C’è una sola parola, di appena cinque lettere, per descrivere tutte le emozioni che si affollano nella testa di Valentino dopo la gara del Qatar: ‘gioia’. Sceso dal podio, i capelli bagnati dallo spumante, non c’è quasi il tempo di terminare una domanda che la sua risposta esplode come un fiume in piena. Dalla bocca escono quelle parole che ha sognato di dire per due anni, cancellati in 22 giri. “Era dal 2009 che non mi sentivo così – incomincia – da prima dell’infortunio alla spalla e alla gamba”.
Un podio così da quanto lo aspettavi?
“Da novembre, da quando sono sceso dalla Ducati il mio obiettivo è sempre stato quello di salirci in Qatar. Dopo il warm up sapevo che avevo il passo giusto per battermi per il secondo posto”.
Poi quell’errore che sembrava avere pregiudicato la gara.
“Quando ho sorpassato Dovizioso non mi è sembrato di arrivare lungo alla curva, ma mi sono trovato davanti Pedrosa. Forse però lui quella curva la faceva così e sono io a essere arrivato un po’ allegro (ride). Sono partito a testa bassa perché sapevo di recuperare posizioni. Comunque mi sono toccato con Dani, ho piegato la protezione della leva del freno anteriore contro la sua gomma, e meno male che c’è! Bastava qualche sbattere qualche centimetro più in là e sarei finito a terra”.
Poi sei rimasto dietro a Bradl e sembrava che non riuscissi a passarlo.
“Dopo quel contatto mi sono preso un po’ di paura e volevo stare tranquillo, ma stavo perdendo troppo tempo dietro a Stefan. La Yamaha è perfetta quando hai la pista libera davanti, ma è difficile superare le Honda perché possono contare su un pizzico di accelerazione in più”.
Però anche dopo averlo saltato, per qualche giro, non sei riuscito a recuperare. Perché?
“Dovevo capire qual era il mio limite e capire quanto distanti erano gli altri. Poi ho incominciato a girare sul 1’55” e li ho visti avvicinarsi. Quando incominci a chiudere il gap dai di più e in quel momento ho incominciato a godere. La seconda parte di gara è sempre stata la migliore per me, quando le gomme incominciano a scivolare e mi sento bene in sella, riesco a trovare quel decimo in più. E oggi la mia moto era perfetta”.
Ti aspettavi un Marquez così combattivo?
“Quando ho capito che li avrei presi ho cercato di conservare un po’ di energia per la lotta finale. Sapevo che Marc sarebbe stato l’osso più duro, ma anche che io ero molto forte e non ho commesso nessun errore”.
Vista la sua fama di pilota aggressivo, non hai temuto qualche colpo di testa da parte sua?
“Al contrario, mi è piaciuto tantissimo è un pilota come me, non si lamenta degli attacchi ma ti risponde. Mi ha dato un gran gusto. Io e lui diamo tutto quello che abbiamo e fra noi c’è stata solo una sana e onesta cattiveria agonistica”.
Niente male per uno alla sua prima gara in MotoGP.
“Infatti conviene batterlo più volte possibile nella prima parte della stagione, perché nella seconda non sarà facile farlo (ride)”.
Senza quell’errore avresti potuto lottare per la vittoria?
“Penso che le mia posizione fosse la seconda. Lorenzo è un computer, tanto di cappello a lui. Gli ho chiesto se non si è sentito solo a fare 22 giri senza nessuno vicino (ride). Per battere Jorge c’è ancora da lavorare, soprattutto sul giro secco. Non posso prendere un secondo in qualifica! Mi manca ancora quella confidenza sulla M1 che hanno lui e Crutchlow e che ti permette di andare oltre al 100% quando cerchi il tempo”.
Le nuove qualifiche non le hai proprio digerite.
“Sono vecchio, e a una certa età ci vuole più tempo per digerire le novità (ride)”.
Ti ha stupito vedere un Pedrosa così arrendevole?
“Penso che Dani in questo momento non voglia prendere rischi e aspetti il momento giusto per attaccare. Poi quando ha visto gli ultimi tre giri fra me e Marc ha pensato che fosse meglio tenersi alla larga”.
Meglio questo ritorno sulla Yamaha o il debutto a Welkom nel 2004?
“Quella volta vinsi e una vittoria è sempre qualcosa di diverso, un’emozione più speciale. Ma adesso devo battermi con degli avversari incredibili, il livello è altissimo. Ho fatto una gara quasi perfetta e sono felicissimo”.
Fra due settimane arriva il Texas, dove nei test avevi faticato. Cosa dobbiamo aspettarci?
“Penso che sarò competitivo rispetto a marzo, perché abbiamo trovato un setup che mi piace molto. Io punto al podio, anche se so che sarà una gara difficile. Ma poi arriverà l’Europa, su piste che saranno più favorevoli per me e la M1”.
Perché?
“In verità non lo so (ride) E’ un’idea che mi sono fatto io ma penso che sarà con io. Arrivano le piste che più mi piacciono e dove ho imparato a guidare”.
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