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MotoGP, Rossi & Marquez: doppio ago della bilancia

Una vittoria a testa per le due 'seconde guide' che possono puntare al titolo

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Chiamarle seconde guide sarebbe sbagliato e anche un po’ ingenuo, nel motociclismo raramente si fa gioco di squadra e quando hai Rossi e Marquez nel tuo box forse te ne puoi anche dimenticare. Anche perché il mondiale è appena più di un terzo del proprio cammino e la classica non ha distacchi insormontabili. Quella che sembrava una questione privata fra Lorenzo e Pedrosa si sta aprendo ad altri protagonisti e il ritorno alla vittoria in Olanda del Dottore potrebbe essere stato l’inizio di una sfida a quattro. I numeri danno ancora Dani in testa, 136 punti, Jorge è vicino a 127 e Marc non lontano a 113. Valentino è più distante, 51 i punti da recuperare, ma con 275 ancora in palio nessuno è ancora escluso.

AMICI O NEMICI? – Alla fine dell’inverno i giochi sembravano fatti, Lorenzo e Pedrosa si sarebbero giocati il titolo, agli altri il ruolo di outsider. Marquez però già dalla seconda gara aveva dimostrato che voleva essere della partita. Nelle prime sette gare, effettivamente, Marc è stato di ben poco aiuto al compagno di squadra, togliendo punti a Jorge in appena tre occasioni. A Jerez, il teatro della spallata, poi a Le Mans e Assen, due occasioni in cui il campione del mondo scontava problemi una volta tecnici e l’altra fisici. Riguardando le classifiche, si può dire che il rookie della Honda sia stato ben più utile alla causa di Lorenzo, arrivando davanti a Pedrosa in Qatar, in Texas e in Olanda. Del resto, per sua stessa ammissione, “quando negli ultimi giri hai l’occasione di passare un altro pilota poco importa che sia il tuo compagno di squadra o meno”.

In Yamaha le cose fino ad Assen sono andate diversamente. Valentino non era in grado di combattere contro gli spagnoli, ma a Losail il suo secondo posto fece il gioco di Jorge e ad Assen la vittoria ancora di più. A differenza della coppia Honda, non c’è ancora stato un vero faccia a faccia in pista fra i due, ma è difficile che Rossi, da vecchia volpe qual è, si renda protagonista di certi attacchi ‘alla Marquez’ sul compagno di squadra che rischiano di fare finire a terra entrambi. In più Lorenzo ha dalla sua parte anche Crutchlow, capace di togliere qualche punto prezioso agli avversari.

Valentino Rossi precede Pedrosa e MarquezSOGNI IRIDATI – La situazione è ancora aperta, ma le prossime gare saranno un banco di prova per i due ‘secondi’. Rossi ha riassaporato la vittoria, ma deve ancora dimostrare che Assen non è stato un caso isolato. Per chi ha sottolineato più volte come il modo di correre sia cambiato negli ultimi anni, il successo olandese è stata la conferma che l’adattamento è riuscito. Il pesarese ha vinto alla ‘nuova maniera’, veloce fin dal primo giro, una parte centrale di gara per sfiancare gli avversari e poi il forcing finale per arrivare solo al traguardo. La lezione degli spagnoli è stata assimilata alla perfezione e i test di Aragon sembrano essere serviti a cucirsi addosso la M1. Manca ancora lo scontro diretto con un Lorenzo al 100% e la sicurezza che le nuove regolazioni funzionino su ogni pista, offrendogli una base stabile.

Sulla velocità di Marquez non ci sono dubbi. Anche quando fatica il venerdì, la domenica è sempre nelle posizioni che contano. E’ facile dimenticarsi che sia un debuttante, ma le tante cadute lo ricordano. Marc si è già giocato due ‘jolly’, il primo nel terribile volo alla San Donato e il secondo in Olanda, dove due piccole fratture sono state appena un buffetto guardando a quello che è capitato a Jorge. Però in gara sbaglia poco e con il passare dei GP la sua confidenza sulla moto aumenta. Ha anche la capacità di fare innervosire Dani, una caratteristica che sulla lunga distanza potrebbe pagare.

L’AGO DELLA BILANCIA – La sfida tra il vecchio campione e la giovane promessa era annunciata e, dopo il primo assaggio del Qatar, è tornata prepotentemente in auge. Ma questa volta gli sfidanti sono raddoppiati, perché la loro lotta coinvolge anche Pedrosa e Lorenzo. Valentino e Marc potrebbero essere semplicemente l’ago della bilancia del campionato, ma è un ruolo che sta loro stretto. Entrambi non fanno proclami iridati, continuano a dire di pensare gara per gara senza altri obiettivi, ma questa diplomazia mal si adatta a due piloti di razza e la pista ne rivela il vero volto.

Di fare le comparse sul palcoscenico della MotoGP non ce li vediamo e i due attori protagonisti stanno tenendo gli occhi fissi sui camerini dei loro compagni. 'Dai nemici mi guardi Dio, che dagli amici mi guardo io', un vecchio detto in questo momento molto attuale. Chissà se lo conoscono anche al Sachsenring.

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