Gobmeier: Ducati, nessuna rivoluzione

"La D16 ha il potenziale, ma bisogna migliorare le comunicazioni tra pista e azienda"


Berhard Gobmeier è ufficialmente entrato a far parte di Ducati da pochi giorni, ma sembra già avere le idee chiare sulle misure da adottare e le tempistiche necessarie per riportare la Rossa di Borgo Panigale al vertice. La strategia del nuovo condottiero del progetto Desmosedici, eloquentemente illustrata durante il Wroom di Madonna di Campiglio, potrebbe riassumersi così: migliorare innanzitutto il metodo di lavoro, concentrandosi sulle risorse già a disposizione, senza adottare rivoluzioni tecniche.

Sei in Ducati da pochi giorni, ma cosa puoi dirci riguardo a strategie e cambiamenti futuri?

"Ho già raccolto le prime impressioni a dicembre, ma è ancora troppo presto per parlare di grandi cambiamenti. Stiamo analizzando diverse cose, sia dal lato tecnico che organizzativo. Faremo affidamento sullo staff esistente, che è molto motivato e qualificato. Avremo un approccio più evolutivo che rivoluzionario. Dobbiamo partire dal potenziale del nostro personale e della tecnologia che abbiamo a disposizione".

Quali sono state le tue prime impressioni su Ducati?

"Molto positive. Ducati ha tutte le caratteristiche di una grande famiglia. C'è grande coesione, ed è importante per il morale del personale. L'atmosfera qui è unica, ed è una base importante per la dedizione al progetto Corse".

Puoi parlarci dei cambiamenti in programma?

"Ci concentreremo sulle cose positive che abbiamo e analizzeremo le carenze a livello tecnico e organizzativo. Ho paura di usare la parola 'rivoluzione' perché storicamente significa distruggere il buono ed il cattivo".

Dovizioso ha preso il posto di Rossi, tu quello di un altro mito come Preziosi. Come collaborerete in futuro?

"Personalmente mi rifarò all'esperienza di Filippo. Abbiamo un rapporto molto aperto sulla base dell'obiettivo comune di portare avanti il reparto corse, al quale lui è ancora molto devoto. Ci saranno maggiori comunicazioni tra il settore corse e quello prodotto. Poi Preziosi potrà dare informazioni importanti sul background storico dell'azienda. Da qui esploreremo il potenziale esistente della Ducati. Ma Filippo non era l'unico ingegnere, ne abbiamo altri di grande talento ed esperienza. Hanno buone idee e le sfrutteremo per migliorare la moto ed il nostro metodo di lavoro. Idealmente questo accelererà lo sviluppo ed il nostro ritorno ai massimi livelli".

Che cosa manca al momento alla D16?

"Non c'è una cura miracolosa. Molti fattori entrano in gioco nel successo di una squadra corse. Le gomme: restano invariate e non le possiamo influenzare. La squadra: il morale e le motivazioni sono importanti. I piloti: ne abbiamo cinque e siamo molto contenti. Pirro non è qui ma ha un ruolo importante come sviluppatore e wild-card. Il pacchetto: non si trova mezzo secondo con la modifica di un componente solo. Dobbiamo lavorare su tutti gli aspetti: motore, elettronica, telaio. Ma si parla di migliorare passo dopo passo. La moto non è perfetta ma siamo convinti che il potenziale non sia stato sfruttato interamente. Per questo porteremo evoluzioni durante la stagione. Poi serve anche fortuna".

Dovizioso ha parlato di due anni come limite per raggiungere il risultato. Non ti sembra troppo?

"Beh, con Andrea condivido l'approccio a medio e lungo termine. Non vediamo lo sviluppo come un grande salto, ma una serie di piccoli miglioramenti che rientrano in una politica di impegno a lungo termine da parte di Ducati. Quest'anno sarà di sviluppo, ma resta l'obiettivo di conseguire buoni risultati. Sappiamo che per raggiungere la concorrenza serve duro lavoro e un po' di tempo".

Nel 2014 cambierà leggermente il regolamento. Sarà quello il momento in cui vedremo una "nuova" Ducati?

"Ogni cambiamento apre delle opportunità. Il 2014 ne creerà una importante, ed il nostro obiettivo è sfruttarla al meglio. Non cambieremo però le configurazioni del motore attuale. La ricerca mostra che la configurazione a V di 90° è il miglior compromesso tra performance e guidabilità. Al momento, quest'ultima è il nostro punto debole".

Quando hai iniziato a lavorare con la BMW c'erano molti problemi, ma ora è una moto competitiva….

"Ho sorriso perché le parole degli ingegneri in Ducati sono state le stesse che ho sentito quando iniziai la collaborazione con BMW. Ad esempio riguardo ai problemi di aderenza a moto piegata e di impennamento. I problemi delle moto sono spesso gli stessi. Credo che le comunicazioni tra piloti/squadra e l'azienda debbano essere migliorate. Spesso Rossi si lamentava sotto questo aspetto. Abbiamo già stabilito come migliorare la prossima stagione".

Che ruolo avrà l'Audi nello sviluppo?

"Audi non ha esperienza nelle due ruote e Ducati dovrà cavarsela da sola per quanto riguarda le sfide motociclistiche. Ma ci aiuterà nelle aree dove abbiamo bisogno di risorse, come strumentazione per test, laboratori, e risorse umane. È importante per entrambi scambiarsi informazione e migliorare il know-how tecnologico".

Partite da un moto pressoché uguale a quella del 2012. Quando ci saranno cambiamenti visibili?

"Abbiamo un programma definito. Questa moto è la base, ma era praticamente nuova la scorsa stagione. Lo sviluppo di questa moto non ha ancora raggiunto il limite. Rimangono del potenziale da esplorare e modifiche da apportare. Abbiamo idee per il telaio, motore ed elettronica ma devono essere approvate prima di entrare a far parte dello step evolutivo. Per questo ho deciso di incrementare le attività di test. Credo che i piloti del mondiale siano stati confusi in passato dai troppi cambiamenti. Bisogna provare più a fondo le nuove soluzioni prima di passarle a loro".

Cinque piloti con stili diversi sono un vantaggio avere per una moto più facile da guidare?

"La mia filosofia personale è che una moto non debba essere 'selvaggia'. Se solo Stoner può guidarla non è utile. Ma non vogliamo nemmeno farne una copia di una Yamaha. L'eredità ed i geni di Ducati rimarranno gli stessi, ma dobbiamo renderla più facile da guidare. Comunque non abbiamo le risorse per fare troppi esperimenti. Il telaio perimetrale aveva ragione di esistere perché effettivamente da più libertà di apportare cambiamenti al telaio senza cambiare il propulsore. Non torneremo al motore portante con la MotoGP".

Come giudichi la perdita di alcuni sponsor?

"La situazione economica rende difficile attirare sponsor in generale, a prescindere dal nome del pilota. I risultati sono la cosa più importante".


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