliare la potenza in maniera significativa”. I fantini Dani e Marc non hanno questi problemi e nemmeno Jorge, che ha anche uno stile di guida redditizio per i consumi. Il regolamento non aiuta in questo senso, obbligando le MotoGP a portare a termine la gara con 21 litri di benzina, che diventeranno 20 il prossimo anno. Probabilmente un limite troppo basso, considerando che le SBK (moto di derivazione stradale) sono ben più assetate delle cugine da corsa.

Fin qui la disamina tecnica per i problemi di Valentino. Ci sarebbero tanti altri aspetti da considerare, come l’età, le motivazioni, la capacità di reazione. Ma in mezzo a tanti quarti posti, in questa stagione c’è anche stata una vittoria. Il momento di arrendersi non è ancora probabilmente arrivato.

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