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SBK, Silverstone: il bello, il brutto, il cattivo

Gli outsider fanno saltare il banco. "Fold" italiano, ma non nelle classi minori

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"Signori, fate il vostro gioco". La pioggia caduta a intermittenza durante la domenica della Superbike a Silverstone ha trasformato la placida campagna inglese nel set di Casinó Royale, primo film della saga più recente di James Bond. In condizioni altamente incerte, l'importante non era puntare sul rosso o il nero, pari o dispari, quanto alzare la posta perché, bluff o no, in pochi erano disposti a "venire a vedere". Il copione, già visto ma non per questo scontato, ha messo in scena gare spettacolari e invertito comparse e protagonisti, premiando gli scommettitori più abili a mischiare rischio e calcolo.

IL BELLO – La Honda non è, per usare un eufemismo, la moto più quotata della classe regina e fatica a reggere le puntate al cospetto di Aprilia, Kawasaki e BMW. Tuttavia, Jonathan Rea ha sfruttato le incertezze degli avversari per riportarla sul gradino più alto del podio dopo 10 mesi di assenza. Gli occhi (ed il portafoglio) della Casa di Tokyo sono puntati soprattutto alla MotoGP – e lo stesso vale per Rea – ma con il risultato di Gara 1 sono quattro su sei i costruttori ad aver totalizzato almeno una vittoria nel 2013, e Suzuki ha sfiorato l'impresa in Gara 2. Chissà che ciò non spinga i giapponesi ad investire di più su questa serie…

IL BRUTTO – Se i piloti azzurri hanno dato segnali incoraggianti (vittorie di Nocco e Gamarino nella Stk600, La Marra e Savadori a podio nella Stk1000), non si può dire lo stesso per la massima categoria. La fortuna è cieca, si dice, ma aiuta gli audaci: Melandri, Giugliano, Fabrizio non hanno però osato al momento giusto, pagando a caro prezzo alcune disattenzioni in prova e sono stati costretti in gara a guardare dalle retrovie la lotta per il podio.

IL CATTIVO – Kenan Sofuoglu, già sotto la lente di ingrandimento in passato per mosse "garibaldine", ha aggiunto un nome alla sua (lunga) lista di nemici nel paddock. A prescindere da ogni considerazione sull'attacco a Lowes – che è stato giudicato regolare dalla Direzione Gara – le dichiarazioni innocentiste del turco che esclamava "Che ho fatto?" in parco chiuso a braccia alzate non hanno convinto. Quando si lancia un sasso, non si tolga la mano.

LA DELUSIONE – Dopo aver effettuato la miglior qualifica dell'anno dopo quella del round di apertura, Carlos Checa non è riuscito a sfruttare la seconda posizione in griglia per regalare alla Ducati un altro risultato di prestigio dopo il primo podio ottenuto in Russia con Badovini, ancora una volta miglior ducatista sul traguardo. L'"all-in" dello spagnolo al momento di accettare la sfida Panigale si è rivelato fin qui una catastrofe, e a 40 anni di età le chips scarseggiano…

LA SORPRESA – Le scommesse vincenti di Rea e Baz hanno stupito, ma fino ad un certo punto. Chi ha nulla (o poco) da perdere si gioca tutto in una mano. A sorprendere in negativo è stato invece Tom Sykes, in passato il più veloce in condizioni di aderenza precaria ma ieri insolitamente arrendevole e nervoso. Per giocare tra gli "high roller" serve più calma. È questa, apparentemente, la qualità sulla quale il britannico deve ancora lavorare per essere considerato il favorito al titolo.

IL SORPASSO – La pista larga ha dato spazio al pizzico di follia in ogni pilota, con mosse al limite (e, a volte, oltre) praticamente in ogni categoria. Ha vinto, solitamente, chi ha giocato al rialzo: Rea in Gara 1, Baz in Gara 2. Discorso opposto invece per La Marra nella Stk1000, adescato da Barrier in una battaglia che non poteva vincere con la forza: il talento e la generosità non sono in discussione, serve solo un po' più di calma in certi momenti…

L'ERRORE – In condizioni mutevoli, è difficile parlare di mosse più o meno sbagliate. In Superbike nessuno ha osato il pit-stop, variando solo le percentuali di gas. Nella Stk600, invece, scommessa immotivata per Nocco e Morbidelli sulle gomme da pioggia in Gara 2. Bastava che la squadra suggerisse il semplice "check", ma forse la cupidigia ha preso il sopravvento.

LA CONFERMA – La costanza di Guintoli. Il francese ha saputo giocare al meglio alcune mani difficili, battendo Tom Sykes, l'avversario principale, ora più lontano nella classifica iridata.

IO L'AVEVO DETTO – "Peccato per le bandiere rosse in Superpole, ma il risultato in gara è quello che conta", sentenziò lo stoico Tom Sykes. Peccato che abbia collezionato un 11º e 7º posto, facendo "fold" praticamente subito mentre il compagno di squadra si prendeva il piatto forte.

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