Test Sepang: la Ducati è già in affanno

Ciabatti: "Provare ad Austin costerebbe 350.000 Euro". Vero, ma due secondi di distacco sono troppi


La Ducati, nella presentazione di Wrooom, ha messo le mani avanti parlando, per il 2013, di un anno di transizione. A parte che di anni di transizione alle spalle ne ha già due - quelli trascorsi con Valentino Rossi alla guida - ma i due secondi secchi di ritardo presi in questi primi test di Sepang dai migliori sono troppi.

La GP13, infatti (ma meglio sarebbe parlare di GP12.1), lotta con le Art, il che equivale a dire che se la batte con l'Aprilia RSV, che sarà pure una Super-Superbike, e non a caso è campione del mondo in carica, ma rimane pur sempre una moto derivata dalla serie. Ed infatti corre come CRT.

Al terzo anno di passione può essere sopportabile un ritardo sotto il secondo, non di più. E non regge il discorso che, nel recente passato, non si è trovata la strada. Anche ammettendo che il team di Jeremy Burgess non fosse la soluzione giusta per il metodo di lavoro italiano (non lo era) e che ad un certo punto Vale abbia un po' tirato i remi in barca (non gli piaceva ammetterlo, ma alla fine certo non rischiava), oggi continuare su questa strada significa farsi del male.

L'unica soluzione, a questo punto, è mettere in cantiere una moto completamente nuova da far debuttare entro l'anno. Certo, non è facile, anche perché i regolamenti sono tutt'altro che definiti, ma non esiste una alternativa. E nel frattempo bisogna dare alle caldaie il massimo della pressione.

Il che significa andare con la Honda e la Yamaha (che ha quasi deciso) ad Austin dal 12 al 14 marzo.

"L'argomento è già stato affrontato - ha spiegato Paolo Ciabatti, che a Sepang si è incontrato con Mayo Meregalli, manager della casa di Iwata - ma bisogna mettere in conto un costo di 300/350.000 Euro. La Yamaha aveva inizialmente pensato di andare a ranghi ridotti, addirittura all'inizio solo con un collaudatore, ma sotto un certo punto di vista questa è una soluzione che non conviene".

Ancora una volta la MotoGP, che predica il risparmio, si ritrova di fronte a regolamenti mal scritti.

"Il fatto è che dal primo febbraio e fino alla prima gara, il 7 aprile in Qatar, si può provare dappertutto, fermo restando il limite della 240 gomme a disposizione - riconosce Ciabatti - si tratta di un buco regolamentare, ma assolutamente legittimo".

Per questo motivo la Ducati, che è già sotto pressione per i primi risultati di Sepang, deciderà anch'essa a breve sul da farsi. Anche tenendo conto che i suoi due piloti americani, Nicky Hayden e Ben Spies, avrebbero comunque girato ad Austin, in Texas, dal 18 al 20 marzo. In questa data, infatti, ci sarà il probabile lancio negli Stati Uniti della 1199 Panigale R.

"Ma una cosa è girare con la 1199 - riconosce Ciabatti - un'altra con la MotoGP".

Resta il fatto che a Bologna devono rapidamente riprogrammare il futuro, non solo quello relativo ai test di Austin. E l'unica soluzione possibile, addirittura l'unica via di uscita possibile, è quella di mettere in cantiere (se non è già stato fatto) una Desmosedici completamente nuova, perché non esiste che si continui a far correre la GP12 con la scusa che attorno alle sue magagne non si è indagato abbastanza.

Delle due cose l'una: o tutti coloro i quali hanno lavorato attorno al progetto fino ad oggi sono degli incompetenti, ma allora non bisognava mandare via solo Filippo Preziosi, oppure è il momento di dare veramente un taglio netto al passato.

In Ducati le moto le sanno fare e poiché a nessuno salterebbe in mente di mandare in produzione una Supersportiva che becca due secondi dalla concorrenza, non si vede perché ciò possa essere tollerato in MotoGP.

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