L’orologio segna qualche minuto alle nove, la serranda del box del numero 99 si alza. Un applauso accompagna la sua apertura, Lorenzo esce e cammina lungo un corridoio di occhi, flash, obiettivi. Con la mano destra si tiene il braccio sinistro, la spalla leggermente abbassata. Lo sguardo fisso, forse un leggero sorriso, come quello di uno che sta preparando una sorpresa che nessuno si aspetta. Arriva al muretto del rettilineo, si appoggia e guarda l’asfalto. Poi torna ai box. Alle sue spalle, i fotografi formano un muro. Valentino si avvicina al compagni di squadra, qualche parola.
Poi Jorge si siede, rientra nel suo mondo quello dove solo lui ha accesso. Quando si infila il casco la trasformazione è completata. E’ passata meno di un’ora da quando è uscito dal centro medico, in quella tuta sembra più piccolo del solito, come se il peso di quella frattura lo schiacciasse. Le due moto sono pronte, sale sulla prima, poi sulla seconda. Alla fine sceglie.
Parte con la sua M1 e lascia dietro di sé macchine fotografiche e gli interrogativi. I suoi uomini incollano gli occhi sugli schermi. La tensione stringe i nervi, il vento soffia e Lorenzo incomincia il suo primo giro. Quando un altro pilota gli si avvicina, il respiro si ferma per un attimo, ma le preoccupazioni sono per gli spettatori, non per il protagonista.
Curva dopo curva il maiorchino comincia a spingere, la prudenza dura appena qualche chilometro poi torna il solito Lorenzo. Ci si dimentica delle corse in aereo, della operazione, della frattura. Sembra che tutto sia stato un brutto sogno. Jorge guida, non porta semplicemente in pista la sua moto. Si toglie la soddisfazione di fare accendere i caschi rossi sullo schermo. A ogni tornata il cronometro si ferma un attimo prima e il nome del campione del mondo sale in classifica. Si ferma dopo un quarto d’ora all’ottavo posto. Sette decimi peggio del suo compagno di squadra, poco più di due dal rivale Pedrosa.
Jorge può ritornare ai box. Percorre ancora una volta quel corridoio umano. Fatica a scendere dalla moto, i suoi meccanici lo aiutano. Si siede e togli il casco. Non c’è dolore nei suoi occhi, forse solo un po’ di rabbia per i sette decimi. Nulla è cambiato e Lorenzo oggi ha già vinto la sua sfida più importante. Saranno i medici a decidere se potrà correre in gara, la pista e lui l’hanno già fatto.
Al termine Jorge ha detto: “finalmente sono qui, per correre. Nei primi giri del warm up sentivo molto dolore, specialmente in accelerazione, quando dovevo tenermi con forza. Ho pensato se smettere o continuare, ma fortunatamente non ho mollato e il dolore è diminuito coi giri. Ho adattato la mia posizione in sella per sentire meno male. Il problema in gara sarà quando dovrò sorpassare in frenata perché non posso fare forza sulla spalla. Ho un buon ritmo e mi sento bene in curva, ovviamente peggio che giovedì, però. Ho deciso di correre, anche solo finire il Gran Premio sarebbe una piccola vittoria per me ma voglio almeno prendere 5 punti o più, dopo tanta sofferenza non merito meno. Sono orgoglioso di me stesso per gli sforzi fatti in questi due giorni difficili dopo la caduta e anche per la mia squadra per il loro sostegno”.
Non le parole di chi vuole solo fare presenza e altrimenti non potrebbe essere.