Le CRT pronte alla pensione a fine 2013

Con l'arrivo delle moto Honda e dei motori Yamaha per i privati il loro destino sembra segnato

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Da consumarsi preferibilmente entro novembre 2013. E’ la data di scadenza che potrebbe essere scritta sulle CRT, le moto con l’acronimo più criptico e sgradevole di tutta la storia del motomondiale. Che i semi-prototipi non fossero stati fatti per durare erano in molti a immaginarlo, ma questa volta a darne la conferma indiretta è stato Carmelo Ezpeleta. Il boss di Dorna a Wrooom ha parlato del futuro della MotoGP e ha posto alcun le Case giapponesi per la fornitura di moto e motori a “prezzo fisso”. Honda potrà vendere 5 dei suoi cosiddetti prototipi di serie, Yamaha fornire propulsori per equipaggiare 4 moto.

Calcolatrice alla mano, gli slot sono quasi tutti presi. Le “vere” MotoGP, i prototipi ufficiali dei costruttori, nel 2014 rimarranno 12, quattro per ogni Casa. A queste si aggiungeranno le 5 Honda destinate ai “privati” e 4 moto con il quattro cilindri di Iwata. Siamo a 21. Ma non è finita qui, perché nel 2014 è ormai certo anche il ritorno di Suzuki nel motomondiale, attesa per qualche wild card forse anche in questa stagione. Non si conosce ancora con quanti mezzi si schiererà, ma potrebbero essere due le moto bianco-azzurre. E siamo arrivati a 23, rimane un solo posto libero.

Della partita potrebbe rimanere anche l’Aprilia, magari senza più nascondersi senza la scritta Art. Adesso che i regolamenti sono stati decisi, a Noale potrebbero decidere di impegnarsi in maniera diretta in MotoGP e accaparrarsi gli ultimi posti disponibili. Del resto la moto di Noale è certamente la più competitiva e la meno artigianale fra le CRT, una buona base su cui lavorare per offrire un mezzo ai piloti privati.

Ezpeleta a Madonna di Campiglio ha glissato sulla fine delle CRT, “chi non avrà una moto ufficiale, potrà scegliere fra l’offerta di Honda, di Yamaha, oppure restare con una CRT”. L’ultima opzione sembra essere la meno praticabile. Tutte e tre avrebbero il bonus dei 24 litri di carburante, quattro in più rispetto alle moto ufficiali, ma le prime due sarebbero ancora più avvantaggiate. E’ pura ingenuità pensare che un telaista possa realizzare un telaio migliore di quello progettato dal reparto corse della più grande azienda motociclistica del mondo, senza parlare della preparazione del motore. Stessa cosa per la scelta Yamaha, in questo caso si avrebbe un vero motore da MotoGP, con un po’ di benzina in più da bruciare per sopperire a una ciclistica magari non allo stesso livello. Bisognerà utilizzare la centralina Magneti Marelli con il software standard fornito dall’organizzazione, ma anche in questo caso: quale team privato ha le risorse per sviluppare un’elettronica propria?

Anche dal punto di vista dell’immagine avere sul serbatoio l’ala della Honda o i tre diapason di Yamaha è ben altra cosa che la sigla di un qualche telaista sconosciuto al grande pubblico. Nella ricerca degli sponsor potere offrire di legarsi a un marchio noto, anche se non in forma ufficiale, ha un appeal ben diverso che tentare di spiegare cosa sia una CRT. I manager più lungimiranti si stanno muovendo già in questo senso e non è un caso che Lucio Cecchinello, che non ha mai sposato la nuova formula, stia già invece lavorando per raddoppiare gli sforzi nel 2014 con una “production racer” di fianco alla RCV. Questa soluzione costerà sicuramente di più di una CRT, ma garantirà sicuramente risultati migliori e maggiori possibilità di coinvolgere investitori.

Le CRT sembrano essere quindi destinate a una prevedibile pensione e nel miglior dei casi potranno andare ad arricchire il garage di qualche collezionista. Il loro compito è terminato, e non è mai stato quello di essere competitive nei confronti delle MotoGP. Erano una pedina nella partita tra Dorna e Case, hanno permesso portare il gioco dove si voleva e adesso possono essere dimenticate. Almeno che i regolamenti non cambino di nuovo. La MotoGP è prevedibile in pista, ma ha abituato a riservare sorprese sconcertati ai tavoli delle trattative.

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