Sepang: Rossi alla riscossa, Ducati KO

CHI SALE E CHI SCENDE Spagnoli alla ribalta, Magneti Marelli rimandata


Per una volta nemmeno le nuvole hanno guastato lo spettacolo, la pioggia - tradizione irrinunciabile in Malesia - è caduta solo nelle ultime ore della giornata, per non disturbare il lavoro dei piloti. E meno male, perché la voglia di girare era tanta dopo avere passato l’inverno in sella a qualsiasi cosa avesse due ruote ma non fosse una MotoGP. A casa tornano tutti soddisfatti, almeno da questo punto di vista, anche se c’è qualcuno che in Malesia ha visto la luce e altri le tenebre del fondo della classifica.

Non ci sarebbe neppure da fare i nomi, perché i sorrisi di Rossi non sono stati frutto di emiparesi facciali e gli occhi di Marquez brillavano più di un faro di avvistamento. Forse in Ducati giravano a testa bassa per non rimanere abbagliati.

Non resta che fare un primo bilancio di questi test e scoprire chi sale e chi scende.

Valentino Rossi ha abbandonato l’ascensore per l’inferno per salire sulla scala che porta ai cieli paradisiaci, e non è solo una questione cromatica. Sceso dalla M1 ha mostrato la chiara espressione estatica di chi ha ritrovato i secondi perduti, li aveva lasciati tutti sulla M1. Per essere un ‘vecchietto’ in preda ai crampi ha dimostrato di avere conservato una buona mobilità al polso destro e i gomiti a terra riesce a strusciarli ancora, con buona pace di Marquez. E’ tornato e non è bollito, mica male come sicurezza.

La piccola peste l’ha fatta grossa, Marc Marquez sei anni fa chiedeva l’autografo a Valentino e adesso si è permesso di stargli davanti per due giorni. Nakamoto non faceva marketing, lo spagnolo sembra veramente pronto per il podio. A Sepang ha consumato in curva ogni parte della sua tuta, e solo una volta perché è caduto. A parte i suoi connazionali, per ovvi motivi, tutti gli altri piloti si sono lasciati andare a lodi sperticate, del resto uno così è meglio averlo per amico. Gli altri esordienti sono stati eclissati, ma a Marc non basterà la platonica coppia di rookye of the year a fine stagione.

Con tutto il parlare che si è fatto dei due qui sopra, quasi ci si dimentica dei mattatori dei test. Lorenzo e Pedrosa hanno ripreso il discorso da dove l’avevano interrotto ed entrambi vogliono avere ragione. Per il momento hanno tenuto a bada i rispettivi compagni di squadra e si stanno chiedendo a chi è capitato il peggiore. Non si è capito che moto abbiano provato, ma questo fa parte del gioco, come quando dicono di non guardare al cronometro e poi girano sui tempi della pole. Dani è un fulmine sul giro secco, Jorge uno schiacciasassi in simulazione di gara. Tutto quello che serve per divertirsi.

L’unica cosa nuova della Ducati erano le grafiche delle carene, che per quanto belle non regalano neppure mezzo decimo. Va bene che bisogna trovare un punto fermo da cui ripartire, ma sarebbe meglio avere un piano B visto i risultati di quello A. Il rischio è di sfiorare il tragicomico, cosa che non gioverebbe a nessuno. Il Dovi è pilota misurato e paziente, ma per continuare così dovrebbe essere in odore di santità. Non fa bene neanche al morale di Iannone, che deve già preoccuparsi di essere un esordiente. Hayden invece sta cominciando a dare i primi segni di cedimento. Il tempo non è molto ma c’è, speriamo che basti.

Magneti Marelli non è l’ultima arrivata e che fosse lei a fornire le nuove ECU sembrava una buona idea. Ma fra il dire e il guidare c’è di mezzo qualche migliaio di codici da inserire. Già le CRT erano le cenerentole del Mondiale, ma siamo arrivati a nuovi livelli di fantozziana memoria. Meno male che i cavalli non sono ‘tanti’ così i piloti possono anche fare a meno del controllo di trazione.

Colin Edwards è senza dubbio uno dei piloti più simpatici più folli e simpatici di tutto il Circus. La sua ricetta a base di vodka e pillole per curare il male al collo ha aperto nuove frontiere della farmacologia a Sepang. Però, dopo avere paragonato la Suter per tutto lo scorso anno alla meno nobile fra le sostanze organiche, ci saremmo aspettati di più sulla FTR di un penultimo tempo per 56 millesimi. Ad altri cambiare moto ha fatto meglio.

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