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MotoGP, Lorenzo: il limite? Sempre più in là

VIDEO. Jorge pronto per la riabilitazione: "Assen è stata la gara più importante della mia vita"

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Braccio al collo, viso leggermente tirato, fra i corridoi dell’ospedale Jorge Lorenzo sembra un paziente qualsiasi. Eppure pochi giorni prima è riuscito in quella che sembrava la sceneggiatura di un film, ha corso ad Assen, ha lottato e ha finito il GP al 5° posto. Tutto con una spalla fratturata di fresco. Dall’Olanda è poi tornato a Barcellona per ulteriori visite, dove ha incontrato la stampa spagnola. “Ogni giorno mi sento un po' meglio – ha subito rassicurato – e questa è una buona notizia. Inizierò subito la riabilitazione in vista del Sachsenring, all’inizio non potrò sforzare la spalla ma non voglio perdere troppo tono muscolare”.

Il campione del mondo guarda già avanti, anche se in molti ancora non si spiegano come abbia anche solo fatto a pensare di potere correre. “Dopo la caduta credevo che avrei dovuto saltare due o tre GP – ha spiegato – Di solito si aspetta qualche giorno prima di operarsi, ma ho voluto farlo subito perché il dolore era grande, non pensavo a correre. Dopo l’intervento però mi sono sentito subito meglio e ho capito che avrei potuto provarci”.

Jorge ha definito quella di Assen come “la gara più importante della mia vita”. E ha rifiutato ancora una volta l’etichetta di eroe. “Sono fortunato perché mi pagano per fare quello che per me non è un lavoro, ma una passione – ha continuato – Volevo almeno provare a correre, per i miei tifosi, gli uomini della mia squadra, i medici, se non l’avessi fatto mi sarei pentito. Sabato penso di avere dimostrato alcune cose sia a chi mi conosce che a chi no: i limiti esistono ma sono sempre un po’ più in là di quanto si pensi”.  Non c’entra neanche la follia nella sua decisione: “so di avere corso un rischio molto grande – ha ammesso – Se fossi caduto, o avessi commesso un errore, sarei passato da ‘eroe’ a stupido”.

Non è successo e ora Lorenzo è diventato ancora più forte. Grazie alla consapevolezza che quasi nulla gli è impossibile. Il lato umano dell’uomo di acciaio è però venuto a galla una volta arrivato ai box. “In gara ero molto emozionato ma è stato quando sono passato sotto alla bandiera a scacchi che ho realizzato cosa avevo fatto – ha raccontato – Nel giro d’onore non ho potuto trattenere qualche lacrima sotto il casco e ancora meno quando sono rientrato ai box e ho visto tutto la mia squadra che mi stava aspettando e applaudendo”. La meritata celebrazione per chi ha ridefinito il confino tra possibile e impossibile.

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