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MotoGP, Rossi: Stoner tornerà e io ci sarò

"Con lui campionato ad altissimo livello. Il titolo quest'anno? Sono ancora in lotta"

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Non sempre le vacanze rimettono in forma, Valentino Rossi è arrivato a Indianapolis con qualche male non proprio di stagione. “Tutta colpa di una notte in cui ho dormito con l’aria condizionata accesa. Ho di tutto: influenza, raffreddore, naso chiuso, ho fatto un viaggio in aereo di inferno – spiega – Ma adesso va già un po’ meglio”. Qualche aspirina e domani sarà pronto per risalire sulla M1, a poco tempo di distanza dall’ultima volta. “I test a Brno sono stati importanti per vari motivi – dice – E’ stato un po’ come disputare un piccolo Gran Premio in mezzo alle vacanze. Utile per passare tempo sulla moto e magare per farsi trovare più pronti per la gara”.

CON STONER UN MONDIALE AL TOP - E non stato il solo a passare l’estate su una MotoGP, anche la sua vecchia conoscenza Casey Stoner ha seguito il suo esempio. Il primo commento è sotto forma di battuta, “pensavo che, dopo il casino che ha fatto e tutto quello che ha detto, non tornasse prima di due o tre anni, invece è di nuovo qui”. Valentino non crede che il test rimarrà un episodio isolato, “è solo una mia supposizione – specifica – ma non penso che se Honda organizzi una serie di prove queste siano solo fini a se stesse. Se tornasse il campionato diventerebbe di altissimo livello, con cinque o sei piloti in lotta per il titolo. Si potrebbe paragonare alla 500 degli anni Ottanta”.

IN MOTOGP ALTRI DUE ANNI - Il Dottore lo aspetta perché non pensa ancora di dire basta con le corse. “E’ un po’ presto per parlane adesso – dice – Dipenderà da molti fattori, se sarò capace di lottare per il podio, la vittoria e il campionato. Mi piacerebbe continuare per altri due anni con Yamaha. Le possibilità di correre con la Suzuki sono chiacchiere da bar, complice il fatto che Brivio è team manager”.

NIENTE TEAM, SOLO UNA SCUOLA - Valentino ha fatto anche chiarezza sulle voci che lo vorrebbero in Moto3 con un team nel prossimo anno. “Le cose stanno diversamente – le sue parole – Abbiamo cominciato a lavorare con un gruppo di giovani piloti che corrono nel mondiale, nell’italiano e nel CEV. Abbiamo chiamato questo progetto VR46 Riding Academy. Diamo loro un aiuto anche per trovare una buona moto per la prossima stagione, ma non faremo una nostra squadra”.

CRUTCHLOW PUO' FARCELA - Ma non c’è solo il futuro nelle risposte del Dottore. Il passaggio di Crutchlow in Ducati è l’occasione per parlare anche del passato. “Cal voleva una moto ufficiale – commenta la decisione dell’inglese – e forse ha pensato che Yamaha non desse abbastanza importanza al suo lavoro. In Ducati avrà molta gente che lavorerà per lui. Sarà una grande sfida, sia io che Dovizioso abbiamo avuto problemi nel cercare di portare la moto al top. Cal però ha un differente stile di guida, è molto forte, non vedo perché non dovrebbe farcela. Non ho consigli da dargli, all’inizio sarà dura, la Desmosedici è più difficile da portare al limite che la M1, ma in Ducati sanno di dovere lavorare molto. Sarà interessante scoprire cosa succederà”.

COL SEAMLESS MEGLIO IN GARA - In attesa di conoscere il futuro, la mente di Rossi ora è concentrato sul presente e sul nuovo cambio seamless. “Le prime sensazioni sono state molto positive – afferma il Dottore – Mi piace molto, ma non è ancora pronto per essere portato in gara, c’è ancora molto lavoro da fare. Io e Jorge stiamo spingendo per averlo il prima possibile, ma dal Giappone ci dicono di stare calmi. E’ un componente importante e bisogna essere sicuri al 100% prima di poterlo usare”. Forse un piccolo inconveniente a Brno c’è stato, quando Rossi si è fermato nelle vie di fuga con la M1 bloccata. “Ma no – scherza – ero solo stanco e non avevo energie per ritornare ai box”.

Su una data precisa per il suo utilizzo non si sbilancia. “Non so nemmeno se possa essere montato sui motori che stiamo usando – sottolinea – Spero di sì, se dovessimo aspettare l’ultimo propulsore non se ne parlerebbe se non per le ultime tre gare”. Dopo due giorni di prove si è fatto giù un’idea precisa dei suoi vantaggi. “La differenza non la fa sul tempo nel giro secco – spiega – Si parla di un miglioramento di due decimi, secondo me è minore. Diversa la situazione sulla distanza di gara, in quel caso rende la moto più facile da portare al limite e più stabile sia in accelerazione che in frenata. Questo comporta un minore stress per le gomme e anche minore probabilità di fare errori. Lo stile di guida non cambia, ma puoi sfruttare il cambio meglio, anche negli angoli di piega più accentuati. Ti permette di usare qualche trucchetto per andare più veloce”.

MARQUEZ NON E' IL FAVORITO - A Indianapolis dovrà accontentarsi di quello standard, “quando lo riusi la differenza è chiara”, e vedersela oltre che con Marquez, anche con Lorenzo e Pedrosa di nuovo in forma. “Arrivo da un paio di gare in cui sono andato abbastanza bene – ricorda il pesarese – e l’obiettivo è continuare su quella strada. Mi sono chiesto in queste settimane chi sia il favorito per il titolo e non son certo sia Marc. Jorge e Dani, quando stavano bene, gli sono arrivati spesso davanti”. Valentino dovrà inserirsi nella lotta, ricominciando da una pista che non ha mai digerito del tutto. “Mi piacciono il posto e l’atmosfera, ma non il tracciato – ammette – Il suo disegno è stato studiato per girare nel senso contrario, le curve sono strane e i diversi tipi di asfalto una complicazione in più. Penso sia la gara più difficile della stagione”.

SONO ANCORA IN LOTTA PER IL TITOLO - Questa seconda metà della stagione sarà decisiva, “e un po’ mi preoccupa, perché è proprio dove la Honda ha fatto la differenza lo scorso anno”. Il morale però è alto e Rossi ha dimostrato di sapersi ancora divertire in sella. “Non si corre solo per quello, ma anche – descrive il suo approccio – Quando voglio solo divertirmi vado in moto con i miei amici al ranch, in MotoGP serve anche alto: c’è la sfida contro se stessi e gli altri, la voglia di dimostrare di essere il migliore e di soffrire”. Magari soprattutto di Marquez, dopo il sorpasso al Cavatappi. “L’ho rivisto – dice Valentino – è stato molto ‘coreografico’, l’aveva studiato prima. E’ stato bravo a sfruttare il momento giusto e ha avuto fortuna di avere trovato proprio me”.

Quell’episodio è alle spalle e non ha scalfito le convinzioni del Dottore. “In classifica sono a 46 punti da lui, sono ancora in lotta per il mondiale” assicura.

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