Almeno il cognome, ai più disattenti, può sembrare italiano. In casa nostra, Lorenzo vince da tre anni e dopo l’ultima gara potrebbe continuare per altrettanti. Jorge, dopo Silverstone, sta continuando a caricarsi, solo che Marquez non è una roccia solo in pista, ma anche mentalmente. Altro che fantastici quattro, magnifici tre, improbabili cinque, qui la lotta è solo a due. Meglio farsene una ragione. Rossi sembra saperlo già da un po’, Pedrosa sta incominciando a capirlo. Le buone notizie arrivano dal pubblico, numeroso nonostante le poche speranze di festeggiare già prima di varcare i cancelli. I tifosi italiani tengono botta e sono tornati sulle tribune, speriamo che i piloti seguano il loro esempio per il podio.
IL BELLO – Il cuore batte ancora, anche se da applaudire ci sono solo spagnoli. Lorenzo ha suonato il suo assolo fra colline di cappelli e magliette gialle, senza (troppi) brutti fischi sotto al podio. I 50mila sugli spalti hanno potuto assistere a una lectio magistralis, forse noiosa nella sua perfezione tecnica ma da applausi per l’esecuzione. Jorge è il Re d’Italia, difficile spodestarlo.
IL BRUTTO – Era già successo al Mugello, e questa volta repetita non iuvant. Il miglior italiano in gara è stato il ‘vecchio’ Rossi, poi un 12° posto con Pasini (altro pilota non esattamente di primo pelo) in Moto2 e un 8° con Antonelli in Moto3. I senatori hanno il fiato corto e i debuttanti non tengono il ritmo. Inutile lamentarsi della Spagna, bisogna solo rimboccarsi le maniche.
IL CATTIVO – Neanche San Marino fa più miracoli. Il rito domenicale della Ducati è sempre uguale, una lotta in famiglia a cui qualche volta vengono invitate anche una Art (quella di Espargaró) o una Yamaha (quella di Smith). I giapponesi lunedì provavano le moto 2014, nei box della Rossa si lavorava su fantomatici bilanciamenti. Di dati ormai ce ne dovrebbero essere abbastanza, ma neanche tutti insieme riescono a far uscire una novità.
LA DELUSIONE – La quarta piazza d’onore consecutiva ha lasciato l’amaro in bocca a Takaaki Nakagami. Grande amico di Tomizawa, l’ha salutato la prima volta che è passato venerdì in moto sul luogo dell’incidente e gli ha reso omaggio a fine gara. La delusione di non avere potuto dedicargli la vittoria è comprensibile, ma il giapponese sta riportando in alto il Sol Levante.
LA SORPRESA – Per una volta la palma d’oro delle CRT è andata a Colin Edwards, pilota le cui prestazioni sono inversamente proporzionali all’avvicinarsi della scadenza del contratto. Meno tempo manca, più sono buone. Deve ringraziare anche Aleix, senza la falsa partenza sarebbe andata a finire diversamente.
LA CONFERMA – L’eterno secondo, sta passando al terzo posto. Cambiano le piste, passano le domeniche e Dani Pedrosa continua a non essere incisivo. Il catalano non è una seconda guida, ma corre come se lo fosse. L’unico guizzo, quando ha restituito il sorpasso a Marquez. È durata poco. La Honda il seamless ce l’ha da tempo, ma non basta a Dani per cambiare marcia.
L’ERRORE – E meno male che sbaglia, recuperando un po’ di fallace umanità. Marc Marquez riconosce i suoi errori, ma sono piccolezze per chi corre in MotoGP solo da pochi mesi. Anche quando non è perfetto arriva secondo, c’è chi farebbe carte false per lo stesso risultato.
IL SORPASSO – Ancora Marquez, che non sorpassa gli altri piloti ma li salta. Come birilli in un esame per la patente. Prima Rossi, poi Pedrosa. Si diverte lui e i divertiamo noi in una gara che altrimenti sarebbe stata uccisa dalla fuga di Lorenzo. Cosa chiedere di meglio?
LA CURIOSITA’ – Agostini è meglio di Hailwood. Questo il risultato di un piccolo sondaggio nella conferenza stampa del giovedì. Mino ha incassato 6 voti su 6 da Rossi, Marquez, Lorenzo, Iannone, Suppo e Jarvis. Almeno una volta, abbiamo vinto noi.
IO L’AVEVO DETTO – “Non farò da gregario a Lorenzo”. Rossi è stato di parola, ma probabilmente il quarto posto non era quello che intendeva.