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MotoGP, Spies: la caduta? E' stata colpa mia

"Mi sento come se fossi andato sotto un treno. Tempi di recupero di qualche settimana"

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Spies è sdraiato sul divanetto. Nonostante il caldo bestiale, è sotto una coperta di lana. Spalle sono fuori dalla coperta, sulla destra, una cicatrice lunga una spanna, souvenir dell'intervento precedente. Sulla destra, un tatuaggio. Ed è ciò che sta sotto il tatuaggio che fa male, ed è di quello che parla. “Ieri il dolore era più forte, ora va meglio. Ma la situazione non è cambiata molto. Il giorno dopo ti senti sempre come se fossi andato sotto un treno". , il giorno dopo al texano non resta che riflettere sul suo errore e sull’ennesimo infortunio che lo terrà ancora una volta lontano dai campi di gara.

E’ stato un mio errore, un stupido errore – ammette – In prima marcia il controllo di trazione non funziona, ma su questo circuito quando si esce si rimane in prima fino all'uscita della curva 4, forse ha anche influito il fatto di non avere corso per tanto tempo. Non era una cosa che avevo in mente. La colpa è comunque soprattutto mia e cambia poco sapere l’esatta dinamica, alla fine la situazione non cambia. Non ero neppure al limite. Non ho fatto niente di diverso. Solo che se avessi guidato di più la moto, qualcosa sarebbe scattato in automatico nella mia testa. E' stato un po' come l'errore di Lorenzo a Laguna nel 2011”.

E il fattaccio è successo forse nel momento peggiore. “Nel GP di casa e alla prima di tre gare consecutive” riflette. A Brno non ci sarà, sostituito da Pirro, e probabilmente neanche a Silerstone. “L’infortunio non è grave come il precedente, non ci vorranno tre o quattro mesi per recuperare ma qualche settimana sì – spiega – Non voglio saltare a conclusioni affrettate. Voglio sottopormi agli esami medici e per scoprire esattamente l’entità dell’accaduto”.

Nella sua mente, ora si mischiano rabbia e delusione. “Per tutti i miei tifosi, per la Ducati, per i ragazzi del team – continua – Hanno lavorato veramente bene, in poco tempo eravamo riusciti a mettere a punto la moto. Ero 12°, vicino a Dovizioso e agli altri piloti della Ducati, me la potevo giocare con loro”.

Rimane invece solo la consapevolezza di un’occasione sprecata.

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