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MotoGP, Motori: Yamaha col fiato corto, Honda OK

A metà stagione Lorenzo e Rossi già al quarto propulsore, in Ducati tutto sotto controllo


Metà della stagione e passata, fra una decina di giorni inizierà l’ultima e decisiva. I piloti si dividono fra vacanze, test e riabilitazioni e non sono solo loro a fare i primi bilanci dopo il giro di boa. Anche per gli ingegneri è tempo di tirare le somme e pianificare i restanti nove Gran Premi.

Il regolamento MotoGP è infatti molto severo in tema di motori, da quest’anno ogni pilota ne ha a disposizione appena 5 per le 18 gare e se si sgarra il pegno da pagare è quello di partire dalla pit lane. Una penalità non da poco se si è in lotta per il titolo, uno di quegli imprevisti capaci di cambiare le carte in tavola.

YAMAHA SORVEGLIATA SPECIALE – La più a rischio, sotto questo aspetto, è la casa di Iwata. Tutto è nato a Barcellona, quando sia un propulsore di Lorenzo che uno di Rossi sono stati ritirati. I tecnici avevano riscontrato un problema tecnico e hanno preferito in via precauzionale spedire i motori in Giappone. Lin Jarvis aveva confermato l’inconveniente, ma aveva anche garantito di avere “un piccolo margine per gestire la rotazione”. Il fatto di non correre al Sachsenring ha aiutato in questo senso Jorge, mentre la situazione di Valentino appare più critica. Anche il pesarese ha già punzonato il quarto motore, il secondo è già stato ritirato, mentre il primo è in stand by. Il Dottore negli ultimi quattro GP ha quindi usato due propulsori, usandone uno per tre gare.

L’allarme non è ancora rosso in Yamaha, ma potrebbe diventarlo. Basta ricordarsi quello che è successo ad Assen l’anno scorso, quando, in seguito alla caduta provocata da Bautista, Jorge dovette dire addio a un motore praticamente nuovo. Se succedesse una cosa simile anche nelle prossime gare la partenza dai box sarebbe quasi certa. Esiste inoltre un altro problema legato all’introduzione del cambio seamless che i due piloti ufficiali stanno provando a Brno. Non è sicuro che il nuovo componente possa essere montato sui motori già punzonati, il che significherebbe un suo possibile utilizzo solo nel finale di stagione. Sul fronte buone notizie, ci sarebbe quella del potere riutilizzare i motori ‘bloccati’, come aveva paventato Jarvis. Migliore, seppur di poco, la situazione di Crutchlow, anche lui al quarto motore ma senza averne ritirato nessuno.

HONDA PRIMA DELLA CLASSE – Fra i più ferventi sostenitori della limitazione al numero dei propulsori c’è sempre stata la Honda e i tecnici di Tokyo non hanno sbagliato un colpo. Il quattro cilindri giapponese sembra un orologio svizzero, tutti e quattro i piloti hanno punzonato il terzo motore in Germania e solo Bautista ne ha eliminato uno dalla lista dei disponibili. Guardando le tabelle di allocazione di Marquez e Pedrosa, sembra che i propulsori della RCV reggano benissimo quattro gare, il che dimostra come oltre alle prestazioni i tecnici della Casa dell’ala siano riusciti a trovare anche un’invidiabile affidabilità. Una bella sicurezza per i suoi piloti.

DUCATI SENZA PROBLEMI – Almeno sotto il punto di vista dei motori, la Rossa non ha niente da invidiare alle più quotate avversarie. Sia Dovizioso che Hayden hanno fatto debuttare il terzo propulsore a Barcellona e abbandonato il secondo in Germania. Nicky ha addirittura disputato sei gare con lo stesso motore. A entrambi i piloti ne rimangono ancora due da usare, una buona possibilità anche per introdurre consistenti novità prima del finale della stagione. Anche se per ora sembra più una speranza che una realtà.

Fra le CRT poco da segnalare, se non che fra i ‘cattivi’ mettiamo Barbera e Petrucci, entrambi all’ottavo motore e con sei già ritirati. Fra i ‘bravi’ la ART, che non solo ha un propulsore nettamente migliore di quello della concorrenza ma anche affidabile. De Puniet è al sesto motore, Espargaro al settimo, ma entrambi ne hanno ritirati solo due.

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