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MotoGP, Sachsenring: il Bello, il Brutto e il Cattivo

La nuova Spagna ha il volto di Marquez, la migliore Yamaha la guida Crutchlow. Passo falso di Rossi

Non c’è niente di peggio di non vincere un mondiale che perderlo. Ed è quello che hanno cercato di fare al Sachsenring Lorenzo e Pedrosa. Mentre rotolovano fra vie di fuga, infermerie e ospedali, il nuovo avanzava e senza sbagliare. L’anello di Sassonia è al suo dito e Marquez da futuro di è trasformato in presente. La Spagna aveva già abbastanza pretendenti al trono, ma il delfino nuota nelle acque della MotoGP come se fosse un oceano che conosce da tempo. Proprio nel giorno in cui Rossi scopre una falla nel suo scafo e Crutchlow porta a compimento l’ammutinamento.

IL BELLO – Nelle prime otto gare, Marc Marquez ha assaggiato più volte il sapore dello champagne che quello dell’asfalto. Il suo talento sopperisce perfettamente alla sua inesperienza e ha mostrato che dietro a un polso destro da esposizione c’è anche un cervello. Inutile dire che è alla sua prima stagione, la storia in segna che il titolo si vince anche al debutto. Lui dice di non pensarci. I suoi avversari sì.

IL BRUTTO – La stagione della Ducati sta prendendo una piega tragicomica. Nel box ci sono più telai che piloti e vanno in pezzi sia gli uni che gli altri. Dovizioso dice addio al telaio ‘buono’ dopo pochi giri, Hayden alla moto prima della gara, Iannone alla sua spalla. Il secondo al giro preso da Andrea era largamente preventivato, come la lotta con l’Aprilia SBK cammuffata di Espargaró. Le promesse continuano, ma nessuno le mantiene. E’ arrivata anche l’idea di vendere le GP13 il prossimo anno, ma nessuno le vuole.

IL CATTIVO – Colpa della pista, delle gomme, dei piloti. Di qualcuno sarà e le cadute si sono succedute nell’indifferenza di chi comanda. Chi guida chiede lo pneumatico asimmetrico all’anteriore, Bridgestone risponde che è irrealizzabile. Si cerca di cambiare la pista, ma i burroni, e forse anche il buon senso, lo impediscono. Se si continua così, il prossimo anno, la soluzione più semplice sembra andare a correre a Hockenheim.

Valentino RossiLA DELUSIONE – Forse l’errore più grosso di Valentino Rossi in Germania è stato quello di non rischiare. A un setup quasi sconosciuto, ha preferito uno più collaudato però non perfetto sulla distanza. Una volta la premiata ditta Vale-Burgess era solita stravolgere la moto anche al buio. Questa volta ha lasciato da parte l’istinto per la ragione. Non sempre funzione e a doversi togliere di dosso la ruggine rossa sembra non sia solo il pilota.

LA SORPRESA – Non sembra vero vedere un italiano sul podio in Moto2, ma Simone Corsi ha messo insieme una gara da pilota esperto e veloce qual è. Ora non deve dimenticarsi di come ha fatto. Bravi anche Corti e Petrucci arrivati per la prima volta nelle “vere” qualifiche. In gara si sono persi, ma hanno dimostrato che il talento c’è. Hanno ancora 10 GP per continuare su questa strada, sperando che il prossimo anno abbiano la moto giusta per mettersi in mostra.

LA CONFERMA – Ogni ferita è un trofeo e Cal Crutchlow sembra la controfigura di Bruce Willis in Die Hard. Più ne prende, più ne dà. Il corpo del britannico era rosso e blu fra abrasioni e botte, ma in moto sembrava fresco come una rosa. Si permette di arrivare davanti a Rossi e di mettere il pepe sulla coda di Marquez. In Yamaha però lo hanno praticamente perso, Ducati ringrazia e i tifosi non se ne fanno una ragione.

IL SORPASSO – I due più belli della MotoGP hanno avuto entrambi lo stesso protagonista: Valentino Rossi. Peccato fosse nel ruolo della vittima. Sia Marquez che Crutchlow hanno detto che è stato divertente vedersela con lui. Il Dottore non ha espresso la stessa gioia.

L’ERRORE – Presunzione, disattenzione, sfortuna. Quale che sia la ragione, Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa meritano entrambi il cappello con le orecchie d’asino e un giro dietro alla lavagna fino a Laguna Seca. A parole entrambi assicurano che non commettere errori è la cosa più importante. La pista li smentisce. Hanno fatto bene il maiorchino a volare subito a Barcellona e il catalano a decidere di non correre. Di eroi ne sono pieni i cimiteri.

LA CURIOSITA’ – Narrano le cronache che l’ultimo belga in pole position fu Didier de Radigues a Spa Francochamps nel 1989. Grazie a Xavier Simeon gli anni Ottanta sono finiti.

IO L’AVEVO DETTO – Andrea Dovizioso giovedì: “so che avere un solo telaio è un rischio, ma mica mi sto giocando il mondiale”. Dopo quattro giri delle prime prove libere anche il primo pensiero se ne era andato.


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