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MotoGP, Biaggi & Ducati: arma a doppio taglio

I pro e i contro dell'unione. I precendenti di Kocinski e Roberts e le incognite sul tavolo

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Il futuro di Max Biaggi è ormai al centro delle chiacchiere del paddock da molte settimane e il suo test sulla Desmosedici al Mugello non ha bloccato le ipotesi sui suoi programmi. Ieri Paolo Ciabatti, direttore del progetto MotoGP di Ducati, ha affermato che di un possibile impiego del Corsaro come collaudatore non si è ancora parlato, ma allo stesso tempo non ha chiuso le porte ad alcuna possibilità. Avere Biaggi nella squadra impegnata nello sviluppo della moto potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio, con pro e contro da pesare attentamente.

PERCHE’ SI – La prima freccia nell’arco di Biaggi sono le sue indubbie esperienza e professionalità. Max non lascia mai niente al caso e anche i test del Mugello non li ha vissuti come un semplice gioco. Ha cercato di capire il più possibile, nel poco tempo a disposizione, di moto e gomme e ha condito il tutto con la sua solita puntigliosità. Inoltre, seppure ‘in pensione’, il romano è ancora fresco di corse, avendo smesso meno di un anno fa quando era ancora molto competitivo, con il titolo Superbike in tasca.

Biaggi garantirebbe anche una sicurezza nel tempo che Pirro non può dare. Michele è giovane e il suo obiettivo dichiarato è quello di tornare a fare il pilota a tempo pieno. Alla prima buona occasione probabilmente abbandonerà il suo ruolo di tester e in Ducati si ritroveranno nuovamente a cercare un sostituto. Per avere una buona manetta dovranno affidarsi sempre un giovane, magari proveniente dalla Superstock o dalla Supersport, con lo svantaggio di non avere esperienza con un prototipo, le sue gomme e la sua sofistica elettronica, mentre per Max l’apprendistato sarebbe più semplice e veloce. E non ci sarebbe nessun rischio di vederlo andare via.

Un altro punto a favore del Corsaro la riserva la storia. Non sarebbe la prima volta che un pilota di primo livello dopo il suo ritiro incomincia la carriera di collaudatore. Nel 2001 la Yamaha, per sviluppare la sua MotoGP, scelse John Kocinski che per due anni guidò la neonata M1. Non fu l’unico, Luca Cadalora fece un accordo per sviluppare la Ducati SBK 996 e poi i primi prototipi della BMW da cui nacque l’attuale S 1000 RR. Anche “King” Kenny Roberts venne chiamato dalla Cagiva nel 1985, quando i piloti erano Lucchinelli e Ferrari, per un test a Misano della 500. Nulla di nuovo, sotto il cielo.

PERCHE’ NO – Veniamo ai contro. La reale velocità di Biaggi sulla D16 non si è potuta capire in due giorni, per di più interrotti dalla pioggia, e dopo qualche decina di giri. Il suo tempo è stato di circa 4 secondi più lento rispetto a quello dei piloti ufficiali, ma per capire veramente i difetti di una MotoGP la differenza deve essere intorno al secondo. Proprio per questo motivo è stato ingaggiato Pirro, perché Battaini non garantiva più le prestazioni necessarie per vedere il comportamento della moto al limite. Per togliersi questi dubbi, non rimarrebbe che organizzare un altro test con Max.

Il Corsaro inoltre è un personaggio ingombrante, e infatti al Mugello è stato capace di attirare tutti i riflettori su di sé. Ai piloti ufficiali il suo inserimento nel gruppo potrebbe non essere digerito senza conseguenze, soprattutto in un momento in cui le scarse prestazioni della moto non aiutano a mantenere un’atmosfera rilassata. Il rovescio della medaglia, quindi, potrebbe essere avere un elemento di disturbo a livello psicologico.

Non bisogna poi dimenticare che l’ultima parola ce l’ha comunque Biaggi. Collaudare una MotoGP è un lavoro duro e faticoso e dobbiamo ancora scoprire se Max è pronto a prenderselo sulle proprie spalle. Il ruolo di commentatore tv forse gli sta un po’ stretto, ma quello di tester potrebbe essere molto gravoso. Non bisogna neanche sottovalutare l’aspetto economico dell’operazione, il Corsaro è da sempre attento alle cifre e trovare un accordo potrebbe non essere così semplice.

I dadi sono stati lanciati, i numeri che usciranno sono ancora un mistero.

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