I manager: la SBK che vorremmo

Parlano Batta (Ducati), Buzzoni (BMW), Denning (Suzuki), e Bevilacqua (Althea)


Con l'acquisizione della SBK da parte di Dorna, molti appassionati e addetti ai lavori hanno paventato che l'organizzazione spagnola snaturasse uno dei campionati più amati del pubblico. Le paure si sono, almeno per ora, rivelate infondate. I responsi delle prime riunioni tra Dorna e costruttori non parlano di proposte radicali come un declassamento a "stock". Per ora sono stati discussi solo motori contingentati (14 a stagione per due piloti) e tetti ai prezzi di alcune componenti (sospensioni, freni, e forse anche elettronica). Ad Assen ci sarà una riunione che dovrebbe dare una forma più definita al futuro delle derivate di serie. Ecco come alcuni manager hanno descritto la SBK che vorrebbero.

"È complicato cambiare qualcosa che ha funzionato bene fino ad ora – ha detto il francese Batta, manager di Ducati Alstare Un campionato mondiale è costoso per definizione. Bisogna chiedersi 'come?' e 'perché?'. Se le ragioni sono economiche, il costo tecnico non è la percentuale maggiore del budget di una squadra. Le spese maggiori sono di personale, trasferte, e gomme. È inutile limitare solo la tecnologia quando il campionato si svolge nell'arco di 12 mesi, attraverso diversi continenti, ed i team non ricevono aiuti economici dall'organizzazione come invece avviene in MotoGP".

Le proposte del manager sono tre.

"O diamo le gomme gratis alle squadre – ha detto Batta – O togliamo il monogomma introducendo un regime di libera concorrenza destinato ad abbassare i prezzi. Oppure facciamo un calendario che vada da aprile a settembre per ridurre i costi logistici e di personale. Limitare il numero di motori riguarda le case, non le squadre. E poi la tecnologia è un aspetto fondamentale per ogni costruttore partecipante o interessato a entrare. Senza poi considerare il danno di immagine e la probabile perdita di sponsor, che già scarseggiano".

Di diverso avviso Andrea Buzzoni, team manager della squadra ufficiale BMW.

"Senza entrare nel merito dei regolamenti, riguardo ai quali le trattative tra costruttori stanno procedendo bene, sono favorevole alla riduzione dei costi. Lo spettacolo è il tratto distintivo di questa serie. Questo nasce dalle gare equilibrate, che non dipendono dal livello tecnologico. L'importante è mantenere il tratto distintivo del prodotto finale. Per fare questo potrebbero anche bastare 200 cavalli invece che 230".

Un pensiero condiviso da Genesio Bevilacqua, team manager di Althea Racing.

"Con le prestazioni che abbiamo la SBK non può costare meno – ha dichiarato – Trovo anacronistico il fatto che non ci sia ancora un limite al numero dei motori utilizzabili in una stagione. La media è di 15-20 per pilota, con un costo intorno dai 300 ai 350mila euro. Toglierei anche le forcelle ufficiali, che con un tecnico di supporto sorpassano i 100mila euro a stagione come costi. Infine limiterei l'elettronica adottando una centralina più basica, che non necessiti di ingegneri specifici. Bisogna ridurre il numero di persone che lavorano intorno alla moto, da sette a quattro per esempio".

Secondo Bevilacqua, il blasone della SBK non risentirebbe di una politica simile.

"Abbassando i costi le moto potrebbero andare tutte un secondo e mezzo più piano, ma lo spettacolo rimarrebbe e crescerebbero le opportunità di accesso per team ben strutturati, magari anche dalle categorie minori. Le Case potrebbero limitarsi a vendere le moto, senza entrare con squadre ufficiali. Se i privati si ritirassero per i costi troppo alti, rischieremmo di rimanere solo con 16 moto in griglia. Al momento i costi si aggirano intorno agli 800mila euro per moto a stagione. Siamo lontani dai 250mila proposti da Ezpeleta, ma si può fare".

Un tetto ai prezzi potrebbe però rivelarsi difficile da controllare, come sta succedendo in Moto3.

"Sulla necessità di ridurre i costi non ci sono dubbi – ha detto Paul Denning, manager del team Crescent Fixi Suzuki La questione rimane come farlo. Un tetto potrebbe essere facilmente evaso. Per esempio, una casa ricca come Honda potrebbe fare una moto da 500mila euro superiore alla concorrenza e venderla per 200mila solo per averla vincente nella serie. Non dimentichiamo quanto sia importante aumentare la visibilità di questa serie. La Dorna ha molta esperienza in questo settore, e finora il dialogo con le squadre è stato privo di tensioni".

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