Melandri: in Ducati ero un peso

"Tanti cambi di moto ma in BMW sono a casa. Qui finalmente ufficiale"

Il week-end di Aragon era partito sotto i migliori auspici per Marco Melandri. Una spalla in netta ripresa, il miglior tempo nelle libere, ed un record a dir poco favorevole (2 vittorie e 2 secondi posti in due anni). Il ravennate si è poi perso in un labirinto di assetti per risolvere problemi di frenata, chattering e aderenza della sua BMW, tanto da dichiarare il primo appuntamento della SBK in Europa una "gara buttata".

Eppure a 30 anni, metà dei quali passati nelle corse a livello mondiale, "Macho" appare più sereno che mai. Le vicissitudini contrattuali ed i frequenti cambi di casacca  sono un lontano ricordo per l'Odisseo delle due ruote, e l'italiano affronta la nuova stagione con la mente sgombra.

"Sono contento, è la prima volta dal 2005-2006 che faccio due anni consecutivi sulla stessa moto, e i cambiamenti non sono sempre stati voluti – ha dichiarato ad Aragon – Ho più esperienza dopo una stagione, ed ora posso concentrarmi su migliorare la moto invece che adattarmi a qualcosa di nuovo".

Nonostante tutto, il ravennate ha ancora qualche conto in sospeso con la dea bendata.

"L'inverno è stato contraddistinto dal maltempo, che ha ostacolato le nostre prove. Inoltre da dicembre non stavo bene. Avevo un'infiammazione che non era stata riscontrata con risonanze ed ecografie, e solo quando mi sono operato la spalla a febbraio abbiamo capito l'entità del problema".

Archiviato lo scorso fine settimana, resta una buona intesa con la BMW.

"Il punto forte di questa moto è che riesco a limitare i danni anche quando siamo in difficoltà. La ciclistica è buona, forse è un po' dura come moto ma molto stabile. Cerchiamo di renderla più facile da guidare. Stiamo facendo un grande lavoro sull'erogazione del motore per recuperare in potenza massima rispetto all'Aprilia".

Soprattutto, Melandri può contare sul sostegno diretto di una Casa e ricoprire un ruolo centrale nello sviluppo.

"Non sono mai stato pilota ufficiale. Credo che avrei dovuto esserlo in Honda nel 2006 quando ero vice-campione della MotoGP, ma avevo il passaporto sbagliato. In Ducati non ero di fatto un pilota ufficiale nonostante fossi nella squadra factory, più che altro ero un peso. Kawasaki e Yamaha hanno chiuso dopo una sola stagione con loro, una sfortuna. Finalmente sono arrivato in una squadra al momento giusto".

Comunque accettare l'offerta della Casa tedesca ha rappresentato una scommessa.

"Per me che sia una moto competitiva è un motivo di orgoglio. Quando ho firmato nel 2011 quasi nessuno la voleva, ma a metà dello scorso anno sentivo dire che è la moto migliore. L'azienda ci ha messo molto impegno, ma anche io ho fatto la mia parte".

Per contare i dividendi, non resta che attendere la fine della stagione.

"Da Galbusera a Gadda passando per Dosoli posso dire che questa è la miglior squadra che abbia mai avuto. Ci sono tantissime persone professionali, di alto livello. Anche Chaz è un buon pilota, ma non mi preoccupo di lui. Prima torno al 100% fisicamente, prima posso dimostrare il mio valore".


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