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MotoGP, Cecchinello:piloti scelti con gli sponsor

Il manager sulla crisi tricolore: "squadre e piloti devono essere sostenuti da investitori"

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La crisi dell’Italia nel motociclismo è ormai manifesta, con Rossi ancora in difficoltà a inserirsi con regolarità nelle posizioni che contano e Dovizioso alle prese con i problemi della Ducati, non ci rimangono molti altri nomi a cui affidarci. Iannone è alla sua stagione di debutto e Petrucci e Corti con le loro CRT non possono puntare alle parti nobili della classifica. Tutti e tre corrono per squadre italiane (Pramac, Iodaracing e Forward), ma provocatoriamente commentando il blog di Alberto Cani, abbiamo notato come i team Gresini e LCR, forti del fatto di potere disporre di una Honda e di indubbia professionalità, non abbiamo fra le loro fila un pilota italiano.

Lucio Cecchinello non si tira indietro e ci spiega il perché non è così facile per una squadra indipendente avere un italiano fra le proprie fila. “Io sono assolutamente aperto a valutare un pilota italiano e non è un mistero che ho avuto dei contatti con Iannone prima di prendere Bradl” ricorda il manager.

Però alla fine è stato preferito Stefan. Perché?

Bisogna considerare che per un team indipendente come il mio, la scelta del pilota non spetta solo alla squadra. La selezione deve essere fatta in sintonia con Honda, che deve dare il proprio appoggio”.

In quel caso cosa è successo?

Come sempre abbiamo condiviso la nostra scelta con HRC, abbiamo valutato una lista di piloti e ci siamo confrontati. Tra le altre cose, Iannone a parte, non c’erano molti altri italiani da mettere in quel gruppo. Bradl era fresco campione della Moto2 e ha avuto l’appoggio di Honda Germania, anche per motivi commerciali”.

Il discorso economico è importante.

Certo, perché una squadra indipendente deve trovare le risorse economiche per coprire i costi di una stagione. Dobbiamo trovare degli sponsor che possano investire nell’operazione”.

In Italia è difficile trovare investitori in questo senso?

La crisi economica non aiuta, ma lo stesso vale anche per la Spagna eppure lì ci sono molte aziende che investono sul motorsport e sui piloti, basta dare uno sguardo alle carene delle Moto3. La cultura nei confronti del motociclismo nei due Paesi, in questo senso, è diversa. Il CEV è il campionato europeo di riferimento e ci sono sponsor che investono. Il CIV non è ancora allo stesso livello e la mancanza di finanziatori indebolisce le squadre coinvolte. La Federazione Italiana sta facendo qualcosa, ma per qualità e quantità dei piloti la Spagna è ancora un passo avanti”.

E’ questo il motivo per cui la MotoGP ormai parla solo spagnolo?

Dispiace vedere che dopo anni d’oro non ci siano più italiani competitivi e questo dominio iberico non fa piacere a nessuno. Anche la stessa Dorna preferirebbe maggiore pluralità per quanto riguarda le nazionalità dei vincitori”.

Forse con l’arrivo delle MotoGP ‘low cost’ la situazione potrebbe cambiare, sarebbe possibile dare spazio a qualche giovane italiano.

Mi piacerebbe avere una seconda moto nel 2014 e, siccome le regole impongono un massimo di quattro MotoGP a costruttore, sarebbe una Production Racer. E’ un opzione interessante e la sto valutando attentamente, ma per il momento non sono in grado di finanziare questo progetto con le mie sole forze”.

Si torna ancora una volta alla questione soldi.

Mi interessa partire con un programma competitivo e se coinvolgesse un pilota italiano sarebbe meglio ancora, perché ho vari sponsor italiani. Bisognerebbe però trovare chi voglia investire in questo progetto, uno sponsor affezionato a un giovane pilota che voglia farlo crescere, magari”.

Proprio quello che manca.

L’impegno della sola squadra, da solo, non basta più. La crisi ha colpito duramente molte strutture che in 125 e 250 facevano da trampolino di lancio a molti piloti, adesso non ci sono più. Ripeto, in Spagna c’è un sostegno alle squadre da parte degli sponsor, anche in tempi di crisi, che in Italia non si trova.

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