Con i suoi 34 anni e le diciassette stagioni alle spalle, Valentino Rossi è uno degli ‘highlander’ del motomondiale. Nella sua carriera ha affrontato più di una generazione di piloti e con Marquez si prepara ad avere a che fare con la prossima. Di nuovo sulla ‘amica’ Yamaha, il Dottore si sta preparando al nuovo anno agonistico con la voglia di un ragazzino. “Il segreto del mio successo e la passione per andare in moto, è così fin da quando ero piccolo e non è cambiato nulla – ha svelato il pesarese protagonista di una lunga intervista alla rivista inglese Motorcycle News – C’è chi corre per soldi, famosa, io lo faccio solo per passione. La MotoGP mi dà una sensazione particolare, diversa da qualsiasi altra abbia mai provato, senza non avrei avuto una carriera così lunga”.
LA ‘VECCHIAIA’? UN VANTAGGIO – Correre contro piloti che erano ancora nella culla, o quasi, quando lui già vinceva gare non lo spaventa. “Sono ancora molto motivato, anche dopo tanti titoli e vittorie – assicura – correrò ancora a lungo. Non penso sia vero che si diventi meno aggressivi con la vecchiaia o che si prendano meno rischi. Io non credo di avere perso nulla e l’esperienza porta altri vantaggi, pensi di più e hai altre carte da giocare. Sai gestire meglio la pressioni”. Gli obiettivi che si prefigge Valentino sono chiari: “voglio vincere un altro campionato, ma prima devo tornare sul podio ogni settimana e vincere una gara. Il dubbio è quanto gli altri piloti siano migliorati e quanto sia più forte la nuova generazione. Il nostro sport è cambiato molto e sta ancora cambiando, serve più allenamento e anch’io mi devo adeguare”.
DUCATI: UNA STORIA FINITA – La speranza è quella di lasciarsi definitivamente alle spalle il biennio in Rosso, quel sogno che si è trasformato in incubo. “Per Ducati non provo rimpianti ma delusione, già dopo 6, 7 mesi ho incominciato a capire che sarebbe stato impossibile o molto difficile farcela. La differenza coi giapponesi è soprattutto nell’umiltà – le sue parole che avevamo già anticipato - Quando dici che qualcosa non va sulla moto a un ingegnere giapponese non la prende male, anzi la vede come cosa positiva, uno stimolo per migliorare. A volte in Ducati questo non succedeva, forse non si fidavano della nostra opinione e la prendevano come un affronto personale”. Su una cosa è sicuro al cento per cento: “avrei mollato piuttosto che continuare con la Ducati, magari sarei andato in SBK, per me con il discorso era chiuso”.
STONER RIMANE UN MISTERO – Eppure qualcuno ce l’ha fatta a essere vincente con la Desmosedici, Stoner ha vinto un mondiale e moltissime gare. “Tutti si aspettavano che avrei dato mezzo secondo agli altri, ma non è mai stato così – ha confessato Rossi - Casey si trovava bene su quella moto ed è stato l’unico. Non so perché fosse capace di fare questa differenza, né prima né adesso”. Il pesarese ha appoggia la decisione dell’australiano di smettere, anche se con qualche ‘ma’. “Ognuno deve fare le sue scelte, non si può criticare gli altri – la sua opinione - Ma non mi piace quello che ha detto sul nostro ambiente, noi dobbiamo essere un esempio per piloti più giovani. Io ho tracciato una linea netta fra le mie due vite, da pilota sento la pressione, ma ci sono molte cose buone e mi diverto. Poi ho il mio piccolo mondo a Tavullia dove ho una vita normale e tranquilla e mi diverto con gli amici con cui sono cresciuto”.
UN FUTURO DA PAPA’ – Cosa riserverà il futuro a Valentino Rossi? E’ ancora presto per parlarne, ma il Dottore non si tira indietro a descrivere come sarà fra qualche anno. “Mi piacerebbe lavorare con i giovani piloti, creare una struttura per farli cresce crescere. Forse sarà questo il mio futuro – il progetto - Non so se avrò voglia di fare il team manager e girare il mondo senza correre non mi piace”. Ma qualche idea ce l’ha anche per il suo privato: “voglio diventare padre e avere dei bambini – ha affermato - ma non so quando e non ho fretta. Non è ancora arrivato il momento e non sono pronto, finché corro in MotoGP posso aspettare”. A proposito di sogni l’ultima curiosità e su cosa farebbe se avesse una macchina del tempo: “andrei all’età d’oro delle 500, per fare una stagione contro Rainey, Schwantz, Gardner, Lawson e Doohan”. Risposta secca. Da pilota. E come potrebbe essere altrimenti…