Ducati: grandi successi, grandi delusioni

Dopo 10 anni si chiude l'era di Filippo Preziosi in MotoGP

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La notizia dell'addio di Filippo Preziosi a Ducati ha colpito come un fulmine a ciel sereno molti appassionati di MotoGP. L'ingegnere umbro è stato per anni la mente pensante della Casa di Borgo Panigale, l'architetto principale di moto divenute opere d'arte nell'immaginario comune, protagonista di una parabola che ricorda quella di Davide contro Golia. La (relativamente) piccola azienda italiana che sfida in una lotta impari i colossi giapponesi, sopperendo col cuore e la passione laddove i pronostici e il senso comune la davano perdente.

Dalla favola all'incubo, tuttavia, il passo è spesso breve, ed alla prodigiosa ascesa culminata col titolo vinto da Stoner nel 2007 ha fatto seguito una caduta fragorosa, preceduta da calvario apparentemente interminabile nei due anni con Valentino Rossi. Così ciò che sembrava impossibile è divenuto inevitabile, ed il padre affettuoso è stato costretto a separarsi dalle figlie ribelli.

ESORDIO ENTUSIASMANTE – Con Preziosi al timone come Direttore Generale Corse, la Casa di Borgo Panigale sfrutta il passaggio a motori a 4 tempi per fare il suo ingresso nel motomondiale nel 2003. La Desmosedici sfida le giapponesi con due marchi di fabbrica: potenza e velocità di punta. Una moto "ruvida", che nelle sapide mani di Loris Capirossi centra il podio all'esordio a Motegi. Anche per la vittoria i fan della Rossa non devono attendere a lungo. Al sesto round, il GP della Catalogna, 'Capirex' piega Rossi e Gibernau per conquistare un risultato storico. Il bilancio a fine anno è quantomai positivo per una Casa all'esordio e dalle dimensioni ridotte rispetto alla concorrenza: 1 vittoria e 8 podi (5 con Capirossi, 3 con Bayliss).

Il 2004 non replica i successi dell'esordio. La squadra ufficiale raccoglie due terzi posti (uno con Capirossi, uno con Bayliss), al quale si aggiunge quello di Xaus in Qatar. I risultati migliorano nel 2005, con Capirossi nuovamente sugli scudi con due vittorie (Giappone e Malesia), alle quali si aggiungono altri 4 podi, due a testa per l'italiano ed il compagno Carlos Checa. Il titolo, tuttavia, resta un sogno e Capirossi, ormai uomo simbolo della Casa di Borgo Panigale, chiude il campionato al sesto posto.

DA CENERENTOLA A PRINCIPESSA – L'occasione propizia sembra arrivare nel 2006. Valentino Rossi, l'anno prima inavvicinabile, colleziona una serie di ritiri anomali su Yamaha. Capirossi ne approfitta vincendo all'esordio e conquistando altri 3 podi nelle prime 6 gare. A Barcellona il pilota di Castel San Pietro si presenta da leader della classifica, ma un terribile incidente in partenza innescato dal compagno di squadra Gibernau lo spedisce in infermeria condizionandone il rendimento nelle gare successive. 'Capirex' torna comunque a vincere a Brno e Motegi, aggiungendo altri 2 podi alla sua già folta collezione e chiudendo il campionato in 3ª posizione, a soli 23 punti dal campione Nicky Hayden. A testimonianza della competitività della D16, arriva anche la prima vittoria non firmata da Capirossi con l'exploit di Bayliss – nel suo anno di grazia – da wild-card a Valencia.

Nel 2007 e Capirossi si presenta al mondiale tra i favoriti, ma è il nuovo arrivato Casey Stoner a regalare una gradita sorpresa ai fan della desmodromica. La scommessa ingegneristica fatta da Preziosi in occasione del passaggio alla cilindrata 800 si rivela vincente, e l'australiano vince all'esordio in Qatar. Stoner sarà imprendibile per la maggior parte della stagione, vincendo un totale di 10 gare (con altri 4 podi) ed il titolo con un margine di 125 punti sul vice-campione Pedrosa. La stella di Capirossi sembra invece oscurarsi: nonostante la vittoria a Motegi e tre ulteriori podi, l'italiano non verrà confermato a fine stagione. Prenderà il suo posto Marco Melandri.

CAMPANELLO D'ALLARME – Il ravennate rappresenterà, in retrospettiva, il primo vero campanello d'allarme per il progetto MotoGP. Come nel caso di Gibernau prima di lui, il passaggio alla Rossa si rivela a dir poco ostico: zero podi e un quinto posto in Cina come miglior risultato portano ad una risoluzione anticipata del contratto. Anche perché con Stoner la moto sembra competitiva. L'australiano, pur non vincendo il titolo, porta a casa sei vittorie, cinque podi, e il titolo di vice-campione. Anche il pilota satellite Toni Elias regalerà due podi, a Brno e Misano.

Presto Stoner però comincia a soffrire sulla Desmosedici. Il numero di vittorie diminuirà progressivamente: quattro vittorie nel 2009, 3 nel 2010, con l'australiano sempre più solo nel caricarsi la Rossa sulle spalle (un podio all'anno per il suo compagno Hayden e nulla di più), tanto da optare per il passaggio alla Honda.

MATRIMONIO FALLITO – Il posto vacante viene preso da Valentino Rossi nel 2011. È il matrimonio del secolo, ma le aspettative vengono presto deluse. Il 'Dottore' e la Rossa non vanno d'accordo fin dai primi test, e la sua rimonta furibonda di Jerez (terminata con una scivolata che ha coinvolto anche Stoner) è un fuoco di paglia. Gli unici podi arrivano sotto la pioggia (Rossi a Le Mans, Hayden in Spagna), ma sull'asciutto il rostro rimane un miraggio. A nulla serve il passaggio al telaio perimetrale (e una cornucopia di aggiornamenti) l'anno successivo. Rossi raccoglie due secondi posti (Le Mans e Misano), Hayden non va mai a podio. Piovono critiche, sia dall'esterno che dall'interno, ma Preziosi resiste stoicamente, facendo quadrato intorno alla squadra ed evitando per quanto possibile le polemiche.

RICOSTRUZIONE TEDESCA – L'ingresso di Audi comporta un'inevitabile avvicendamento di ruoli. Il pilota di Tavullia ritorna da figliol prodigo in Yamaha, e l'unico confermato tra team ufficiale e satellite è Hayden. I cambiamenti più massicci avvengono però nell'organigramma aziendale. Dentro Gobmeier (Direttore Generale Corse) e Ciabatti (Responsabile del progetto MotoGP), via Preziosi, che paga a caro prezzo colpe non solo sue. Spostato al settore "prodotto" come Direttore Ricerca & Sviluppo, il perugino però non tornerà più in azienda, dando le dimissioni dopo un lungo periodo di ferie per motivi di salute.

Dal suo ingresso in MotoGP, Ducati e Preziosi sono stati un binomio imprescindibile per ogni appassionato, un po' come Yamaha e Furusawa. Il suo addio sancisce la fine di un era, di una parabola di rapido splendore e lento declino. Ma ogni fine ha un nuovo inizio, nella speranza che si tratti di un'avventura di successo, non di delusioni, per entrambi.

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