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MotoGP: Ezpeleta contro la Spagna

Il boss della Dorna propone un limite ai piloti per nazionalità per categoria

MotoGP: MotoGP: Ezpeleta contro la Spagna

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Viene il dubbio che Carmelo Ezpeleta legga con attenzione GPOne. Martedì infatti avevamo fatto una riflessione sulla ‘deriva spagnola’ che stava prendendo il motomondiale. Avevamo titolato, provocatoriamente, “MotoGP 2014: il mondiale diventa il CEV”. Del resto basta guardare i risultati delle prime tre gare della stagione per scoprire come siamo sempre più di fronte a una sfida Spagna contro Resto del Mondo. Cambiano le classi, le moto, i nomi dei piloti, ma non il risultato: gli iberici stanno dominando in lungo in largo.

Cosa c’è di male? In assoluto niente, ma il Circus iridato non è solo uno sport, ma un business che per sostentarsi deve creare interesse in tutto il mondo, per essere appetibile per sponsor, tv (che pagano profumatamente i diritti), giornalisti e appassionati. Avere un campionato monocromatico non è un bene, si chiude in sé stesso, diventa autoreferenziale, e la dimostrazione è negli ascolti continuamente in calo e i sempre meno giornalisti (spagnoli esclusi, naturalmente) presenti in sala stampa.

Se ne è accorto anche Carmelo Ezpeleta, che in un’intervista rilasciato a Radio Rai (andrà in onda sabato alle 19.30) ha ammesso: “la presenza di tanti piloti di una sola nazionalità nella stessa categoria non è interessante per il media del mondo”. Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. E la soluzione sembra essere pronta: “metteremo un limite di piloti della stessa nazionalità per categoria”. Il numero uno di Dorna si è affrettato anche a specificare che “in questi anni nessuno spagnolo è stato aiutato economicamente”.

Forse sarà anche vero, al meno in modo di diretto, ma il risultato è frutto di scelte che non potevano non influenzare il motomondiale. Investire sul Cev, attirare solo sponsor iberici, fare crescere solo le squadre spagnole, inevitabilmente ha portato alla situazione attuale. Nessuno mette in dubbio il valore di Pedrosa, Lorenzo o Marquez, solo per citare i nomi attuali di spicco, ma un loro dominio incontrastato è controproducente.

Stoner è stato lasciato andare via, l’unica speranza ancora rimasta è Rossi, ed è per quello che il suo ritorno in Yamaha, su una moto competitiva, è stato accolto con entusiasmo. “Valentino non è eterno, ci dobbiamo preparare al suo ritiro. Ma se rimarrà ancora saremo contenti” la lapalissiano considerazione di Ezpeleta. Anche in questo caso, sembra sempre che si reagisca quando ormai è troppo tardi. Si spera con una regola, un colpo di bacchetta magica, di risolvere tutto. Così non può essere, un campionato mondiale ha bisogno di programmazione a lungo termine, di strategie. Non di rimedi dell’ultimo minuto.

Si fanno scendere i costi quando ormai si è in piena crisi, si cercano di eliminare gli spagnoli quando la situazione era chiara da tempo. I ricchi sponsor tabaccai sono scomparsi e dietro di loro il vuoto. Ducati è l'unica Casa che possa attirare l'attenzione, mentre addirittura le aziende sono state estromesse dalla Moto2 in favore di anonimi telaisti. A ogni azione corrisponde una reazione ed era quantomeno ingenuo pensare che investire solo in un senso non avrebbe avuto conseguenza. Ora la corsa ai ripari.

Ci fa piacere che le nostre considerazioni sia condivise ai ‘piani alti’. Anche se sarebbe stato meglio per tutti se ci fossimo sbagliati.

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